Lo Stato senza potere, le mafie sempre più forti, sono questi i temi principali delle serie televisive più note che rischiano di essere emulate da grandi e piccoli. Negli anni abbiamo visto attori vestire i panni di potenti uomini e donne a capo di clan mafiosi e forti organizzazioni criminali. Basti pensare a fiction come Romanzo Criminale prima e Gomorra dopo. Fiction si fa per dire, perché non sono che il risultato di romanzi ben scritti, di varie documentazioni che hanno spiegato al grande pubblico delle realtà esistenti che ancora si muovono nel nostro Paese. Pubblicità, magliette, suonerie del telefono e così via, negli anni hanno portato queste produzioni alle stelle. Non solo notorietà quindi, ma soldi, tanti soldi. E bisognerebbe chiedersi se sia veramente il caso di guadagnare sulla morte di molte persone.
Morti ammazzati, morti di droga, debiti e scontri tra clan. Città contaminate dalla mafia, distrutte dalla loro stessa reputazione, diventano così panorama di un mercato, questa volta legale, quello televisivo. Napoli, Roma, centri turistici e popolari che ospitano milioni di ragazzini, moltissimi dei quali si innamorano del personaggio di Genny in Gomorra o del Dandi in romanzo criminale, attratti da sceneggiature ben scritte e che ben raccontano anche quanto facile sia guadagnare soldi con la mafia. Una violenza continua, fatta di pistole e botte, un esasperante corsa al potere di clan che non hanno scrupoli verso nessuno.
Le armi, la droga, le donne e i contanti facili hanno attratto sempre più ragazzini coinvolgendoli spesso in simulazioni insensate e molto spesso andate a finire male. Basti pensare al recente omicidio della giovane ragazza romana, Sara Di Pietrantonio, strangolata e data alle fiamme dal suo ex fidanzato. Sembrerebbe uno strano caso che solo qualche giorno prima in tv su Sky andava in onda la puntata della seconda serie di Gomorra, dove uno dei protagonisti, Ciro di Marzio, uccide nello stesso modo la moglie a seguito di una lite. Casualità, certo, che però fanno riflettere.
‘Da grandi poteri derivano grandi responsabilità‘ recita lo zio di Peter Parker, il super eroe Spiderman, per rimanere in tema, ed è questo che ha la televisione, poteri e responsabilità. Qualità entrambe nate insieme a questa scatola negli anni 60, quando l’analfabetismo si combatteva con programmi in tivù o quando il Carosello riuniva le famiglie per divertirsi. Una scatola che nasceva con l’intento di insegnare qualcosa. Adesso sembra di capire che molte cose sono cambiate ma una resiste agli anni e alle generazioni: l’atteggiamento di fiducia che il telespettatore ha nei confronti di ciò che guarda.