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Rifiuti, in Tunisia “spazzatura dall’Italia”: arrestato il Ministro
Rifiuti, in Tunisia “spazzatura dall’Italia”: arrestato il Ministro
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Rifiuti, in Tunisia “spazzatura dall’Italia”: arrestato il Ministro

Coinvolta un’azienda campana. Nel Paese sono finiti in manette anche altri funzionari

22/12/2020 10:12 AM OFCS Report comments

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In Tunisia arriva “spazzatura dall’Italia”. Un traffico illecito di rifiuti dal nostroPaese alla Tunisia. La notizia è esplosa nel paese nordafricano già a novembre a seguito di un’inchiesta giornalistica condotta da un tv privata locale. In Italia, però, la questione è rimasta a lungo sotto traccia (nonostante sia circolata su siti come quello curato dalla Luiss), fino a ieri quando l’ex ministro dell’Ambiente tunisino è stato arrestato proprio in seguito all’indagine sull’importazione di rifiuti dall’Italia. A finire in manette anche altri responsabili ministeriali oltre che funzionari sempre tunisini. Uno scandalo che nel nostro Paese, al momento, non sembra interessare il dibattito  politico e il mainstream.

Il Tribunale di Sousse, infatti, ha portato alla luce un traffico illecito di rifiuti di varia natura, tra cui quelli ospedalieri, tra il Paese maghrebino e l’Italia attraverso una società di servizi per l’ecologia con sede nella provincia di Salerno Anche l’Interpol, lo scorso agosto, aveva lanciato un allarme sulla crescita esponenziale di un traffico mondiale illegale di rifiuti verso paesi non in grado di trattarli e destinati ad essere sotterrati o bruciati, con tutto ciò che ne consegue in termini di inquinamento. 

Il caso di Sousse era emerso i primi di novembre, dopo la trasmissione di un’inchiesta della tv privata El Hiwar Ettounsi (clicca qui per vedere il video) proprio sull’arrivo in Tunisia, ad aprile scorso, di 70 container con 120 tonnellate di rifiuti, con altre 200 ancora in attesa di essere smistati nel porto della città prima ancora che fossero concluse le pratiche amministrative. Come dichiarato dal portavoce delle Dogane tunisine, Haytem Zanned, la società tunisina che ha importato i rifiuti dall’Italia, attiva nel settore del riciclaggio di materiali plastici post-industriali, avrebbe presentato false dichiarazioni e autorizzazioni riguardo alla natura dei rifiuti importati, vietati ai sensi delle convenzioni internazionali di Basilea e Bamako. La Soreplast tunisina, secondo quanto emerso dalle indagini, avrebbe dovuto trattare 120.000 tonnellate di rifiuti (48 euro a tonnellata, per un totale di cinque milioni di euro), ma l’8 luglio scorso i container vennero scoperti. Fu quindi ordinato di rispedirli in Italia, ma non lasciarono mai la Tunisia. 

A seguito delle rivelazioni del canale televisivo, il 4 novembre scorso il ministero degli Affari locali e dell’Ambiente tunisino ha annunciato di aver disposto l’apertura di un’indagine su un contratto concluso dalla società tunisina per l’importazione, non conforme agli standard nazionali ed internazionali, di rifiuti dall’Italia, pur senza citare il nome dell’azienda italiana coinvolta nel traffico. Il parlamentare tunisino Majdi Karbai (Corrente democratica, eletto in Italia) ha scritto per primo alla commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo di rifiuti del proprio paese. Nella missiva, Karbai avrebbe indicato il nome dell’azienda campana coinvolta, sulla base delle informazioni contenute nel reportage dell’emittente “Al Hiwar al Tunisi”.

L’indagine vede coinvolti una dozzina di personaggi di spicco e la Procura presso il Tribunale di Sousse ha già ordinato l’arresto dell’ormai ex ministro degli Affari locali e dell’Ambiente, Mustapha Laroui, sostituito ieri dal premier Hichem Mechichi con il ministro delle Infrastrutture, Kamel Doukh. Davanti all’Autorità giudiziaria dovrà comparire anche il precedente ministro dell’Ambiente, Chokri BelHassen.

Oltre che il responsabile nazionale per l’ambiente, l’inchiesta ha portato all’arresto di dodici persone coinvolte nel traffico di rifiuti che aveva il proprio punto di partenza a Napoli, dove è stato fermato un diplomatico tunisino. Tra gli arrestati vi sono alti funzionari del ministero dell’Ambiente, il titolare di un laboratorio privato e funzionari delle dogane. La vicenda ha portato anche al licenziamento del direttore generale dell’Agenzia nazionale per la gestione dei rifiuti (Anged) e ieri del ministro dell’Ambiente.

La società tunisina e il partner italiano, da quanto emerso una società di servizi per l’ecologia con sede nella provincia di Salerno, sono ora obbligati a riportare i rifiuti verso il Paese di origine, ovvero in Italia. Operazione che dovrà avvenire in collaborazione tra autorità tunisine e italiane attraverso canali diplomatici. 

 

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