Schivo, solitario, riservato. La descrizione di Mohamed Lahouaiej Bouhlel, franco-tunisino 31 enne, presunto attentatore di Nizza, potrebbe rispecchiarsi in quella del classico lone wolf, il cui profilo è stato oggetto di analisi delle intelligence di mezzo mondo. Sposato, padre di tre figli e in procinto di separarsi l’uomo, residente nella zona nord di Nizza, lavorava come fattorino. Era noto alle forze di polizia per alcuni reati minori e nel marzo scorso sarebbe stato condannato per violenza.
La sicurezza francese ha comunicato che il nominativo di Bouhlel non era inserito in alcuna lista dei soggetti pericolosi. Motivo in più per dare peso all’ipotesi che il franco-tunisino abbia agito in solitudine e non come membro di una cellula operativa.
L’ipotesi più accreditata potrebbe essere quella di una miscela esplosiva creatasi dalle condizioni familiari di Bouhlel unite ai proclami di indottrinamento da parte dell’Isis che più volte hanno esortato i veri credenti a riconoscersi negli intenti del Califfato e a colpire l’Occidente ovunque si trovino e con ogni mezzo. Quindi una sorta di valvola di sfogo, ma anche una volontà di credere in uno scopo, in un fine che possa riabilitare l’individuo. Forse può essere questa l’esatta chiave di lettura adatta alla personalità del terrorista franco-tunisino.
La ferocia con cui è stata condotta l’azione, ma anche la determinazione dimostrata sono segnali che inquietano l’Occidente che, anche in questo caso, si è trovato impreparato a gestire una nuova forma di tattica terroristica. Ma agli osservatori più attenti non può sfuggire il collegamento tra la dinamica messa in atto a Nizza e quella che nei territori occupati e Israele da 14 anni è pressoché d’uso quotidiano. La propaganda del terrorismo filo-palestinese, infatti, invita ad uccidere civili israeliani usando le automobili come arma, denominando le azioni come “cars intifada”.
Nelle ultime settimane i segnali di un’offensiva terroristica in grande stile erano palesi. I comunicati dell’Isis, precedenti il mese di Ramadan con i quali si volevano fomentare anche gli animi dei credenti più tiepidi, pare abbiano attecchito da Istanbul a Dacca così come a Nizza.
Le sconfitte patite dal Califfato sui campi di battaglia sirio- iracheni hanno innescato l’attuazione del piano b, studiato dagli strateghi del terrore: la guerriglia in campo avverso. Solo in questo modo l’Isis poteva sperare di riprendere fiducia e consensi, affievolitisi proprio a seguito dei rovesci subiti in medio oriente. Solo la ribalta mediatica poteva rappresentare l’ancora di salvezza per i seguaci di al Baghdadi. E l’hanno ottenuta.
La foto di Mohamed Lahouaiej Bouhlel è stata diffusa in questo servizio di Al Jazeera