Le mani di privati e aziende straniere sui beni della Difesa? Nel decreto Rilancio è contenuto l’articolo 211 su cui, in Commissione Difesa alla Camera, sono stati già presentati emendamenti di modifica, e in alcuni casi anche di soppressione della norma, da parte di alcuni deputati tra cui Alberto Pagani, Riccardo Magi e Alessandra Ermellino.
Il contenuto è giudicato equivoco da alcuni parlamentari che hanno sollevato perplessità. L’articolo in questione prevede, sempre nell’ottica di un rilancio del Paese a seguito del lockdown causato dal covid-19, che i beni della Difesa possano essere concessi a soggetti pubblici o privati. “Fatte salve le prioritarie esigenze operative e manutentive delle Forze armate e al fine di favorire la più ampia valorizzazione delle infrastrutture industriali e logistiche militari – si legge – il ministero della Difesa, per il tramite di Difesa S.pA., ai sensi dell’articolo 535 del decreto legislativo 15 marzo 2010, n.66, può stipulare convenzioni ovvero accordi comunque denominati con soggetti pubblici o privati, volti ad affidare in uso temporaneo zone, impianti o parti di essi, bacini, strutture, officine, capannoni, costruzioni e magazzini, inclusi nei comprensori militari”.
Quindi, a soggetti privati (e potrebbero anche essere stranieri?) viene concessa la possibilità di entrare in aree militari attive e gestirne parte di esse?
“Avendo letto il decreto, ho chiesto nelle passate settimane cosa i miei colleghi 5 Stelle pensassero nel merito degli articoli (164 comma 3 e 211 commi 2 e 3) in cui leggevo quantomeno delle problematicità. La risposta è stata vaga – spiega Alessandra Ermellino, esponete M5S e membro della Commissione Difesa alla Camera – tuttavia sono riuscita a strappare un’audizione e ho deciso, avvisando prima il capogruppo Russo, di presentare un emendamento soppressivo dei due commi. Sebbene il mio emendamento non sia presente nel pacchetto delle proposte migliorative al dl Rilancio, le ragioni alla base del mio intervento permangono e sono: materia non attinente con l’urgenza e con il decreto; è necessario approfondire meglio le questioni in commissione”. Dunque, secondo questa versione il rischio sarebbe quello di affidare a privati la gestione di beni dello Stato (e in particolare della Difesa), in modo poco chiaro e trasparente con tutti i problemi che questo può comportare. I dubbi riguardano anche la presenza di aziende con partecipazione estera e che quindi esporrebbero notevolmente le aree militari.
Sempre in Commissione Difesa, Wanda Ferro di Fratelli d’Italia rispetto alla norma non vede così nero. “Certo – spiega – dobbiamo capire i paletti. Ma questa cosa nasce all’epoca di La Russa come ministro della Difesa e Difesa S.p.a nacque proprio per valorizzare i beni della Difesa. Ovviamene ci devono essere dei paletti, ma il patrimonio sta crollando e dobbiamo trovare strade che siano legittime”.
Per oggi è atteso il parere sulla norma da parte della Commissione Difesa alla Camera