“Un uomo si uccide in due modi: fisicamente o con l’isolamento”, queste sono le parole del giudice, Giovanni Falcone, fatto saltare in aria da Cosa Nostra con mezza tonnellata di tritolo a Capaci nel 1992. Anche grazie alle parole del magistrato palermitano, il giornalista Paolo Borrometi ha raccontato ad Ofcs.report la sua esperienza di cronista minacciato e aggredito dalla mafia nella sua terra: la provincia di Ragusa. Un territorio ricchissimo che fa gola agli interessi mafiosi sia nel settore agrario che in quello commerciale. Lì tra inchieste scomode che hanno pestato i piedi ai boss locali, Borrometi è diventato giornalista di inchiesta anche grazie all’esempio di un altra vittima di mafia, Giovanni Spampinato, cronista ragusano dell’Ora, ucciso a soli 26 anni nel 1972. Paolo Borrometi a Ofcs.report ha parlato anche delle pressioni e dei ricatti che vengono esercitati nei confronti dei giornalisti nello svolgere il loro lavoro. “La libertà di informazione va difesa non solo dalle mafie, ma anche dalle querele temerarie”, ha detto il giornalista siciliano che vive adesso sotto scorta. Guarda l’intervista.