Nuova sassaiola contro la polizia nella tendopoli di San Ferdinando in Calabria. La tensione è salita dopo che l’area è stata dichiarata zona rossa per la presenza di 15 migranti contagiati dal covid. Questa decisione ha scatenato la reazione degli immigrati che vivono nella struttura, circa 260, che a causa della positività al virus rilevata tra alcuni di loro, non possono lasciare l’area per andare a lavorare. Dopo aver abbattuto i cancelli, i residenti nella tendopoli (quasi tutti africani che lavorano nei campi), hanno iniziato a lanciare pietre, bottiglie in vetro e altri oggetti verso gli agenti schierati. Sarebbero due i poliziotti feriti.
“Ancora violenza a San Ferdinando. Questa mattina nuova sassaiola contro i poliziotti, due colleghi della scientifica sono rimasti feriti. Adesso basta, siamo stanchi – ha dichiarato Franco Maccari, vice presidente nazionale del sindacato Fsp Polizia di Stato – Ad un collega che stava riprendendo con il cellulare è arrivato un sasso sullo schermo. Ci sono stati attimi di panico perché il collega aveva difficoltà a respirare. Un altro, invece, è stato ferito al piede da un masso appuntito. Questa situazione è oramai arrivata al limite. Cancelli abbattuti, inferriate divelte, sassi, scatolette e bottigliette d’acqua contro i colleghi. Il Ministro Lamorgese cosa pensa di fare. Deve forse scapparci il morto?”, ha concluso.
Duro anche Valter Mazzetti, segretario generale Fsp: “Non abbiamo più parole per commentare lo sfacelo assoluto che la totale incapacità politica in tema di gestione dell’immigrazione sta causando in questo momento di emergenza sanitaria. Non ci sono più parole adatte, neppure per esprimere la solidarietà ai colleghi che puntualmente subiscono sulla propria pelle gli effetti nefasti di una finta accoglienza, le cui problematiche vengono lasciate sulle loro spalle come meri problemi di ordine pubblico. Oggi solidarietà agli appartenenti alle forze dell’ordine vittime della sassaiola avvenuta alla tendopoli di San Ferdinando, nel Reggino, durante la solita, ennesima rivolta contro le restrizioni imposte dalle norme anticovid. Risultato? Agenti feriti e soggetti che dovrebbero essere ristretti potenzialmente in grado di fare come gli pare e piace. Ai cittadini viene chiesto di continuare a fare sacrifici pesantissimi per colpa del virus, ai poliziotti di continuare a rischiare la pelle per tutelare la salute pubblica, ma in certi posti tutto va a rotoli e l’emergenza sanitaria svela una volta di più le lacune di un sistema politico che chiacchiera tanto e fa pochissimo”.