L’intensificarsi dei flussi migratori degli ultimi anni ha evidenziato l’accentuarsi di un fenomeno, quello dei minori stranieri non accompagnati, quei giovanissimi che ogni mese sbarcano sulle coste italiane.
Secondo i dati raccolti da Unhcr su 154 mila migranti arrivati nel 2015, 12.360 sono minori che hanno intrapreso il viaggio da soli e che rappresentano oggi l’8% sul totale degli arrivi. Se il 2014 è stato l’anno con il più imponente flusso di sbarchi sulle nostre coste, è nel 2015 che si è registrato un considerevole aumento della presenza di minori stranieri non accompagnati in Italia che sono ad oggi 11.921 (+ 13,1% secondo i dati del ministero del Lavoro). Sono soprattutto giovani maschi egiziani (23%), albanesi (12%), eritrei e gambiani (10%), con un’età compresa tra i 15 e i 17 anni.
In Italia il problema della gestione di questi minori è strutturale. Il Tribunale per i minorenni di Catania così come la Prefettura di Palermo hanno già denunciato la difficile situazione in cui si trova oggi la Sicilia, regione che ospita la più alta percentuale di minori stranieri non accompagnati (il 36,6%). Le strutture sono sotto sforzo, quasi al collasso, e gli operatori assunti a seguito del bando nazionale per l’attivazione del Sistema Sprar relativo al 2014, sono mal pagati o non percepiscono stipendio. L’ovvia conseguenza è che i servizi offerti ai minori sono ridotti al minimo e in molti finiscono ammassati in Centri non idonei, diventando numeri: un lunghissimo elenco di numeri.
L’Europa ancora una volta resta a guardare. Le barriere interne che con tanta difficoltà erano state abbattute sembrano, ora più che mai, fortezze inespugnabili per questi giovani e giovanissimi.
Un preoccupante allarme è stato lanciato a gennaio da Europol e riguarda la scomparsa di molti di questi minori dalle strutture di accoglienza. I dati sono inquietanti. Sono 10mila i giovani migranti che risultano irreperibili dopo essere riusciti ad entrare in Europa. In Italia, secondo le informazioni fornite dal ministero del Lavoro, sono letteralmente svaniti nel nulla 6.135 minori solo nel 2015. Ed è un fenomeno in fortissima crescita. Brian Donald, capo dell’agenzia di intelligence europea, ha evidenziato come la criminalità organizzata riesca a trarre dalla debole posizione dei minori che viaggiano soli e senza documenti, un vorticoso giro di affari che frutta migliaia di euro.
Molto spesso questi giovani, se non riescono a saldare il debito economico contratto per pagare la traversata, vengono rapiti e sfruttati dagli stessi trafficanti di esseri umani. Il costo del viaggio, che varia tra i 1.500 e i 3.000 dollari, è molto elevato e non tutti possono permetterselo. Molti minori si indebitano e i trafficanti arrivano ad utilizzarli come “scafisti involontari”, obbligati a chiamare da un telefono satellitare quando si arriva in acque internazionali o incaricati della distribuzione delle razionate bottigliette di acqua durante il viaggio. Nella maggioranza dei casi questi minori sono inconsapevoli del reato che stanno commettendo oppure vengono ricattati con minacce nei confronti della famiglia d’origine. Questi giovani, che finiscono nelle carceri minorili per favoreggiamento della immigrazione clandestina, quasi sempre non hanno consapevolezza delle proprie azioni, impossibilitati a rifiutare o ignari del reato che stanno commettendo.
Accade anche che questi minori decidano di “scomparire” volontariamente. In Italia sono soprattutto i giovani egiziani, i somali e gli eritrei a fuggire dai centri prima accoglienza istituiti dalle autorità competenti. La maggior parte di loro rifiuta di essere identificato a causa delle norme imposte dal Regolamento di Dublino che impone di presentare la domanda d’asilo nel primo paese d’Europa in cui si arriva. La conseguenza di ciò è una situazione paradossale per paesi come l’Italia e la Grecia – i più oberati dai flussi migratori – che accolgono domande d’asilo di migranti che non vorrebbero nemmeno presentarle. Questa misura, insieme al disperato bisogno di guadagnare denaro, porta molti minori a fuggire. Se l’aspirazione della maggior parte di loro è quella di proseguire il viaggio verso i Paesi del Nord Europa per ricongiungersi a familiari o ad amici, per altri rimanere significa divenire facile preda della criminalità organizzata che sfrutta la minore età dei migranti perché per legge italiana i minori di 14 anni non sono perseguibili.
Secondo un dossier del 2015 di Save the Children, sono i minori egiziani ad essere i più esposti. Troppo spesso finiscono nelle intricate maglie dello sfruttamento lavorativo fiorente nei mercati generali dell’Italia centro meridionale o sottopagati, con orari di lavoro usuranti, negli autolavaggi, nelle pizzerie e nelle frutterie. Un discorso ancora più tristemente diffuso riguarda le minori nigeriane che decidono di partire abbagliate dalla prospettiva di un futuro migliore ma che vengono presto inserite nei circuiti della prostituzione e della schiavitù sessuale. La disillusione per loro comincia già nella prima fase del viaggio, quella attraverso il Niger, in cui iniziano le prime violenze, i primi stupri.
Anche se la maggior parte dei minori proviene dall’Africa subsahariana (fatta eccezione per l’Egitto), con il protrarsi del conflitto in Siria molti provengono da quell’area e stanno cercando un’alternativa di vita al conflitto che dilania la loro terra. La guerra, combattuta sul territorio siriano, ha visto il futuro di milioni di bambini spazzato via in pochissimi anni.
Chi sceglie di affrontare la traversata in mare verso l’Italia, invece, paga un prezzo altissimo. In Libia, Paese in cui lo stato di diritto è assente, le milizie gestiscono i centri di detenzione dove gli stranieri sono sottoposti a maltrattamenti, violenze e sfruttamento.
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