Manca poco, il voto al referendum è ormai alle porte. Questa settimana non sono mancati i colpi di scena. Sia da una parte che dall’altra è stata messa in campo l’artiglieria pesante. Il premier Matteo Renzi non si ferma, corre da nord a sud per la campagna elettorale, parla ai giovani e continua a difendersi da alcune sue presunte dichiarazioni considerate dagli avversari poco ortodosse. Durante un comizio nel sud Italia, infatti, ha definito ‘accozzaglia’ i sostenitori del ‘No’, ritenendoli disorganizzati per mancanza di proposte alternative alla riforma. Dopo l’indignazione dell’opposizione ha rettificato, scusandosi a suo modo del termine utilizzato, ma senza cambiare la sua opinione e utilizzando anche un po’ di humor, gradito poco. Il leader del Movimento 5 Stelle, Beppe Grillo, non si è risparmiato. In un video pubblicato su Facebook ha definito “killer” chi spinge per il ‘Si’ alla riforma. L’ex comico ha invitato i cittadini al voto, allertando sulla possibile presenza di una dittatura, non detta, che farebbe diventare l’Italia schiava delle multinazionali europee e non solo. Una provocazione che non è piaciuta. In tempo reale si è creato un interessante faccia a faccia tra lui e il presidente Renzi che, dal suo ufficio, ha prontamente risposto con lo stesso social screditandone il pensiero, ritenendo tutto una farsa per difendersi dallo scandalo delle firme false che ha visto coinvolto il partito pentastellato. D’altronde, Renzi questa settimana ha festeggiato i 1000 giorni di Governo. Dal suo canto tutto va bene e questa riforma costituzionale non può che aggiustare ciò che manca. Come spalla c’è il ministro Boschi, autrice della riforma, che a parte qualche presenza televisiva, ha preferito continuare nel giro delle piazze, andando all’estero per spiegare le ragioni del Si agli italiani che vivono fuori. Tuttavia, quello che sembrerebbe rimanere più austero è il ministro Alfano, impegnato con il referendum quanto con le questioni di sicurezza del nostro Paese che, in vista delle feste natalizie, ha bisogno di maggiori controlli, visto anche quello che sta succedendo in Francia con le minacce terroristiche. Dall’altra parte Salvini e Meloni ritengono che i politici che voteranno ‘Si’, vogliono difendere la casta, non il popolo che invece voterà ‘No’. Per loro, come per Berlusconi votare ‘No’ a questa riforma permetterebbe di mandare a casa il presidente Renzi e darebbe la possibilità ai cittadini di vivere in democrazia e scegliere un leader eletto con regolari elezioni. Certamente, non sembrano essere parole dette a caso, vista anche la nascita di movimenti come ‘C’è chi dice No’, organizzati e sostenuti da quella parte di cittadini che Renzi ha sempre pensato di prendere: il mondo antagonista. Per questo, il 27 a Roma ci sarà una manifestazione dove è prevista un’ampia partecipazione anche da altre regioni. Organizzati pullman, megafoni e striscioni, domenica i manifestanti marceranno al canto di #cacciamoRenzi.
Quello che si vede è caos, tanto caos. Chi protende per il ‘Si’ promette un futuro migliore al Paese, un’occasione di crescita importante che non lascia spazio alla vecchia politica, permettendo all’Italia di rivestire il primo posto in Europa e in molti settori. Chi invece vuole il ‘No’ spiega che questa riforma non aiuterà il Paese ad andare avanti in meglio ma che anzi, si ritroverà schiava dell’Unione Europea e non ci saranno tutti quei giovamenti economici che tanto vengono sperati. Il fiato rimane sospeso, i mercati sono altalenanti e l’incertezza dilaga. L’Istat si pronuncerà pochi giorni dopo il voto, solo così sapremo in che modo questo referendum si riverserà nella vita reale del Paese. Intanto, aspettiamo.