Appena approvato in via definitiva il decreto sulla sicurezza urbana, anziché osservare un impatto sugli episodi di degrado e delinquenza diffusa, si registrano le prime polemiche. Il sindaco di Milano, ad esempio, si è lamentato di essere stato avvisato all’ultimo momento dell’operazione di polizia effettuata presso la stazione ferroviaria centrale.
Occorre fare un passo indietro. Nella giornata del 3 maggio c’è stato un maxi blitz della polizia con decine di uomini, unità cinofile e della scientifica, reparti a cavallo e un elicottero a monitorare la situazione dall’alto. L’obiettivo era prevenire e reprimere fenomeni di criminalità diffusa e contrastare la situazione di degrado dell’area. Gli ingressi della stazione sono stati quasi tutti chiusi (compresi gli accessi alla metropolitana sulla piazza), tralasciando quelli laterali presidiati dagli agenti per procedere ai controlli e impedire il pericolo di fuga. Sette persone, tra le 52 fermate e accompagnate in Questura, sono state poi espulse per ragioni di pubblica sicurezza. Si trattava in fatti di alcuni pregiudicati con alle spalle reati importanti: rapina, spaccio e violenza sessuale. Altri 14 migranti sono stati trattenuti per completare le procedure di identificazione e nell’attesa trasferiti nei centri di permanenza temporanea.
Il primo cittadino di Milano ha riferito che un maggior controllo della stazione e di piazza Duca d’Aosta è necessario, però sulla specifica operazione è stato avvisato all’ultimo istante. Per questo motivo ha contestato non l’operato, ma le modalità con cui è avvenuto il blitz, anticipando inoltre l’intenzione di incontrare Prefetto e Questore anche per capire i risultati che sono stati ottenuti.
Ora va detto in maniera chiara che, con il decreto sulla sicurezza urbana le competenze su questioni di ordine e sicurezza pubblica rimangono alle forze di polizia, senza eccezioni: in sostanza niente sindaci sceriffi.
Il decreto prevede maggior coinvolgimento dei primi cittadini
Il problema si era già posto nove anni fa, quando sulla spinta di maggiori competenze devolute agli enti locali in materia di sicurezza, il sindaco era stato autorizzato ad adottare ordinanze anche contingibili e urgenti per contribuire a prevenire e contrastare le minacce alla sicurezza urbana. Si ricorderanno alcune ordinanze creative o folkloristiche e affermazioni di sindaci che travalicavano le loro reali attribuzioni.
Il decreto approvato prevede un maggiore coinvolgimento dei sindaci nei problemi che attengono a grave incuria o degrado del territorio, dell’ambiente e del patrimonio culturale o di pregiudizio del decoro e della vivibilità urbana, con particolare riferimento alle esigenze di tutela della tranquillità, anche intervenendo in materia di orari di vendita e di somministrazione di bevande alcoliche, fino alle situazioni di disagio sociale. Ciò dovrebbe avvenire mediante due linee direttrici: da un lato le ordinanze contingibili e urgenti dei Sindaci, dall’altro una maggiore collaborazione con le autorità statali presenti sul territorio, in particolare attraverso il Comitato metropolitano (organismo co-presieduto da Prefetto e Sindaco rivolto all’analisi delle questioni di sicurezza urbana) e la sottoscrizione di Patti per la sicurezza. E’ giusto quindi valorizzare il contributo dei primi cittadini, che conoscono le peculiari esigenze del territorio, in quel concetto di “sicurezza partecipata” o “sussidiaria”, ma i ruoli non si invertono, né sono assolutamente scalfiti: responsabile di assicurare l’ordine e la sicurezza pubblica è lo Stato mediante i suoi organi presenti sul territorio (in particolare Prefetto e forze di polizia).
Il caso Milano
Nel caso di Milano il Questore avrebbe potuto informare preventivamente il sindaco, ma occorre distinguere l’aspetto dell’opportunità – poco più di una “cortesia istituzionale” – da quello di un obbligo di legge. Non c’era alcun dovere di concordare preventivamente il blitz con il Comune di Milano, né definire congiuntamente le modalità esecutive: si è trattata di una tipica operazione di polizia che, peraltro, ha richiesto una serie di attività di polizia giudiziaria (fermi, perquisizioni, sequestri) in cui le forze dell’ordine devono interfacciarsi con la magistratura, che ha la competenza esclusiva nello specifico ambito.
Eppure il blitz ha acceso immediatamente lo scontro politico: si è parlato apertamente di operazione di dubbia utilità e che la stazione centrale è un luogo delicato per l’immagine della città.
Ma allora occorre riflettere su un punto: è più importante salvaguardare l’immagine o risolvere i problemi di sicurezza urbana? Dopo gli ultimi episodi che si erano verificati in piazza Duca d’Aosta, dalle risse alle rapine, fino all’aggressione a carabinieri e militari con un senegalese arrestato dopo aver tentato di strappare di mano il fucile a un soldato, era necessaria o inutile un’operazione su vasta scala? E in definitiva, il recente provvedimento sulla sicurezza urbana si riduce a questo dibattito?