Urla Allah Akbar e accoltella un militare. Uno yemenita di 23 anni, Mahamad Fathe, ieri mattina ha accoltellato un soldato in servizio alla stazione centrale di Milano nell’ambito dell’operazione “Strade sicure”. Tra le prime dichiarazioni rese al pubblico ministero dopo l’arresto, l’uomo avrebbe ammesso di aver compiuto il gesto nella speranza di rimanere ucciso durante l’azione per “raggiungere il paradiso di Allah”.
Lo straniero ha atteso che il caporale degli alpini, il 34enne Matteo Toia, voltasse le spalle per salire sul mezzo di servizio e colpirlo con due fendenti alla gola e alla schiena. L’uomo é stato bloccato subito dopo dai colleghi del militare. Una volta immobilizzato e disarmato delle forbici usate nell’azione, lo yemenita ha scandito il grido “Allahu akbar” mentre il militare, immediatamente soccorso, ha riportato tagli superficiali alla schiena e al collo.
Segnalato dalla polizia tedesca per “simpatie islamiche”
Secondo i primi accertamenti lo straniero era giunto in italia nel 2017 proveniente dalla Libia con l’ormai consolidato sistema dei “traghettatori di risorse”, quindi assegnato ad un centro di Bergamo. Prima della conclusione dell’iter per l’ottenimento dello status di rifugiato, Fathe si era allontanato alla volta della Germania da dove aveva ricevuto l’espulsione e una segnalazione della polizia tedesca per “simpatie islamiche” venendo riportato in Italia. Inviato al centro di Mantova per la prosecuzione dell’iter burocratico per la richiesta di asilo, gli era stato assegnato un permesso di soggiorno temporaneo, ma lo yemenita era ugualmente fuggito dalla struttura per recarsi alla stazione centrale del capoluogo lombardo.
Fermato la notte precedente all’aggressione
Nella notte precedente l’aggressione al militare, Fathe era stato fermato da una pattuglia dei carabinieri poichè notato su una pensilina mentre, brandendo una penna, minacciava gli astanti urlando frasi sconnesse. All’arrivo dei militari aveva opposto resistenza al controllo e immobilizzato con lo spray al peperoncino. Portato in caserma é stato denunciato a piede libero per violenza e resistenza a pubblico ufficiale. Ma tornato libero, alle 11 ha aggredito il soldato.
Nei confronti del 23enne yemenita le accuse sono di attentato per finalità terroristiche o di eversione, tentato omicidio e violenza a pubblico ufficiale. La segnalazione delle autorità tedesche per i legami con il mondo islamista hanno indotto il pool antiterrorismo di Milano, guidato dal pm Alberto Nobili, a svolgere accertamenti sui trascorsi dello straniero per comprovare eventuali collegamenti con cellule terroristiche.
Il precedente
Quello di ieri non è il primo caso di aggressione nei confronti dei militari ed agenti impegnati a garantire la sicurezza del nodo ferroviario milanese. Nel maggio 2017, il 21 enne italo-tunisino Tommaso Hosni, armato con due coltelli, aveva aggredito un agente della Polfer e due militari venendo subito arrestato. Nel dicembre 2018, Hosni è stato condannato in appello a 5 anni e 8 mesi di carcere per tentato omicidio, lesioni e resistenza col vizio parziale di mente. Quest’ultimo accertato da una perizia psichiatrica richiesta dal difensore. Le simpatie del giovane per l’Isis, manifestate sul profilo Facebook con diversi post, in mancanza di reali collegamenti con cellule terroristiche, non valsero a sostenere l’accusa di terrorismo internazionale che venne di fatto archiviata.