Il Testamento Biologico in Italia “non s’ha da fare, né domani né mai”. La notizia dell’ennesimo rinvio della discussione sul disegno di legge conferma la scarsa volontà politica di dotare il nostro Paese di una legge sul Fine Vita, al pari della stragrande maggioranza dei Paesi europei e non solo. È bastato infatti presentare due questioni pregiudiziali (Calabró e Pagano) e quattro questioni sospensive (Gigli, Fedriga, Pagano, e Rampelli), per vedere subito riposto in un cassetto l’atteso disegno di legge.
Un rinvio, il quinto, a data da destinarsi, mentre fuori Montecitorio scoppia la protesta dell’associazione Luca Coscioni, che ha presidiato i lavori fino a tarda sera con lo striscione della storica battaglia pro-eutanasia: “Liberi fino alla fine”. Il pericolo, secondo Marco Cappato, leader dell’associazione, è che il ddl “venga svuotato rendendo le disposizioni anticipate di trattamento da parte del cittadino non vincolanti, ed è inaccettabile che alla fine sia solo il medico a decidere. Ma il rischio maggiore al momento è quello della tattica e delle manovre in atto per allungare i tempi, sperando che la Legislatura finisca prima dell’approvazione della legge. Noi chiediamo invece una legge ora”.
A paventare il rischio di incidente parlamentare per far cadere il governo Gentiloni era stata la deputata di Area, Eugenia Roccella, che in un’intervista a Ofcs Report dello scorso 8 febbraio aveva dichiarato: “Ncd di Alfano, e forse anche qualcuno nel Pd, difficilmente voteranno a favore di questo testo profondamente eutanasico. L’ipotesi che ci sia l’ex Premier dietro questa accelerazione per portare all’incidente parlamentare è molto concreta e può facilitare la crisi di maggioranza, anticipando le elezioni”.
Numeri alla mano, la strada a Montecitorio dovrebbe essere in discesa con circa 400 deputati pronti, sulla carta, a sostenere il Testamento Biologico, mentre al Senato i numeri ristretti e la maggioranza eterogenea potrebbero rigettare in corner la proposta di legiferare il Fine Vita. Il testo base prevede la possibilità di predisporre un testamento biologico vincolante per il medico che includa la rinuncia alla nutrizione e all’idratazione artificiale. Non sono invece incluse richieste che, afferma Cappato, “raccolgono vasto consenso, come l’obbligo di fornire la sedazione continua profonda al paziente che la chiede, o la depenalizzazione dell’assistenza medica alla morte volontaria”.
Sul fronte politico, l’appello dei deputati di area cattolica a bloccare la legge è stato accolto dall’ex ministro dell’istruzione del Pd, Beppe Fioroni: “È un testo sull’eutanasia, non sulle dichiarazioni anticipate di volontà. Sarebbe stato più dignitoso ammetterlo anziché usare una forma ipocrita“. E se da Forza Italia viene confermata la libertà di coscienza “concessa” ai deputati, è da registrare la posizione contraria di Daniela Santanchè, secondo cui “decidere di morire non è un atto di coraggio e lo Stato italiano non dovrebbe sostenere questo atteggiamento. Nessuno in un paese civile può sentirsi libero di non curarsi”.
Per il presidente della commissione affari sociali che ha lavorato per mesi al testo, Mario Marazziti, “questa legge è possibile e può essere ulteriormente migliorata, ma senza campagne elettorali o prove muscolari. Nessun accanimento o abbandono terapeutico, nessuna eutanasia: a malati e famiglie – afferma Marazziti – occorre garantire la certezza di essere meno soli nel morire e il rispetto della dignità delle scelte personali“.
Sul versante delle confessioni religiose la Chiesa Evangelica Luterana in Italia (Celi), attraverso le parole del Decano Heiner Bludau, ha rivolto un invito “rispettoso ai parlamentari italiani affinché procedano con attenzione ma anche con speditezza all’esame del disegno di legge sul fine vita. Per il pastore Heiner Bludau, “è importante premettere che, per noi luterani, nessuno al di fuori di Dio possa e debba disporre il momento della morte: pertanto, aiuti attivi a morire, quali l’eutanasia attiva o l’assistenza al suicidio, devono essere assolutamente esclusi. Al contempo, però, quando la morte è inevitabile, è preferibile dare la priorità a una fine dignitosa rispetto a un artificiale prolungamento della vita”.
Anche Monsignor Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia accademia per la vita, ha ribadito un secco No a qualsiasi forma, anche indiretta, di eutanasia: “Tutto ciò non riguarda affatto l’eutanasia e neppure il suicidio assistito per i quali va detto un deciso no, anche perché sono già proibiti dalle leggi italiane vigenti. Mentre va rispettata la volontà del malato sull’accesso o meno alle terapie, volontà garantita dal dettato costituzionale. E mentre si deve contrastare ogni forma di accanimento terapeutico, va dato largo spazio alle cure palliative per non far soffrire il malato”.
@PiccininDaniele