Il cerchio dell’Antimafia si stringe attorno alla massoneria. Si è conclusa la prima fase di inchiesta condotta dalla Comissione di San Macuto, sul rapporto tra criminalità organizzata e massoneria, con la richiesta formale alle obbedienze di fornire gli elenchi dei propri iscritti. L’ufficio di presidenza ha deliberato di inviare una nuova lettera al Gran Maestro della Gran Loggia Regolare d’Italia, Fabio Venzi, al Gran Maestro della Serenissima Gran Loggia d’Italia – Ordine Generale degli Antichi Liberi Accettati Muratori, Massimo Criscuoli Tortora e al Gran Maestro della Gran Loggia d’Italia degli Antichi Liberi Accettati Muratori, Antonio Binni. Tutti sono stati sentiti dalla Commissione e dovranno fornire gli elenchi degli iscritti di tutte le regioni entro l’8 febbraio, “dando priorità a quelli della Calabria e della Sicilia”, come detto dalla presidente Bindi durante la convocazione odierna.
Il grande escluso dalla lista dei massoni sembra essere Stefano Bisi, Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia, che già nell’ultima audizione, in qualità di testimone, aveva rifiutato di consegnare tutti gli elenchi alla Commissione. Il motivo del diniego era legato all’impossibilità di diffondere i dati sensibili dei suoi confratelli, quali appartenenze culturali, filosofiche o inclinazioni sessuali, come previsto dalle legge del 2003 sulla privacy.
Non è chiaro quali scadenze siano state formalizzate al Goi, ma se le varie obbedienze non rispettassero i termini di consegna potrebbero scattare le ispezioni della Guardia di Finanza presso le loro sedi e il sequestro degli elenchi richiesti, in particolare quelli degli iscritti in Sicilia e Calabria. Come è noto, infatti, la Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie ha la facoltà di procedere alle indagini ed agli esami con gli stessi poteri e le stesse limitazioni dell’autorità giudiziaria.
Dalle due regioni meridionali è partita l’inchiesta della Commissione Antimafia alla luce delle indagini della procura di Reggio Calabria, nella cosiddetta operazione “Mamma Santissima”, insieme all’attività investigativa condotta dal procuratore di Palermo, Teresa Maria Principato, sulla sospetta presenza di logge massoniche all’interno del territorio trapanese e nello specifico a Castelvetrano, feudo del boss latitante Matteo Messina Denaro.
In Sicilia gli iscritti al Goi sono 2208 mentre in Calabria 2635. “C’è storicamente una forte presenza in Calabria se pensiamo che la prima loggia massonica è stata fondata a Girifalco in provincia di Catanzaro”, aveva spiegato Bisi in audizione lo scorso 18 gennaio di fronte ai membri dell’Antimafia.
Proprio su questo legame territoriale è arrivata una conferma dall’ex Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia, Giuliano Di Bernardo, sentito dalla Commissione il 31 gennaio. Di Bernardo, entrato a 22 anni nella massoneria, è stato al vertice del Goi sino all’aprile del 1993 quando decise di dimettersi dall’incarico in seguito ad un’indagine aperta dall’allora procuratore di Palmi, Agostino Cordova. “Vedo oggi ripresentarsi le stesse condizioni del 1992, quasi fosse una fotocopia. Allora Cordova mi fece pervenire la richiesta di avere gli elenchi di tutti i massoni calabresi motivandola col fatto che in molti reati erano presenti dei massoni – ha riferito Di Bernardo all’Antimafia – e io dopo una lunga riflessione diedi disposizione di consegnare gli elenchi dei confratelli calabresi”.
Dalle verifiche fornite dall’ex pm Cordova era emerso che i massoni della Calabria avevano connessioni con i loro confratelli del nord Italia, facendo da ponte per conto della ‘ndrangheta, interessata ad espandere i suoi interessi nel cuore economico del Paese. “Quella che allora era un’intuizione di Cordova a distanza di 20 anni è una realtà – ha detto l’ex Gran Maestro Di Bernardo – ma quell’inchiesta si fermò lì e nonostante ci fosse la possibilità di fare chiarezza venne fatta morire”.
Un passaggio inquietante nell’audizione del Gran Maestro Di Bernardo ha riguardato Licio Gelli, Gran Maestro della loggia venerabile della P2, e il momento in cui vennero sequestrati gli elenchi della loggia segreta. “Io credo ci sia un altro documento con oltre 3 mila nomi e su questo ho delle evidenze, una volta il segretario personale del Gran Maestro Battelli mi informò del fatto che una sera Gelli si era presentato da lui portandogli un librone con tutti gli iscritti. Battelli divenne paonazzo e disse al suo segretario personale: è qualcosa di assolutamente grave e pericoloso per l’Italia quello che ho visto”.
I prossimi giorni saranno decisivi per conoscere l’esito della richiesta fatta dalla Commissione Antimafia. Solo la Gran Loggia Regolare d’Italia, unica obbedienza riconosciuta dalla Gran Loggia d’Inghilterra dopo la fuoriuscita dal Goi del Di Bernardo, ha già fatto sapere di essere disponibile a fornire gli elenchi. Mentre sul Grande Oriente d’Italia, che vede al suo interno oltre 22.000 iscritti, pendono le più grosse aspettative.