Israele da il via alle eliminazioni mirate delle menti del 7 ottobre. Gerusalemme avvia la resa dei conti contro le menti che hanno organizzato la strage del 7 ottobre 2023. In un’operazione di precisione condotta a Qom, l’IDF ha eliminato due figure chiave dell’asse strategico tra Iran e Hamas: Saeed Izadi, comandante del Corpo palestinese della Forza Quds, e Behnam Shahriari, responsabile dell’Unità 190 per il trasferimento di armamenti. Secondo il capo di Stato maggiore israeliano Eyal Zamir, si tratta di “uno dei punti chiave della guerra”. Izadi non era solo un comandante: era la mente nera dietro al massacro del 7 ottobre, tra i pochissimi a conoscere i dettagli dell’attacco prima che avvenisse. Il ministro della Difesa israeliano, Israel Katz, ha annunciato la sua eliminazione nella mattina dello Shabbat, definendola “un enorme successo”.
Izadi ha diretto per anni il flusso di fondi, armi e addestramento a Hamas, Hezbollah e ai gruppi armati della Cisgiordania. La sua connessione diretta con la Guida Suprema iraniana Ali Khamenei gli permetteva di agire con ampio margine operativo, mantenendo legami attivi anche con il regime siriano di Bashar al-Assad.
Israele rende noti i piani per l’attacco del 7 ottobre 2023
I dettagli sul suo ruolo sono emersi da documenti sequestrati nei tunnel sotterranei di Gaza. Tra questi, una lettera del defunto leader di Hamas, Yahya Sinwar, anch’egli ucciso dall’IDF, e una corrispondenza con Ismail Haniyeh, eliminato in luglio a Teheran. I due discutevano di un piano di attacco congiunto Hamas-Hezbollah da presentare alla guida iraniana.
Durante la notte (sabato), le IDF hanno eliminato Saeed Izadi nel corso di un’operazione congiunta delle IDF e dello Shabak presso il centro di comando sotterraneo scoperto sotto l’Ospedale Europeo di Khan Yunis, dove è stato eliminato Mohammed Sinwar, le truppe israeliane hanno trovato documenti che indicano chiaramente come, negli ultimi mesi, la leadership dell’ala militare di Hamas abbia mantenuto contatti con Saeed Izadi, loro referente in Iran, poi eliminato nella notte.
I documenti ora rivelati, e datati sino dal 2017, mostrano una corrispondenza tra Mohammed Sinwar e Saeed Izadi, in cui si dettaglia il progetto “Tufan 1“, attraverso cui Izadi tentava di facilitare il trasferimento di armi a Hamas per un valore di circa 21 milioni di dollari, e il progetto “Tufan 2”, destinato a trasferire armamenti per un valore di circa 25 milioni di dollari.
Grazie agli sforzi congiunti del Comando Meridionale, della Direzione dell’Intelligence e dello Shin Net (Shabak), questi due progetti di armamento dell’ala militare di Hamas nella Striscia di Gaza con armi avanzate dal valore complessivo di decine di milioni di dollari, non sono stati portati a termine. Per anni, Izadi ha trasferito armi per sostenere le attività terroristiche di Hamas contro lo Stato di Israele e ha continuato a farlo anche negli ultimi mesi. Questi documenti sono solo alcuni tra i tanti ritrovati durante la guerra che testimoniano le attività di Izadi nel finanziamento e nell’armamento dell’organizzazione terroristica Hamas a sostegno del terrorismo contro Israele.
Accanto a Izadi, è caduto Shahriari, il braccio operativo che si occupava del contrabbando di armamenti tramite una rete di società di facciata, cambiavalute e corrieri attivi in Turchia e Libano. Conosciuto anche con gli alias Ali Akbar Mirokhili e Hamid Reza Shah Charagi, gestiva una macchina da guerra finanziaria e logistica, con una capacità di movimentare centinaia di milioni di dollari l’anno per la Forza Quds e Hezbollah.
Ma l’operazione di eliminazione dell’establishment iraniano non è ancora terminata. Le truppe e le milizie comandate da Teheran si trovano in una situazione più che precaria. I sistematici bombardamenti dell’IAF, le perdite di uomini e materiali nonché la mancanza di ordini specifici, stanno creando una situazione di caos non solo tra i militari, ma diffusamente, anche tra la popolazione schierata con il regime teocratico di Teheran.
Khamenei scompare ma nomina i successori
Nel frattempo, a Teheran, la tensione è alle stelle, mentre la capitale iraniana è sotto bombardamento estesi anche al porto vitale di Bandar Abbas. Fonti del New York Times riferiscono che l’ayatollah Ali Khamenei si sarebbe nascosto in un bunker, irreperibile anche per il presidente Masoud Pezeshkian e il ministro degli Esteri Abbas Araghchi. In considerazione del bombardamento condotto nella serata di giovedì dall’IAF a Lavizan, un sobborgo collinare di Teheran dove è stato individuato un bunker sotterraneo dove Khamenei avrebbe trovato rifugio, l’IRNA riferisce che il leader supremo “teme di essere ucciso” e avrebbe già indicato tre religiosi come suoi possibili successori, ordinando una rapida transizione attraverso l’Assemblea degli Esperti. Il figlio Mojtaba Khamenei, da tempo considerato erede designato, sarebbe stato escluso.

Bombardamenti in corso su Teheran
Tensione anche a Cipro
Nelle stesse ore la polizia cipriota, su indicazioni dell’Intelligence di Gerusalemme, ha arrestato un presunto membro dei Pasdaran che progettava un attentato sull’isola. Obiettivo: colpire i cittadini israeliani in attesa di rientro, provenienti da Europa, Asia e America e nel contempo i turisti occidentali che attendono di rientrare dal Stato Ebraico.
A tale proposito si inserisce l’allarme in UE ed in Italia relativo a possibili azioni terroristiche contro obiettivi israeliani, ebraici e, più in generale, contro i dissidenti del regime di Teheran stanziati nel Continente europeo.