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Allarme violenza assistita: aumentata durante il lockdown
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Allarme violenza assistita: aumentata durante il lockdown

Drago: “Il governo avvii un grande piano per le famiglie”

23/11/2020 11:25 AM Monica Cortese comments

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Cos’è la violenza assistita? E che connessione vi è con la violenza di genere? Negli anni, si sono impegnati a rispondere a questa domanda sociologi, medici e politici che hanno evidenziato quanto sia stretto il legame tra queste realtà. Un tema delicato che trova le sue radici in tempi lontani, probabilmente connesso una sovrastruttura culturale anacronistica che, con non poche difficoltà, si sta cercando di sradicare. Basti pensare che secondo Save The Children in Italia sono 427 mila i minorenni che tra il 2009-2014 hanno vissuto la violenza diretta o indiretta dentro casa e con la pandemia dovuta al Covid-19 e al successivo obbligo di stare chiusi nelle proprie abitazioni, il fenomeno ha visto una forte crescita. 

Durante un seminario online, organizzato dalla Senatrice di Popolo Protagonista, Tiziana Drago con la partecipazione dei senatori e deputati, Simone Pillon (Lega), Alessandra Maiorino (M5S) e Fabiola Bologna (PP) si è parlato proprio di questo ed è emerso quanto tra la violenza di genere, sia al maschile che al femminile, e la violenza assistita ci sia una forte connessione, dove purtroppo le vittime sono sempre più di una. A parlarne insieme anche il sociologo Antonio Marziale, il pedagogista Diego Moretti, lo psichiatra Massimo Gandolfini e Jacopo Marzetti, Garante per l’Infanzia della Regione Lazio. 

Un evento programmato nella giornata internazionale per i diritti del fanciullo ma che, come ha specificato il Garante per l’Infanzia della Regione Lazio, Marzetti, non bisogna parlare di questi temi solo in giornate dedicate, ma sempre. “Serve un dibattito aperto a tutte le forze politiche per tutelare la fascia debole, i minori”.

“In un periodo così difficoltoso la politica deve ascoltare famiglie ed esperti per contrastare episodi di violenza, per tutelare i minori e per sostenere coloro i quali hanno assistito inermi a violenze domestiche e per prevenire tale tipo di violenza che sovente segna per tutta la vita chi l’ha subita. Per farlo occorre innanzitutto che il Governo avvii, come da me più volte richiesto, un grande piano per le famiglie, per le nuove coppie, per dare serenità e sicurezze ai nuclei famigliari”, ha dichiarato la senatrice Drago nel corso del webinar.

Un problema, quello legato alle famiglie, messo in evidenza anche dal sociologo Antonio Marziale che ha sottolineato quanto sia importante parlare di questi fenomeni e di come, con la cultura e l’informazione, dobbiamo cambiare la rotta e spingere le donne vittime di violenza alla denuncia. Ma soprattutto “dobbiamo fare in modo che le iniziative politiche abbiano il massimo della divulgazione, perché riconoscere la violenza assistita è culturalmente importante”. 

Un tema, quello della violenza assistita appunto, che ha visto una crescita importante durante il lockdown, dove le famiglie si sono trovate a coabitare forzatamente. Sono infatti sempre di più i minori che assistono a violenze familiari, soprattutto durante quest’anno. Secondo Diego Moretti, direttore del Cefam, intervenuto al seminario, rispetto allo stesso periodo nel 2019, oggi il numero delle chiamate al numero antiviolenza, sono aumentate del 73% e le vittime di violenza del 59%, tra queste donne anche madri. Un dato allarmante che non tiene in considerazione i tanti episodi che hanno visto e vedono vittime gli uomini, che per una questione per lo più culturale hanno maggiore difficoltà a denunciare. 

Una questione delicata che ha bisogno al più presto di soluzioni, non solo di leggi, ma di un vero e proprio supporto psicologico che possa in qualche modo prevenire atti di violenza o di forti tensioni casalinghe. Ne è convinto il senatore Pillon che, nel corso del suo intervento, ha evidenziato l’importanza di una “mediazione famigliare, perché il fenomeno della violenza non ce la possiamo più permettere, non possiamo permettere che i bambini assistono a violenze in famiglia”. Per questo ha proposto che vengano aiutate le coppie di fidanzati educandole al litigio in modo che si arrivi alla capacità di litigare, senza sfociare nella violenza. 

La famiglia come nido sicuro, come prima istituzione dedicata alla crescita della personalità di un bambino, fondamentale per la formazione psicologica del minore sin dai primi mesi di vita. A sottolinearlo anche lo psichiatra Massimo Gandolfini, che durante il webinar ha spiegato come il circuito dell’accudimento cominci già nel periodo prenatale e che “attraverso i neuroni specchio un bambino impara il significato dell’evento che sta vivendo specialmente nei primi tre anni di vita”. 

La violenza assistita è una grave problematica che può avere ripercussioni anche molto gravi nei minori, sia psicologiche e fisiche. Durante il seminario si è infatti parlato della necessità di formare medici e infermieri al riconoscimento di bambini che hanno assistito a episodi di violenza in famiglia. Per la deputata Fabiola Bologna sono infatti “importanti in pronto soccorso dei percorsi dedicati ai bambini. Percorsi che grazie a professionalità costantemente formate ed aggiornate, possano aiutare a riconoscere le situazioni ove un minore sia stato vittima di violenza”. Non solo questo, infatti oltre alla formazione, “dobbiamo sapere curare il disturbo post traumatico da stress che è il disturbo più frequente nei bambini che subiscono violenza. Un disturbo che si possono portare per tutta la vita, e per questo si deve stare attenti sia nel diagnosticarlo precocemente che nel curarlo”.

La violenza di genere e la violenza assistita sono un problema sociale a tutti gli effetti radicato negli anni e che necessita, probabilmente, di un approccio diverso, rivolto non solo alle vittime ma anche ai carnefici. Di questo ha parlato Alessandra Maiorino, senatrice del Movimento 5 Stelle, che ha specificato come con disegni di legge si vogliano introdurre percorsi di prevenzione e tutela prima ancora che ci siano episodi drammatici in quanto già ai primi segnali “questi uomini violenti devono essere indirizzati in percorsi che già esistono, nei centri che si occupano di trattare e di accompagnare loro verso una consapevolezza. Questo è importante per il messaggio culturale, che smette di guardare a una parte sola, non solo alla donna e guarda all’autore della violenza, andando così alla sorgente della violenza”.

 

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