“Siamo stanchi di vedere bare di 40 centimetri nelle chiese, di vedere palloncini volare, di fare applausi a bambini che non ci sono più ma soprattutto siamo stanchi di essere presi in giro”. Rabbia e speranza animano Fabio Mazzei, padre della piccola Ginevra: quattro anni e mezzo, affetta da due anni da una neoplasia cerebrale. Fabio e la sua famiglia abitano a Melito di Napoli, comune confinante con il più noto Giugliano. Siamo in piena Terra dei Fuochi.
Da novembre a oggi sono morti di tumore otto bambini nei territori inquinati tra la provincia di Napoli e Caserta. Compreso un neonato di appena 7 mesi deceduto a inizio dicembre. A testimoniarlo l’urlo di dolore e di protesta delle mamme e dei papà coraggio, arrivato di fronte la prefettura di Napoli lo scorso 6 febbraio. Cittadini vittime della Terra dei Fuochi si sono riuniti in un presidio davanti la sede prefettizia per chiedere di essere ricevuti dal governatore della regione Campania, Vincenzo De Luca. Donne e uomini che pretendono verità e chiarezza sullo stato delle bonifiche e sullo screening sanitario nelle zone colpite dall’inquinamento ambientale.
“Vogliamo capire se in questa terra è ancora possibile fare delle bonifiche, altrimenti ce ne andremo non fuori dalla regione ma dall’Italia”, continua Fabio Mazzei che non nasconde la rabbia verso chi, forse in malafede, continua a raccontare la “favola” sullo stile di vita malsano, come fattore scatenante delle patologie tumorali. Il tutto dimenticando le sostanze tossiche sprigionatesi nell’aria per via dei numerosi roghi, o ancora la contaminazione del suolo a causa dello sversamento illecito dei rifiuti nelle campagne, sino al sotterramento (intombamento) di quelli speciali.
Il piano bonifiche. Il programma 2007-2013 per la Campania, cofinanziato dal Fondo europeo di sviluppo regionale, prevedeva anche misure di ripristino dei siti contaminati nella regione con uno stanziamento di 140 milioni di euro. Ma a oggi, come denunciato già in passato da attivisti e comitati locali, risultano certificati dall’Ue solo otto milioni, dei quali non è chiara quale sia stata la destinazione finale. Il nuovo piano per il periodo 2014-2020 è ancora in fase di discussione tra le autorità regionali campane e l’Unione europea, anche se non ha ancora avuto l’avallo dello stesso governo italiano.
Inoltre pende sempre sull’Italia una procedura di infrazione aperta dall’Ue (2007/2195), che richiama Roma per non aver adottato tutte le misure necessarie valide ad assicurare un sistema adeguato e integrato di gestione dei rifiuti in Campania. Nei giorni scorsi si è avuta notizia di un decreto di ingiunzione al pagamento, inviato da Bruxelles, causa scadenza avvenuta nel 2016. Più tempo passa più le sanzioni aumentano, per di più senza affrontare quella che non è più un’emergenza ambientale e sanitaria ma un male radicato in un pezzo di quella terra.
“Nelle ultime settimane siamo andati a tanti funerali, temo che le vittime tra i bambini siano più di otto”, spiega Marzia Caccioppoli, presidente dell’associazione “Noi Genitori di Tutti”, che fa parte della “Rete di cittadinanza e comunità” nata per rappresentare i cittadini della Terra dei Fuochi. Marzia ha perso suo figlio Antonio nel 2013 a causa di un glioblastoma multiforme, un tumore cerebrale molto aggressivo che colpisce in età adulta e solo in rarissimi casi durante l’infanzia: il piccolo Antonio è morto all’età di dieci anni.
“Quando andai all’ospedale pediatrico Gaslini di Genova, dopo una biopsia a cielo aperto, il medico mi chiese dove vivessi – continua Marzia – perché questa è una patologia riconducibile a fattori ambientali, presenti nelle aree radioattive del Giappone. Allora non conoscevo la Terra dei Fuochi e mi ero spostata, dal centro di Napoli a Casalnuovo, per fare respirare a mio figlio un’aria sana e pulita, lontana dallo smog cittadino”.
Quattro anni dopo la morte di Antonio, Marzia e i familiari delle piccole vittime della Terra dei Fuochi continuano la loro battaglia in difesa dei bambini colpiti da patologie tumorali. Il sogno di Marzia è che l’associazione “Noi Genitori di Tutti”, fondata insieme a don Maurizio Patriciello, possa un giorno supportare anche quei minori che presentano disagi di tipo sociale. “È solo l’inizio di una lunga lotta”, assicura Marzia.