Carabinieri non tutelati o tutelati poco? Le proteste e le preoccupazioni per i rischi di contagio legati al covid-19 aumentano. Cosa succede nell’Arma dei Carabinieri? Lo chiediamo al segretario generale dell’Usic, l‘Unione sindacale italiana carabinieri, nonchè delegato Cocer carabinieri, Antonio Tarallo.
Qual è la posizione del vostro sindacato riguardo l’emergenza coronavirus e la condizione dei carabinieri?
“Devo premettere che l’Usic è costituita principalmente da delegati della rappresentanza militare, ivi compreso otto delegati Cocer. Questa condizione ci ha fatto decidere per il momento (probabilmente sbagliando) di intervenire principalmente come delegati, ritenendo che la rappresentanza militare, essendo un organismo propositivo, avrebbe potuto segnalare in tempo reale tutte le criticità per ottenere un intervento immediato e risolutivo. In questo momento quello che è indispensabile non è certo il nome di chi segnala ma la soluzione delle problematiche”.
Quindi le segnalazioni sono state disattese?
“Credo siano state parzialmente disattese. A mio avviso, il punto di non ritorno è da una parte l’applicazione delle norme dai Comandi discendenti dove ognuno le interpreta diversamente, e dall’altra parte la percezione che la forma venga prima della sostanza, ingenerando tante ma tante lamentele da parte dei colleghi. A questo aggiungo la molteplicità di norme che vengono modificate continuamente con i vari DPCM e la confusione diventa totale”.
Cosa è successo con le mascherine e le tute operative?
“Per le mascherine, capisco la difficoltà di approvvigionamento, ma non condivido che chi le ha non le debba usare se non in presenza di un caso valutato positivo. Non credo che il carabiniere abbia il requisito della previsione. Ritengo addirittura grave che in qualche realtà siano state distribuite mascherine non certificate, quindi senza nessuna certezza di protezione. Per quanto riguarda le tute operative, mi risulta che il Cocer ha semplicemente chiesto di farle utilizzare per il momento a tutti coloro che ne sono in possesso, ma di contro la direttiva ne ha previsto l’utilizzo solo in alcune realtà. Come si fa ad affermare che a Torino non si devono usare e a Vercelli invece sì? Il motivo? Mancanza di approvvigionamenti. Questa non la ritengo una motivazione giustificativa alla richiesta del Cocer, che ripeto semplicemente proponeva di farla indossare a tutti coloro che ne sono in possesso in attesa di approvvigionarne altre”.
Perché non tutto il Cocer è favorevole a queste iniziative?
“Questo me lo chiedo anche io, ma bisognerebbe chiederlo ai delegati contrari a queste iniziative. Certo a volte è grave il silenzio del Cocer nella sua collegialità, se si pensa che al momento è l’unico organo deputato a rappresentare i problemi del personale. Ritengo normale che, se ad una proposta si risponde senza una motivazione valida, si debba intervenire anche in modo determinato per sollevare e cercare di risolvere il problema”.
Quindi la rappresentanza militare è fallimentare?
“No! Assolutamente no! Sono le persone che la compongono a farne un Istituto importante o fallimentare. Conosco delegati che hanno pagato a caro prezzo il loro impegno e ne conosco altri che ne hanno infangato il nome con comportamenti deplorevoli. Così come conosco delegati che ogni giorno si impegnano al massimo per migliorare le condizioni di vita dei Carabinieri ed altri che al contrario professano molto e ricavano solo per loro”.
Il sindacato in tutto questo?
“Il sindacato è il presente in virtù di una sentenza della Corte Costituzionale e il futuro appena sarà approvata una legge dedicata. Sì, anche in questo la Commissione Difesa della Camera sta lavorando per una norma piuttosto penalizzante per il personale e favorevole alle Amministrazioni. Non ho mai capito, e ovviamente non giustifico, perché i rappresentanti del popolo in Parlamento seguono molto le richieste dei vertici Militari, senza tenere conto delle reali esigenze del personale militare”.
Una richiesta al Comandante Generale?
“Comandante, le sembra giusto che oggi noi abbiamo tanti carabinieri in servizio permanente accasermati e per questi è previsto il vitto gratuito solo se svolgono un servizio a cavallo tra le 14 e le 15 o tra le 20 e le 21? Ora una direttiva impone di restare in caserma e, laddove ci sono mense in catering, questi devono pagare per mangiare. Nelle piccole realtà, dove non sono presenti locali idonei al confezionamento del vitto, questi non sanno dove mangiare o cucinare. Cosa ha fatto il Comando Generale per risolvere questa situazione?”.