Benjamin Netanyahu torna in Africa dopo 22 anni. Nella sua missione il premier israeliano, nei giorni scorsi, è stato accompagnato da una delegazione economica di circa 70 uomini d’affari, a sottolineare la sicurezza di Israele del grande potenziale economico del continente.
L’Africa è considerata attualmente dal governo di Tel Aviv un’ area di un’importanza strategica, economica e miliare, benché le relazioni tra i due paesi negli ultimi decenni sono state tese. Un esempio sono le guerre tra Israele e i suoi vicini nel 1967 e nel 1973 che hanno portato le nazioni del nord Africa a sollecitare gli stati africani sub-sahariani a interrompere i legami con Israele.
Uganda, Kenya, Rwanda, Etiopia hanno costituito lo scenario complessivo di cinque giorni che ha carpito il principale interesse del premier israeliano. Il discorso pronunciato al Parlamento etiope, tuttavia, resta memorabile. I colloqui qui affrontati sono essenzialmente di carattere economico e di sicurezza, coadiuvati dall’intento israeliano di stringere accordi di cooperazione nel campo spaziale.
In questa fase della missione si è sottolineato l’appoggio dell’Etiopia, nel tentativo di far assumere ad Israele lo status di “osservatore”, status concesso ad alcuni paesi non africani che desiderano impegnarsi con l’Unione Araba. Questa organizzazione diventerebbe in tal modo un importante alleato diplomatico per Israele in quanto l’Etiopia, come ricordato in questi giorni da più parti, inizia nel 2017 un mandato biennale come membro non permanente del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Nella missione il premier ha voluto ricordare la lunga notte di Entebbe in Uganda quando tra il 3 e 4 luglio del 1976 il trentenne colonnello Yonatan Netanyahu, comandante del reparto di élite dell’ esercito israeliano, commando Sayeret Matkal e al tempo stesso suo fratello, perse la vita in un blitz delle forze armate israeliane volto a liberare cittadini israeliani ed ebrei ostaggi nelle mani di 8 terroristi.