Tutto è successo in appena otto giorni. Ha vinto il No, Matteo Renzi si è dimesso ed è cambiato (di poco) il governo. Paolo Gentiloni, già ministro degli Esteri, dopo tre giorni di consultazioni è stato nominato nuovo premier dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Nell’agenda politica del primo ministro vi è tutto quanto il suo predecessore non è riuscito a completare: il sisma del centro Italia, le banche, l’occupazione. Probabilmente troppa carne al fuoco per i pochi mesi che durerà il governo. Ma staremo a vedere.
Un aspetto che la stampa estera ha evidenziato, in queste settimane febbrili per la politica italiana, è la continuità del nuovo esecutivo Gentiloni con la precedente esperienza di governo e la contiguità di Renzi con il premier neoeletto. Anche con toni severi. Il quotidiano spagnolo El Paìs introduce così la figura del nuovo presidente del consiglio: “Serviva un politico discreto e di basso profilo. E nel governo di Renzi la scelta era più che ampia”, in quanto “l’ex sindaco di Firenze si era impegnato a costruire un fossato di irrilevanza intorno alla sua figura carismatica”. Più distensivo, invece, El Mundo, secondo cui l’ex ministro degli Esteri è sì “una figura rispettata” ma che “non gode di troppa popolarità tra gli italiani”, tant’è che nelle elezioni a sindaco di Roma del 2013 ha ottenuto solo l’11% delle preferenze.
In Gran Bretagna il quotidiano The Guardian scrive che “anche se Renzi si è dimesso, pur essendo ancora il leader del Pd, la sua ombra incombe sulla presidenza di Gentiloni a Palazzo Chigi”. Del resto, la decisione del premier di confermare quasi tutti i ministri-chiave del governo precedente, tra cui l’autrice della mancata riforma costituzionale Maria Elena Boschi, sembra confermare questa tendenza.
Dello stesso parere il quotidiano francese Le Monde, secondo cui l’esecutivo appena insediatosi possiede “la stessa composizione di un governo Renzi bis”, necessario all’ex premier per preparare il terreno di scontro su cui si giocherà “la battaglia della prossima legislatura”. Al momento, conclude il quotidiano di Parigi, “l’impronta dell’ex ministro degli Esteri sul nuovo esecutivo appare alquanto debole”. Concorde anche l’agenzia di stampa France Presse, secondo cui la nomina di Gentiloni come nuovo premier “è una scelta per porre fine alla crisi post referendaria che allontana la prospettiva di elezioni anticipate all’inizio del prossimo anno, in quanto il neoeletto primo ministro, assai vicino allo stesso Renzi, avrà tra i compiti principali quello di realizzare una legge elettorale quanto più possibile condivisa”.
Sulla sobrietà e sulla discendenza nobiliare di Paolo Gentiloni (originario di Tolentino, nel maceratese) si soffermano, invece, il Financial Times e il quotidiano tedesco Handelsblatt. “Il contegno sobrio del nuovo inquilino di Palazzo Chigi nella dichiarazione di accettazione dell’incarico – osserva il quotidiano finanziario britannico – contrasta fortemente con quello esuberante di Renzi, e riflette il fatto che molto probabilmente il suo esecutivo avrà vita breve: le elezioni anticipate, in effetti, potrebbero esserci solo nel secondo trimestre del 2017”. Per la stampa tedesca, infine, che dedica ampio spazio alla nomina di Gentiloni come nuovo primo ministro italiano, il neo eletto premier è “il conte proletario chiamato a scrivere una nuova pagina della storia politica del Bel Paese”.