L’affollato congresso romano dei penalisti si apre all’insegna dei ricordi di Manfredo Rossi, uno dei fondatori della Camera penale di Roma che, dal 6 all’8 ottobre organizza l’assise dei circa 10.000 penalisti italiani. Il dibattito si apre subito all’insegna delle polemiche di vari esponenti politici che ricordano i recenti provvedimenti del governo in materia penale, primi tra tutti la riforma del processo penale e il nuovo codice antimafia.
Se Fabrizio Cicchitto dichiara la “sconfitta” di un certo modo di pensare le garanzie e il processo, l’ex ministro Costa, rimarcando la sua vicinanza all’Unione delle Camere Penali, ricorda come le sue dimissioni in estate, in gran parte seguirono proprio la sua contrarietà, anche pubblica, alla riforma Orlando. Non manca nemmeno l’autocritica di Roberto Giachetti, tra i firmatari della proposta di legge Ucpi sulla separazione delle carriere, il quale, nel suo intervento auspica come il Pd, in un prossimo futuro, possa cambiare linea sulla politica giudiziaria portata avanti in questi ultimi anni.
Ma la vera stoccata della tre giorni dei penalisti arriva dal vicepresidente del Csm, Giovanni Legnini che, nel suo intervento, lancia un pesante monito a parte della magistratura. “In nessun paese europeo – dichiara – è consentito passare con tanta facilità dai talk show o dalle prime pagine dei giornali fino alle funzioni requirenti e giudicanti o alla presidenza di collegi della Cassazione”. Un attacco, nemmeno troppo indiretto, a Piercamillo Davigo, attualmente presidente della II sezione penale della Corte di Cassazione.
Dopo Legnini è la volta di Beniamino Migliucci, presidente dell’Ucpi dal 2014, anche lui non tenero con l’ex presidente dell’Anm. Una relazione di un’ora e mezzo che spazia tra le storiche tematiche dei penalisti: il giusto processo e le carriere separate in magistratura. “La separazione delle carriere – dice Migliucci – proprio perché vuole realizzare la riforma del giudice e del processo attraverso la realizzazione del principio di terzietà espresso dalla costituzione ci è sembrata una riforma paradigmatica ai fini di una nuova e complessiva visione dei valori costituzionali del processo e per il processo”. E nel ricordare come l’Ucpi abbia offerto la possibilità di tornare a parlare di carriere separate “una questione che nel dibattito politico e mediatico sembrava seppellita”, ha anche sottolineato come la scelta solitaria delle Camere Penali di affrontare la sfida della raccolta firme, sia servita a non fornire a questa o a quella parte politica alibi circa una eventuale strumentalizzazione elettorale di un tema troppo delicato per essere buttato nella mischia pre-voto. “Separazione delle carriere non è contro ma a favore della magistratura” ricorda Migliucci, secondo cui la campagna andrebbe vista come “sottoscrizione a favore di un giudice terzo”. Molto dure, infine, le dichiarazioni del leader dei penalisti sulla recente riforma del processo penale e sul codice Antimafia definiti “due pessimi segnali”, sia per il metodo adottato che per il merito mentre, ha concluso Migliucci: “Sono state lasciate per strada leggi impegnative come lo ius soli, la morte assistita, una decente legge sulla tortura, la legalizzazione delle droghe leggere, le norme sui magistrati in politica”. La giornata si conclude con un video della campagna di raccolta firme per la separazione delle carriere a favore della quale sono già state raccolte dai penalisti oltre 72.000 firme sulle 50.000 necessarie alla presentazione in Parlamento della proposta di legge Ucpi.