Scarcerato per un errore di identificazione uno degli agenti ai domiciliari per gli ormai noti fatti nel carcere di Santa Maria Capua Vetere. E potrebbe non essere l’unico a vedersi revocare l’arresto.
La prossima settimana, infatti, il Tribunale del Riesame valuterà la posizione di un altro agente.
“I detenuti giurano di averlo riconosciuto nonostante indossasse il casco, ma è proprio questo che non torna nell’accusa- spiega a Ofcs Report l’avvocato Ernesto De Angelis, che difende anche l’agente già scarcerato- il mio assistito dipendeva dall’Istituto di Santa Maria Capua Vetere e solo gli uomini della penitenziaria arrivati da Secondigliano e Avellino erano in tenuta anti sommossa, con scudo, manganello e casco. Quindi quello indicato dai detenuti, nonostante avesse il casco, non può essere lui”.
Potrebbe quindi allargarsi il numero dei poliziotti estranei alla vicenda tra gli arrestati.
Uomini della penitenziaria sbattuti senza batter ciglio in prima pagina come “mostri” da un quotidiano locale. Esposti alla gogna mediatica, sulla base di riconoscimenti avvenuti da parte di detenuti che forse trovandosi improvvisamente dall’altra parte della barricata hanno pensato bene di togliersi qualche sassolino dalla scarpa.
Come potrebbe essere avvenuto a Giuliano Zullo, l’agente scarcerato ieri che operava nel settore pacchi e colloqui e potrebbe aver rotto le uova nel paniere a qualcuno, magari proprio rovistando in quei pacchi.
Ma sull’accaduto non una riga sul quotidiano locale di Caserta. Magari avevano finito il toner. O gli si è inceppata la stampante. O forse la foto di servizio di quell’agente sbattuta in prima pagina giorni fa con tanta solerzia, spacciata per foto segnaletica, insieme a quelle degli altri colleghi, è finita in qualche cassetto della redazione e non si trova più. Chissà.
Fatto sta che sul quotidiano “Cronache di Caserta”, non v’è traccia dell’errore di persona, costato all’agente di polizia penitenziaria, Giuliano Zullo, 55 anni, sposato e tre figli, dieci giorni di arresti domiciliari e la gogna mediatica per le presunte violenze nel carcere di Santa Maria Capua Vetere dello scorso anno.
“Presunte”. Anche se i garantisti a giorni alterni, sempre a favore di telecamera e spesso ad uso e consumo social, obiettano che c’è un “video vergognoso”. Vero. Ma in quel video è difficile riconoscere i volti dei poliziotti, coperti dai caschi. E per questo bisognava andarci cauti con le accuse.
Chi ha sbagliato pagherà. Lo ribadiamo con forza. Ma dopo essere riconosciuto con certezza e dopo un regolare processo. Perché le fustigazioni sulla “pubblica stampa” sono degne dei Paesi sudamericani tanto quanto le presunte violenze che sarebbero avvenute nell’istituto di pena campano dopo le rivolte dei detenuti “seccati” dai provvedimenti anti Covid.
Ora Zullo potrà rientrare in servizio. Lui quel giorno non c’era, era di riposo. Lo ha accertato il Gip del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere.
Un “errore di identificazione”. I sei detenuti che lo avevano riconosciuto dal video si erano sbagliati.
Ma la dignità di una persona perbene, di un onesto servitore dello Stato, per certa stampa manettara e sempre pronta a puntare il dito contro le divise non vale neanche una rettifica, un trafiletto.
Gogna mediatica, ma anche approssimazione nelle indagini, come sottolinea Francesco Laura, vicepresidente dell’Uspp: “È incomprensibile che, dopo 14 mesi di attività investigativa, si sia arrivati a richiedere per il collega una misura restrittiva così importante, quando sarebbe bastato verificare dai fogli delle presenze che lui non era in servizio e, quindi, che non avrebbe mai potuto essere protagonista di quei fatti”.