Le immagini arrivate in queste ore di Aleppo danno chiaro il segno di cosa ha significato sinora la guerra siriana. La tregua imposta dai russi ed esercito siriano dopo la conquista contro i ribelli sta facendo emergere l’immane tragedia umanitaria, con migliaia di vittime e sopravvissuti senza speranza. Nulla sembra essere rimasto in piedi dell’antica città medioevale nota in tutto il mondo, e da cui stanno scappando i civili graziati dalle uccisioni di massa sinora scoperte. La guerra siriana sta distruggendo la sua millenaria storia con monumenti e siti utilizzati da Isis e siriani per pretesti di guerriglia. Palmira,altra città simbolo, rischia di essere rasa al suolo. Le antiche vestigia archeologiche potrebbero essere un lontano ricordo come già avvenuto per altri importanti siti siriani e dell’area al confine con l’Iraq . Un video di propaganda diffuso lunedì 11 dicembre da Aamaq News Agency, l’agenzia di stampa dello Stato islamico, testimonia il grave rischio.
È di queste ore, infatti, la notizia che lo Stato islamico ha riconquistato Palmira, la città al centro della Siria, nota nel mondo, per il suo sito archeologico e per la storia della leggendaria regina Zenobia e di cui Ofcs.report si è occupato nelle scorse settimane. La maggior parte degli osservatori internazionali ritiene fondamentale Palmira, non solo per l’aspetto storico-archeologico. Sul questo sito culturale della città siriana si stanno giocando partite e strategie militari significative, che vanno ben oltre naturalmente il riferimento culturale e che riguardano invece diversi aspetti della difficilissima partita siriana e dell’area occupata dallo Stato islamico. Palmira è stata, infatti, usata dal regime di Assad e dalla Russia per cercare di smentire l’Occidente che mediante le intelligence americane ed europee accusano i russi di essere intervenuti in Siria solo per garantire e difendere il governo di Assad. Un dato vero solo in parte, considerata l’importanza del territorio siriano per arginare diversi traffici come per il petrolio di contrabbando che transita per la Turchia e che alimenta le truppe mercenarie.
Palmira, dunque, usata per la sua rilevanza culturale e per mantenere alta l’attenzione internazionale. La riconquista di Palmira da parte delle forze alleate di Assad, un mese fa, era stata salutata come l’unica importante vittoria dei russi contro lo Stato islamico in Siria ed aveva dunque allentato la morsa internazionale. Una “tregua” che invece si è rotta proprio per il ritorno delle truppe jihadiste. L’Isis indebolisce ulteriormente l’asse russo- siriano, che giustifica l’avanzata del Califfato per le tregue umanitarie concesse in questi giorni. Ma per l’asse internazionale, il ritorno dello Stato islamico dimostrerebbe che Assad non è in grado di garantire, neppure con il supporto russo, di riuscire a difendere e portare sotto il suo controllo, l’intero territorio siriano. Lo dimostra l’assedio di Aleppo, altra città di estremo valore archeologico e culturale e ritenuta strategica da un punto di vista militare. Ed ora è alto il rischio che l’importante sito archeologico di Palmira possa scomparire per sempre. L’avanzata dei miliziani Isis ha indotto i siriani in ritirata a far esplodere i depositi di armi sotto il loro controllo, per evitare che finiscano nelle mani degli estremisti. Le forze alleate del regime siriano si sono ritirate e si sono poi posizionate nella periferia della città, a Talal al Barazi, dove sembra abbiano cominciato a preparare un contrattacco.
La missione dei Caschi Blu della cultura
Che fine ha fatto la missione dei Caschi blu della cultura voluti dall’allora ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, e del ministro dei Beni Culturali, Franceschini? Nel febbraio scorso era stato siglato un accordo con Unesco. Poi era stata la volta della formazione con un corso ad aprile. Sono i primi al mondo a potersi definire ufficialmente caschi blu, 60 tra architetti, storici dell’arte, restauratori, archeologi e carabinieri esperti. Tutti professionisti nel loro settore di competenza, ma tutti volontari e con le identità che devono restare anonime per evitare rappresaglie. Tuttavia quella missione non c’è mai stata dopo la firma del memorandum, sottoscritto dall’allora ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Paolo Gentiloni, e dal direttore generale Unesco, Irina Bokova, alla presenza del ministro dei Beni e delle attività culturali e del turismo, Dario Franceschini, del ministro della Difesa, Roberta Pinotti, dell’ex ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Stefania Giannini, e del comandante generale dell’Arma dei carabinieri, Tullio Del Sette. Era stata sancita la nascita sotto l’egida Unesco di una formazione internazionale tutta italiana, pronta a intervenire nelle aree di crisi per la tutela del patrimonio culturale mondiale, ma pare che le regole di ingaggio dall’Unesco non siano ancora state scritte. E cosi i caschi blu della cultura hanno potuto dare un saggio della loro competenza solo in via sperimentale in occasione del terremoto del Centro Italia.
I patrimoni Unesco della Siria
La Siria, a cavallo tra il Mediterraneo e la Mesopotamia, è una terra ricca di storia che ha mantenuto numerose vestigia del suo passato: sei i siti diventati patrimonio dell’umanità dell’Unesco. La prima città siriana entrata a fare parte dei patrimoni Unesco, nel 1979, è la capitale Damasco, che risale al III millennio a.C. ed è una delle più antiche città del mondo. Il vecchio nucleo, circondato da mura romane, è ricco di monumenti medievali: palazzi, moschee, madrase e anche chiese cristiane. La moschea più importante è la Grande Moschea degli Omayyadi dell’VIII secolo. Nel 1980 sono entrati nella lista due siti. Il primo è Palmira, città oasi carovaniera nel deserto siriano in passato uno dei più importanti centri culturali, crocevia di civiltà, greca, romana, persiana. Prima dello scoppio dei recenti conflitti, il suo parco archeologico, ricco di resti monumentali soprattutto dei primi due secoli dopo Cristo, era la più famosa meta turistica del Paese.
Poi Bosra, città nota sin dall’età del bronzo, quando manteneva rapporti con egizi e fenici, che perse d’importanza dopo le invasioni mongole riducendosi nel XIX secolo a poche centinaia di abitanti. Ricca di vestigia di epoche diverse, templi e teatri romani, chiese paleocristiane e bizantine, madrase e moschee arabe, si è risollevata nel secolo scorso grazie al turismo. Aleppo è stata inserita nel 1986. Situata tra l’Eufrate e il Mediterraneo, è ritenuta una delle più antiche città del mondo e fin dal II millennio a.C. è stata un importante centro commerciale lungo le vie della seta.
La sua cittadella del XIII secolo (nella foto) e gli altri monumenti arabi sono integrati nel tessuto urbano attuale. Nel 2006 si sono aggiunti i due esempi più significativi di architettura fortificata del Medio Oriente durante l’epoca delle Crociate: il Krak dei Cavalieri, costruito in posizione strategica secolo dai Cavalieri di Malta tra il XII e il XIII, e Qalʿat Ṣalāḥ al-Dīn (Cittadella del Saladino) che passò più volte di mano tra musulmani e crociati subendo numerose modifiche strutturali. L’ultimo inserimento, nel 2011, riguarda una quarantina di villaggi del nord-est della Siria, oggi abbandonati, che costituiscono un importante testimonianza della civiltà rurale e delle tecniche agricole del passato. Sono raggruppati in otto parchi archeologici e risalgono a epoche diverse. Il più noto è Qal’at Sim’an, un monastero cristiano costruito sul luogo dove sorgeva la colonna su cui nel V secolo visse e morì l’eremita cristiano Simeone Stilita il Vecchio.
I monumenti che non ci sono più
Molti monumenti dei patrimoni dell’Unesco siriani oggi non ci sono più. L’ultima distruzione riguarda Nimrud e i monumenti storici di Bosra che sono stati gravemente danneggiati dai combattimenti. Il direttore generale dell’Unesco, Irina Bokova, ha condannato la distruzione di parti dell’antica città: “Le distruzioni subite da Bosra – ha detto – rappresentano un’ulteriore escalation dell’orrore della guerra e devono essere fermati immediatamente per consentire alle parti interessate di consolidare l’accordo raggiunto per preservare il patrimonio insostituibile di Bosra”. E nei mesi precedenti molti altri siti sono stati presi di mira. A ottobre dello scorso anno era stato colpito l’Arco di Trionfo di Palmira; a settembre, sempre a Palmira, era stato demolito il tempio di Baal: (nella foto a lato come era nel 2000, sotto le immagini satellitari di prima e dopo la distruzione da cui si nota come l’arco sia l’unico elemento rimasto indenne); ad agosto il monastero di Mar Elian del V secolo e il tempio di Baalshamin a Palmira.
Le prime distruzioni in Siria risalgono al 2012, quando ad Aleppo vennero devastati da incendi a settembre gli antichi mercati e a ottobre la moschea degli Omayyadi, il cui minareto del 1090 fu fatto esplodere nell’aprile dell’anno seguente. Sono ormai centinaia i siti toccati dal lungo conflitto che dilania il Paese e alla devastazione si aggiunge il saccheggio dei reperti archeologici che vengono venduti al mercato nero in tutto il mondo, anche su e-Bay e mediante una vasta rete di mercato illegale come documentato da Ofcs.report nell’inchiesta di alcune settimane fa. L’Unesco ha stimato che dal solo sito siriano di al-Nabuk siano state trafugate opere per 36 milioni di dollari.
Il progetto “The Million Image Database”
La scomparsa di tanti importanti monumenti del patrimonio culturale dell’umanità preoccupa tutto il mondo. Dopo la conquista di Palmira da parte dell’Isis e la distruzione di gran parte dei suoi monumenti, l’Institute for Digital Archaeology (IDA), in collaborazione con l’Unesco, l’Università di Oxford e il governo degli Emirati Arabi Uniti ha avviato il progetto “The Million Image Database”, volto alla registrazione digitale dei siti storici in pericolo.
Grazie a sofisticate telecamere 3D facili da utilizzare, i monumenti saranno ripresi ad alta risoluzione in ogni particolare e memorizzati su un database che sarà accessibile a tutti e che permetterà anche la stampa di copie in 3D delle opere.
Il primo è stato l’arco del tempio di Baal, alto 15 metri, miracolosamente sopravvissuto alla distruzione di settembre. Una sua copia sarà stampata in 3D su cemento ed eretta in Trafalgar Square a Londra e una seconda andrà a New York.