Whistleblower o “lanciatori d’allerta”. Sono coloro che, internamente o esternamente all’organizzazione per cui lavorano, tentano di portare alla luce un comportamento scorretto, un illecito o una situazione di pericolo, rilevati durante lo svolgimento delle proprie mansioni professionali.
Un fenomeno, quello del whistleblower, che sta venendo alla luce in Italia solo negli ultimi tempi, ma che al contrario in America è molto conosciuto. Per capire chi è e cosa fa un whisteleblower, basta citare un nome su tutti: Julian Assange. Anche in Italia esistono altre storie, altri whistleblower che silenziosamente gridano, a gran voce, le loro verità. A conferma di questo ci sono gli ultimi dati del monitoraggio a cura dell’ Anac (Autorità italiana anti-corruzione), che ha evidenziato (nel periodo da settembre 2014 al 31 maggio 2016), 299 segnalazioni. Solo a Roma ci sono state 28 segnalazioni, a seguire Milano con 13 e Palermo 21. Il sud ha avuto il 40% di segnalazioni sul totale effettivo.
Una presa di posizione coraggiosa quella del whistleblower e quasi mai semplice. Se poi la qualifica è quella di maresciallo della Guardia di Finanza, e l’errore che hai portato alla luce riguarda un argomento pruriginoso come l’amianto, le cose si complicano ancora di più. Come è accaduto, suo malgrado, a Dimitri Pilo, coraggioso ispettore tutt’ora in servizio, che ha svolto il suo lavoro per 20 anni con specializzazione anche nell’antiterrorismo. Insomma, un uomo irreprensibile, amante della sua professione e rispettoso della divisa che indossa.
La sua vicenda è stata riportata, come quella di altre persone, oltre che su varie testate giornalistiche anche su Trasparency International Italia, l’innovativo servizio che collabora con ALAC (Allerta Anticorruzione), indirizzato a tutti i cittadini, siano essi vittime, testimoni o whistleblower, che vogliono segnalare un caso di corruzione di cui siano venuti a conoscenza.
La loro funzione è quella di assistenza e mediazione. Lo scopo e le caratteristiche del servizio non prevedono ovviamente che TI-It si sostituisca alle istituzioni, né che offra una rappresentanza legale, né che svolga indagini e investigazioni sui fatti segnalati. La segnalazione a Transparency International Italia avviene esclusivamente attraverso una specifica piattaforma online sicura e protetta, che permette di inviare le informazioni riguardanti il proprio caso attraverso un percorso guidato di domande, e successivamente di dialogare in modo anonimo con il segnalante. Le comunicazioni successive, in accordo con i segnalanti, possono avvenire anche attraverso e-mail o via telefono. La scelta di questo canale ha diverse motivazioni: avere una base scritta e documentata, orientare la segnalazione attraverso un percorso specifico di domande e informazioni, facilitare la prima gestione da parte del ricevente, aprire la piattaforma anche ai segnalanti anonimi, garantire la protezione della riservatezza dell’identità del segnalante nonché delle informazioni inviate, e porre un filtro alle segnalazioni irrilevanti grazie alla lista di campi obbligatori da compilare necessariamente prima dell’invio.
Tornando alla vicenda del maresciallo Pilo, tutto inizia nel 2012 a Fasano, in provincia di Brindisi, quando preoccupato non solo per la sua salute, ma anche per quella dei colleghi e dei residenti delle case circostanti, l’ispettore fa la sua prima segnalazione sulla presenza di amianto all’interno di una struttura di proprietà dell’Agenzia del Demanio, in via Sant’Oronzo, destinata a diventare la nuova caserma della Guardia di Finanza. Struttura che sia lui che altri militari frequentavano da tempo per motivi di servizio. Pilo, infatti, lavorando lì si accorse di numerose lastre frantumate e di detriti sparsi di eternit, presenti in grande quantità, nel piazzale dell’edificio. Le fibre che compongono l’amianto, oltre mille volte più sottili di un capello umano, possono essere inalate con facilità e danneggiare le cellule mesoteliali provocando in alcuni casi il cancro.
Non esiste una soglia oltre la quale si può essere certi della pericolosità dell’amianto: in teoria anche una sola fibra può provocare il cancro, ma i rischi aumentano con l’aumentare dell’esposizione sia in termini di tempo sia di quantità e sono quindi molto elevati nelle persone a stretto contatto. Anche i familiari di questi lavoratori sono a rischio, dal momento che le fibre di amianto si possono attaccare ai vestiti e arrivare dal posto di lavoro fino a casa. (fonte Airc: Associazione Italiana sulla Cancro).
Sono proprio questi rischi ad allertare il maresciallo che, insospettito, fa analizzare a proprie spese il materiale da un’azienda specializzata e, solo dopo aver constatato gravi ritardi ed inadempienze a tutela della salute dei lavoratori e dei residenti della zona dove c’era (e c’è tutt’ora) un asilo nelle vicinanze, inoltra due denunce alla magistratura. All’inizio del 2014, la magistratura decide per un’archiviazione. A quel punto il militare si rivolge alla piattaforma Allerta Anticorruzione ALAC, lanciata da Transparency International Italia per la tutela dei segnalanti. Ma, finalmente, nel settembre dello stesso anno, il Dipartimento della salute pubblica della Asl si attiva con un’ispezione che certifica la denunciata situazione di pericolo.
A quel punto l’Agenzia del Demanio viene diffidata, dagli ispettori della Asl, a mettere in sicurezza la zona attraverso una bonifica, eseguita ad opera di professionisti specializzati. Gli operatori intervenuti naturalmente hanno operato con speciali tute di protezione e maschere, che gli hanno consentito l’asportazione di 800 Kg di detriti di eternit, frantumati e pericolosamente esposti all’azione del vento e degli altri agenti atmosferici che ne causavano la potenziale dispersione, in grave pregiudizio per la salute dei cittadini e dei bambini di un asilo presente delle immediate vicinanze.
L’Agenzia del Demanio procederà alla bonifica integrale del sito (1000 mq di onduline di eternit), solo nel luglio del 2015, a distanza di tre anni dalla prima denuncia di pericolo. Tutto questo, però, solo a distanza di tre anni di battaglie del maresciallo Dimitri Pilo che, grazie alla sua tenacia, ha evitato il peggio non solo per i colleghi, ma anche per i residenti e i piccoli del luogo. Ma, nonostante questo, rimane un punto interrogativo. Quanti, durante quel periodo, si sono inconsapevolmente ammalati? Una domanda a cui potremo dare una risposta solo fra 10/15 anni circa. Sì, perché i sintomi da esposizione all’amianto si presentano, purtroppo, solo dopo questo arco di tempo dall’avvenuta contaminazione.
E, sempre sul sito di Trasparency International Italia, troviamo un’altra storia, (che riportiamo testualmente) di Massimo Pappacena, responsabile delle risorse umane di un consorzio di enti pubblici a Sarno (SA), all’inizio del 2014 segnala al presidente del Consorzio, al responsabile anticorruzione e al revisore dei conti, comportamenti quanto meno anomali da parte del direttore generale in materia di nomine e nell’assegnazione di servizi. Inizialmente ignorato, Massimo non desiste e, assistito anche dal sindacato di cui è rappresentante, continua a inviare segnalazioni per tutto il 2014. Nel corso dell’anno le segnalazioni arrivano però alla conoscenza del direttore generale. A questo punto, sempre come riportato sul sito, iniziano le presunte ritorsioni a carico di Massimo che, in un primo momento, viene isolato al lavoro e in seguito sottoposto a procedimenti disciplinari che culmineranno, mesi dopo, nel licenziamento. Nel frattempo Massimo, abbandonato da chiunque, compreso il suo sindacato, inizia a cercare all’esterno quella tutela che gli organi interni non sono stati in grado di dargli. Si rivolge all’Anac al Dipartimento della Funzione Pubblica, alla procura, ai media, ma non riesce a ottenere ascolto da nessuno, se non da qualche giornale locale che pubblica degli articoli sul suo caso. Attualmente Massimo sta cercando un altro impiego, ma non smette di sperare che qualcuno, prima o poi, prenda in mano il suo caso senza ascoltare solamente il potente di turno.
E tornando su Julian Assange, il whistleblower più conosciuto e famoso nel mondo, è’ opera sua, infatti, l’enorme scandalo ai danni della sicurezza e diplomazia americana. Grazie all’ideazione e promozione di WikiLeaks, il sito da lui creato e dal quale il 25 novembre del 2010 ha diffuso in tutto il mondo i rapporti cifrati sulle relazioni internazionali degli Stati Uniti d’America.
In questa battaglia per la verità, come da sempre accade si sono alleati e schierati, tre importanti quotidiani stranieri: il tedesco Der Spiegel, il New York Times e il Guardian. Assange, grazie al loro contributo riuscì a rendere di dominio pubblico oltre 251.000 documenti diplomatici americani. Ma la verità, si sa ha un prezzo. E ora Assange, lo sta pagando con la libertà. Attualmente, infatti, si trova rinchiuso, da quattro anni, nella sede dell’ambasciata dell’Ecuador a Londra.
A rilevare, invece, alcuni programmi di sicurezza inglesi e americani, fino ad allora mantenuti sotto il più stretto riserbo, è l’ex tecnico della CIA, ed l’ex collaboratore della Booz Allen Hamilton, azienda consulente della National Security Agency: Edward Snowden. A raccontare nei minimi dettagli la sua storia un libro e addirittura, attualmente, un film al cinema.
Ha destato clamore anche Stéphanie Gibaud, assunta da UBS Francia alla sua apertura nel 1999, ed é stata fino al 2012 direttrice della comunicazione, incaricata soprattutto dell’organizzazione di eventi. Venuta a conoscenza dell’illegalità dell’attività di UBS in Francia, rivelò lo scandalo dell’evasione e frode fiscale della banca.
E, un insospettabile whistleblower può essere anche un poliziotto come l’ex agente americano, Frank Serpico, che nel 1971 si impegnò e testimoniò per portare alla luce un enorme caso di corruzione nella polizia americana. Questa storia, dove l’agente di polizia rischiò la vita, è stata anch’essa riportata sul grande schermo con il volto di Al Pacino.
Altri nomi e altre storie, seppur meno conosciute di uomini e donne che hanno cercato e portato alla luce nuove e scomode verità, sono quelli di Daniel Ellsberg, ex militare ed economista americano che rivelò i segreti di Stato americano sulla guerra del Vietnam, e Chelsea Manning, l’analista d’intelligence , accusata di aver trafugato migliaia di documenti riservati durante le operazioni militari in Iraq.
Tutte queste persone, italiani come il maresciallo Dimitri Pilo, o stranieri e più conosciuti come Assange o Stéphanie Gibaud hanno di fatto un comune denominatore a legarli: il coraggio della verità.