Un anno fa al Bataclan potevamo esserci tutti, e c’eravamo tutti. Quando vi siete svegliati la mattina, vi siete vestiti e siete usciti al freddo di Parigi per andare a lavorare o solo per fare una passeggiata, mangiando frettolosamente un croissant al burro. La sera, poi, il concerto insieme ad amici, parenti e amori. La preparazione, il trucco per le ragazze, una gonna corta ‘che fa tendenza’ e via per la serata. Ma quella era l’ultima volta, e nessuno lo immaginava.
Nessuno potevate sapere che quella sera sareste morti ammazzati da una guerra che non ha religione e non ha scopo, se non quello di terrorizzare tutti coloro che si oppongono al pensiero di chi uccide in nome di un Dio. Quando la musica si è fatta strana, non si è capito subito perché, non si è capito che erano i primi spari mentre ballavate e saltavate. Forse qualcuno si è reso conto quando ha visto l’amica/o accanto cadere in una pozza di sangue o quando ha avvertito un bruciore fortissimo dietro la schiena. Cosa era? Ti hanno sparato e non te n’eri accorto. Forse in quel momento qualcuno ha capito che era la fine, che stavate morendo tutti e che davanti a voi c’erano solo uomini stranieri che urlavano parole in arabo sparando all’impazzata contro tutto quello che si muoveva. Potevamo essere noi a piangere fino allo sfinimento dal dolore e dalla paura, potevamo essere noi quelli che escogitavano la fuga, potevamo essere noi quelli che fingevano di essere morti nel tentativo di salvarsi. Potevamo essere noi perché siamo noi la generazione del Bataclan. Potevamo essere Aurelie, Elsa, Nicolas, Guillaume, Manuel, Elif, Fabrice, Ben Khalifa, Thomas, Valeria, Eric e tutti loro. Potevamo essere noi e non lo siamo stati. Ma la verità è che hanno ucciso una parte di ognuno di noi. Di sicuro una parte di voi è stata distrutta, ma l’altra vive e si conserva dentro di noi e nessuno scontro potrà cancellarla. Vi ricorderemo per sempre come simbolo di una normalità violata e di una vita che va vissuta così com’è. Noi continueremo a vivere la nostra vita che, alla fine, è anche un po’ la vostra.