Le tensioni al confine tra la Striscia di Gaza e Israele non sembrano placarsi. Lo stato maggiore dell’esercito ebraico, infatti, ha disposto lo spiegamento di ingenti rinforzi che verranno destinati al comando meridionale.
Blindati e mezzi cingolati sono già stati spostati nel sud del Paese e, come anticipato da fonti dello Shin bet israeliano (i servizi di sicurezza interni) hanno contribuito, di concorso alle truppe appiedate, a rintuzzare i soliti tentativi di sfondamento posti in essere dalle migliaia di palestinesi che, come ogni venerdì di preghiera, hanno inscenato nuovamente la violenta protesta contro le forze israeliane.
L’Israel defence force si è quindi preparata con largo anticipo ad affrontare i vari scenari che i terroristi di Hamas hanno preparato, con il concorso attivo di alcune centinaia di emulatori dei “martiri” che potrebbero costituire la vera minaccia per le truppe israeliane.
Già ieri, nel corso della giornata si sono susseguiti i soliti lanci di pietre e palloncini incendiari da parte di decine palestinesi che agivano con la copertura di una spessa nube di fumo nero provocata dal rogo di pneumatici.
Nel pomeriggio di oggi, mentre a Gaza sfilava una parata di aspiranti martiri inscenata dalla Jihad islamica, gli scontri si sono ripetuti e due palestinesi hanno perso la vita mentre lanciavano cocktail molotov contro i militari israeliani.
L’intensificarsi delle violenze nelle ultime 48 ore smentisce di fatto le dichiarazioni di Yahya Sinwar, uno dei leader di Hamas che in un’intervista pubblicata sul quotidiano israeliano “Yedioth Ahronoth”, aveva parlato dell’opportunità di un cambiamento radicale nei rapporti con lo Stato ebraico. Secondo quanto riportato, per Sinwar “una nuova guerra non interessa a nessuno, certamente non é il nostro interesse”.
Sarà, ma lungo la linea di demarcazione che divide i due popoli, le violenze continuano a mietere vittime e feriti da entrambe le parti e sono incalcolabili i danni provocati dagli incendi scaturiti dal folle lancio di palloncini e aquiloni incendiari. Alla luce degli avvenimenti, Yahya Sinwar non pare essere certamente un personaggio di spessore nel panorama dell’organizzazione terroristica palestinese e le sue parole, cadute nel vuoto, sono sembrate più un tentativo di mascherare le reali intenzioni di Hamas piuttosto che tendere la mano al nemico di sempre.