“Non credo che Renzi intraprenda alcunché contro il testamento biologico. Con lui al governo non ci sono state interferenze sul testo”. A dirlo, in un’intervista a Ofcs Report, è Mina Welby, 79 anni, co-presidente dell’Associazione Luca Coscioni, da sempre in prima fila per la battaglia politica per la legalizzazione dell’eutanasia al fianco del marito Piergiorgio.
Dopo 10 anni di dibattito il Parlamento ha approvato, in prima lettura, la legge sul testamento biologico. Come giudica il testo?
“È un buon testo, scivoloso in certi punti, che va certamente migliorato. Spero si riesca ad ottenere questo con la discussione al Senato e intensificando la collaborazione con l’Associazione Luca Coscioni”.
Ora toccherà al Senato fare la sua parte. Non teme che Renzi potrebbe approfittare di un tema divisivo come il Testamento Biologico per far cadere la legislatura e tornare al voto?
“Sì, ora tocca il Senato. Non credo che Renzi intraprenda alcunché contro il testamento biologico. Con lui al governo non ci sono state interferenze sul testo. Semmai potrebbero succedere altri intoppi che anticipano la fine della legislatura. Non mi pare divisivo un ddl che ha oltre il 70% di cittadini favorevoli. Cercheremo di spingere per avviare presto la discussione al Senato, proponendo emendamenti per migliorare il testo e far promulgare una buona legge sull’ultima parte della nostra vita, per essere liberi fino alla fine”.
Nel biotestamento si fa riferimento alla possibilità per il medico di “non staccare la spina”. Quali sono i rischi per i pazienti con l’obiezione di coscienza?
“Non è esattamente espresso in questi termini, bensì dice che il paziente non può chiedere atti contro la legge, contro la deontologia medica. Io dico che una legge deve regolamentare non proibire. Per quanto riguarda l’obiezione di coscienza non può essere generalizzata in ogni caso, inoltre le strutture sanitarie, Asl e ospedali devono garantire un servizio effettivo”.
Non crede che questa legge che dice No all’accanimento terapeutico e Sì alla possibilità di rinunciare a tutte le cure non sia già, come sostiene l’onorevole Binetti, una forma di “eutanasia compassionevole”?
“Oggi viene effettuata in molti casi l’eutanasia compassionevole, come dice la Binetti. Lei, usando la parola eutanasia, vuole falsificare l’atto di non inizio o interruzione richiesto di terapie, che sono futili e inutili per un miglioramento della vita del paziente. Infatti è l’articolo 32 della Costituzione a tutelare il nostro diritto all’autodeterminazione. Semmai potremmo chiamare eutanasia passiva, sempre praticata, il rifiuto e l’interruzione di trattamenti sanitari”.
Quindi non vi basta il testamento biologico, ma andrete avanti per introdurre l’eutanasia in Italia, giusto?
“Vorrei una regolamentazione su tutti gli ambiti del termine della vita. Questo ddl considera solo una parte. Con la proposta di legge di iniziativa popolare, firmata da oltre 67.000 cittadini italiani, vogliamo dare anche la possibilità di scelta a casi particolarmente gravi che richiedono aiuto per una buona morte, come si dice in tedesco, cioè, l’eutanasia”.
La Cei parla di legge “omicida” e le strutture cattoliche chiedono di essere esentate dal rispetto delle Dichiarazioni anticipate di trattamento. Cosa si sente di replicare?
“Il Disegno di legge approvato in prima battuta alla Camera non ha nulla a che fare con l’eutanasia. Chiedo alla Cei di considerare ciò che dice l’articolo 2278 del catechismo cattolico (l’interruzione di procedure mediche onerose, pericolose, straordinarie o sproporzionate rispetto ai risultati attesi può essere legittima. In tal caso si ha la rinuncia all’accanimento terapeutico. Non si vuole così procurare la morte: si accetta di non poterla impedire. Le decisioni devono essere prese dal paziente, se ne ha la competenza e la capacità, o, altrimenti, da coloro che ne hanno legalmente il diritto, rispettando sempre la ragionevole volontà e gli interessi legittimi del paziente, ndr). Non voglio essere irrispettosa e mi fermo qui”.
In quanti fino ad oggi vi hanno chiesto aiuto per poter seguire la strada di Dj Fabo e Davide Trentini e poter morire in Svizzera?
“Non ho il numero esatto, ma arriviamo a poco meno di 300 persone, con nominativi precisi, quindi, non contando chi non si qualifica”.
Con il testamento biologico queste persone crede che rinunceranno all’eutanasia per chiedere di staccare la spina qui in Italia?
“A mio avviso con la nuova spinta che questo ddl può dare alla legge 38/2010 sulle cure palliative, fin qui poco applicata, si potrebbe dare speranza a molti cittadini, se le amministrazioni sanitarie regionali decidessero di rispettarla. Per molti anche la sedazione profonda terminale potrebbe essere una speranza in più per una morte non dolorosa e umana. Potrebbero esserci forse meno richieste ma con il passare del tempo”.
Pochi giorni fa ha accompagnato Davide Trentini in Svizzera. Ci può raccontare come ha vissuto emotivamente questa esperienza e se è in procinto di accompagnare altre persone?
“Accompagnare una persona per raggiungere la meta dove termina il percorso della propria vita ed esserne consapevole mi ha richiesto una preparazione psicologica. L’elaborazione l’ho fatta in modo molto semplice: durante la vita tutte le persone fanno lo stesso percorso. Nessuno mai pensa a un evento che potrebbe causare la fine, l’arrivo alla meta. Per me è stato di grande esempio di forza interiore la mamma di Davide, quando lo ha salutato. È indescrivibile. Mi ha dato la forza per affrontare il viaggio in modo sereno. È stato un percorso di vita, di aiuto e di sostegno a Davide, per superare l’ultimo ostacolo alla serenità e alla sua vacanza, come diceva. Certamente sono disponibile ad accompagnare ancora altre persone se me lo chiederanno”.
@PiccininDaniele