Bush – Truth. Le inconfessabili verità intorno al 43esimo presidente degli Stati Uniti sono state portate sullo schermo in numerosi film, “Fahrenheit 9/11” di Micheal Moore o “W” di Oliver Stone, sino alla più recente pellicola “Truth”. Tutti cercavano di ricostruire alcune vicende legate all’ex inquilino della Casa Bianca dal 2001 al 2009. Mai un presidente è stato più discusso e criticato (secondo forse a Nixon), fino a divenire per avversari e nemici quasi una caricatura di massa: una maschera del potere.
George Walker Bush nasce il 6 luglio del 1945 a New Haven nel Connecticut, ma cresce nel Texas dove si trasferirono i genitori quando lui aveva due anni. Il padre, George Herbert Walker Bush, lo ha preceduto nella scrivania della stanza ovale di due mandati. Bush senior guidò gli Usa a capo dell’ampia coalizione formatasi sotto l’egida Onu contro il regimetete iracheno di Saddam Hussein, dopo l’occupazione del Kuwait, dando il via alla prima guerra del Golfo.
Non tutti sanno che Dubya, come viene talvolta chiamato in patria storpiandone il nome, è stato pilota della guardia aerea del Texas. Nei rapporti dei suoi superiori viene descritto come “un giovane ufficiale dinamico” o ancora “un leader naturale”. La carriera militare termina in anticipo nel 1973 per permettere al giovane George di frequentare l’Università di Harvard, dove conseguirà un master in amministrazione finanziaria.
La storia politica di George W Bush inizia con il verso sbagliato. Nel 1978 si candida senza successo nel partito repubblicano per la Camera dei rappresentanti del Texas. La politica è un affare di famiglia, ma forse non troppo vicina alle inclinazioni del giovane Bush. Così nel 1978 fonda la compagnia petrolifera Arbusto Energy, società sui cui deciderà di investire circa 50.000 dollari una sua vecchia conoscenza durante il periodo nell’aeronautica texana: James Bath. Uomo d’affari che curava gli interessi negli States di Salem Bin Laden, fondatore della Saudi Binladin Group (holding internazionale delle costruzioni), nonché fratellastro del più noto Osama Bin Laden. La company di Bush sarà rivenduta nel 1984 all’omologa texana Spectrum 7 per circa 1 milione di dollari.
Nel 1988 George diventa consigliere particolare del padre durante la campagna elettorale per le elezioni presidenziali, che saranno poi stravinte dal genitore contro il democratico Dukasis. Al termine del mandato da governatore del Texas (1995-2000), Bush junior si candida e vince le presidenziali contro Al Gore sullo sfondo di presunti brogli elettorali ai danni del candidato democratico. Quest’ultimo renderà l’onore delle armi al vincitore solo un mese dopo il tanto contestato voto. La vittoria fu di misura: 271 delegati contro 266. Nonostante Gore abbia raccolto allora complessivamente circa 500.000 schede in più a suo favore.
Inizialmente la politica estera di Bush mirava a una visione più pragmatica e meno interventista rispetto ai suoi predecessori, padre compreso. Disimpegno nei Balcani e una nuova modulazione dei rapporti diplomatici con la Russia erano le chiavi di volta di un mandato che puntava a soddisfare le richieste interne dell’elettorato conservatore. Su tutte la riduzione delle tasse e una riforma della scuola con maggiori poteri e fondi agli stati federali. Ma con l’attacco alle Torri Gemelle dell’11 settembre 2001 l’impalcatura crolla e nasce così l’espressione divenuta quasi un mantra del presidente texano: global war on terrorism.
La nuova linea si basa dunque sull’interventismo, prima nel conflitto ancora irrisolto in Afghanistan contro i talebani e alla ricerca del capo di al-Qaeda, Osama Bin Laden, poi con la guerra in Iraq che portò alla destituzione del regime di Saddam, reo di essere in possesso di presunte armi di distruzione di massa, di aver appoggiato il terrorismo internazionale e perpetrato per anni violenze ai danni della popolazione locale. Vittorie rapide conseguite sul campo che hanno rafforzato la sua immagine di comandante in capo nell’opinione pubblica più legata ai valori dell’identità nazionale americana.
Appena un passo indietro merita una fotografia che ha fatto la storia del mondo occidentale. Il presidente quella mattina è seduto di fronte a un’intera classe della scuola elementare Emma E. Booker di Sarasota in Florida. Il capo dello staff presidenziale si avvicina e gli sussurra che anche un secondo aereo ha colpito le Torri Gemelle. Su questo episodio ci sono versione discordanti, l’ex presidente infatti ha sempre dichiarato di aver ricevuto la notizia dopo il suo arrivo nella scuola. Ma in quell’attimo la gelida reazione di Bush alle parole del collaboratore è divenuta l’icona della sua maschera presidenziale.