Continua la tournée degli antifascisti itineranti. Questa volta a essere coinvolta è stata Torino dove, presso l’hotel Nh in corso Vittorio Emanuele, si è tenuto un’incontro elettorale del segretario di Casapound Italia, Simone Di Stefano.
Il corteo organizzato dal centro sociale Askatasuna, è partito intorno alle 20 dalla stazione di Porta Nuova e ha percorso un lungo tratto di corso Vittorio Emanuele paralizzando il traffico. La manifestazione, a cui partecipavano circa 500 antagonisti molti dei quali a volto coperto e con caschi integrali, è degenerata poco dopo il suo inizio per il tentativo dei soliti antifascisti di forzare lo sbarramento delle forze dell’ordine. Dopo una breve carica di alleggerimento, la polizia ha comunque azionato gli idranti contro i facinorosi per allentare la pressione sugli sbarramenti predisposti.
I manifestanti, dopo una precipitosa fuga, si sono ricompattati di fronte allo sbarramento delle forze dell’ordine e, scandendo slogan antifascisti, si sono cimentati nel lancio di petardi, fumogeni e pietre e all’indirizzo dei poliziotti. Dopo un lungo fronteggiamento, il corteo è ripartito per fermarsi poco dopo all’incrocio tra corso Mediterraneo e corso Vittorio, facendo nuovamente fronte a polizia e carabinieri. Dopo un fitto lancio di bottiglie da parte degli antagonisti, quattro agenti di polizia sarebbero rimasti feriti. Gli scontri sono proseguiti intorno alla stazione di Porta Susa, le cui uscite sono state tutte chiuse dopo i primi tafferugli.
In corso Inghilterra il corteo ha ripreso la marcia rovesciando cassonetti e devastando un cantiere vicino alla stazione ferroviaria. Qui i manifestanti hanno distrutto le recinzioni a protezione, continuando nel lancio di pietre all’indirizzo delle forze dell’ordine che hanno risposto con un lancio di lacrimogeni. Alcuni agenti sarebbero rimasti feriti dallo scoppio di bombe carta.
Solo verso le 22 il corteo si è avviato verso il quartiere Vanchiglia e nel centro città e ritornata la calma.
Il panorama desolante nella zona degli scontri presenta reti di cantiere, dissuasori e cestini dell’immondizia divelti, petardi e bottiglie rotte a terra, il tutto frutto della fiera lotta antifascista.
Nel frattempo su siti di area antagonista si scrive: “Quando qualcuno picchia un fascista il castello di carte crolla. Diventa palese che impedire a questa gente di fare il bello e il cattivo tempo è possibile, che non occorre passare per le urne o per chi sa quali interpretazioni sociologiche, basta fargli pagare il prezzo delle loro arroganza”.