Mercato globale dell’arte: saranno i primi eventi del 7 e 8 marzo, nelle sale londinesi delle tre importati case d’arte Cristie’s, Sotheby’s e Phillips, a offrire un test importante sull’andamento del mercato. Le tre aste, complessivamente, metteranno in vendita 154 opere per un totale atteso di almeno 168 milioni di sterline. Protagoniste delle tre aste sono le opere di Jean Dubuffet, Jean-Michel Basquiat, Peter Doig, Gerhard Richter, Georg Baseliz – già in odor di record – e Alexander Calder. Ma anche tanti italiani, da Lucio Fontana a Carol Rama e Rudolf Stingel . E proprio in Italia si è registrato un importante record di vendite all’asta nel dicembre scorso. Circa 5.450.000 euro, diritti inclusi, e un tasso di venduto che sfiora il 91% in lotti e il 130% in valore. Senza contare i 6 nuovi record d’asta registrati nelle due tornate e un primato molto particolare: la miglior aggiudicazione mai realizzata da una delle celebri scatolette di Merda d’Artista di Piero Manzoni che oggi, ha raggiunto i 220.000 euro di hammer price, superando i 202.980 euro dell’Italian Sale 2015 di Sotheby’s. Ofcs.report, che da tempo sta analizzando il mercato dell’arte, accompagna i suoi lettori in uno studio sull’evoluzione dell’arte contemporanea e la sua interazione economica. Altro che recessione. Mai come oggi le quotazioni dell’arte contemporanea sono alle stelle, nonostante le crisi economiche si creano fortune.
L’arte spinge la finanza e gli artisti ne sono consapevoli ormai da tempo: il “Toro” di Arturo di Modica oggi è il simbolo indiscusso di Wall Street e “Love” di Maurizio Cattelan in Piazza Affari a Milano è un chiaro grido di ribellione. I prezzi continuano a salire verso l’alto, ma solo una manciata di loro assicura aste spettacolari: i più rimangono abbordabili. La realtà è che ci sono alcuni avvenimenti che influenzano la produzione di un artista e nonostante l’abbondantissima offerta i collezionisti finiscono per rincorrere sempre gli stessi nomi. Nell’arte contemporanea è l’economia dell’attenzione che guida il mercato e il successo di un autore, il cui talento consiste nella capacità di sapersi rinnovare e nella velocità con cui il suo nome cresce fino a raggiungere la massa critica: è a questo punto che conquisterà l’intero mercato diventando una vera e propria celebrity. Negli ultimi dieci anni, nonostante i riflessi della crisi economica, il mondo dell’arte contemporanea ha cominciato ad evolversi in maniera frenetica diventando più vivace, più di tendenza, più costoso.
Il quesito che sorge spontaneo è quanto l’artista oggi sia davvero condizionato dal mercato, quanto egli sia libero di manifestare la propria creatività. Il mercato è un sistema di relazioni sociali che si basa sulla valorizzazione e cioè sulla trasformazione di qualcosa – per esempio, un dipinto – in un’opera: un bene dotato di grande appetibilità. Questo fatto elementare è evidente nel tipo di committenza che si è affermata nelle diverse epoche. Cosa sicuramente rimane di un’opera d’arte è il prezzo. Secondo Karl Marx una cosa diventa merce quando si afferma il suo valore di scambio, quando essa viene scambiata con il suo equivalente universale: il denaro. E ciò avviene sicuramente con l’arte. L’opera permette più di qualsiasi altra merce molteplici tipi di fruizione, da quella estetica a quella economica. Una volta tolto il valore d’uso all’arte, questa può essere acquistata per un determinato valore. Come ogni altra merce il valore dell’arte non dipende tanto dalle qualità intrinseche, ma dal fatto di essere venduta con promozione e confezione adeguate: la certificazione della qualità artistica avviene attraverso i verdetti dei critici, i mass media, riviste specializzate indispensabili per dare visibilità alle grandi mostre e ai premi internazionali.