Professor Giampiero Di Plinio, docente di diritto pubblico all’Università di Pescara, cosa pensa del referendum costituzionale previsto per il 4 dicembre?
“Penso che sia cosa buona e giusta per noi e l’Italia e per questo voterò Sì”.
Si spieghi.
“Questa riforma cambia il sistema politico, passando da una democrazia dell’inciucio a una democrazia maggioritaria, del popolo. I cittadini fino a oggi hanno votato un programma e un partito che per un motivo o l’altro nel tempo si sono modificati scendendo a compromessi”.
Un cambiamento drastico. Quindi questa politica non ha mai funzionato secondo lei?
“Negli anni ’90 siamo passati da una Costituzione economica spendacciona a una più rigida. Oggi abbiamo bisogno di fare delle scelte, scegliere comporta anche a rinunce. Ma per scegliere bene c’è la necessità di avere un governo stabile in grado di mettere in ordine il bilancio. Questa riforma consente di fare scelte responsabili. La vecchia politica ha funzionato finché a potuto e ha funzionato solo quando ha avuto capi autorevoli, ma non sono poi così tanti. Se continuiamo così rischiamo di avere un sistema tripolare che va contro al Paese. Perché dove manca il potere entrano altri poteri”.
Può fare un esempio?
“Certo. Se avessimo avuto un Senato delle Regioni, ad esempio, probabilmente il referendum delle Trivelle non ci sarebbe stato”.
C’è chi pensa che verrano sconvolti molti degli articoli della costituzione, lei cosa ne pensa?
“Il punto è che la riforma farà del Senato qualcosa di diverso dal Parlamento. L’unico articolo che è cambiato è il 55, segnando la fine del bicameralismo perfetto. Gli altri sarebbero soltanto modificati in relazione a questo. Potrei pensare che chi dice No a questa riforma dica invece sì ai vitalizi che per forza di cose verrebbero ridotti una volta ridimensionata la vecchia politica”.
C’è anche chi pensa che se passasse la riforma l’Italia darebbe più potere all’Europa di scegliere per noi.
“Io credo che non sia assolutamente così, anzi. Il premier Renzi è stato il primo che è riuscito ad opporsi a decisioni prese in Europa. E mi lasci dire che se le cose continuano così non ci sarà più l’Europa che conosciamo. Ne sono l’esempio il Brexit, l’Ungheria e anche la Germania che sta sviluppando al suo interno movimenti populisti contro la Merkel”.
Ma perché votare sì?
“Io non sono un politico e non dico a nessuno di votare qualcosa per interesse, io sono uno scienziato ed è un dato empirico la riuscita di questa riforma. La politica deve pensare prima di tutto a riformare se stessa e questo referendum non è che una buona base, un terreno fertile per andare avanti”.