Chissà se saranno state quelle oltre 1500 firme, tante, raccolte a difesa dell’ex deputato ed ex senatore calabrese a far tornare a casa, agli arresti domiciliari, Giancarlo Pittelli. Tanti nomi, personaggi politici e non, così distanti tra loro per provenienza potrebbero aver fatto pensare anche i giudici che hanno scarcerato Pittelli proprio nel giorno del suo sessantanovesimo compleanno. O se a convincere il Tribunale di Vibo Valentia saranno state le istanze presentate dai difensori dell’ex esponente azzurro, Salvatore Staiano e Guido Contestabile. Comunque, il noto avvocato calabrese ha lasciato il carcere di Melfi ancor prima che il Garante nazionale dei detenuti, Mauro Palma, venuto a conoscenza del peggioramento delle sue condizioni di salute dovuto allo sciopero della fame che da giorni aveva intrapreso, potesse incontrarlo.
E ritorna a casa, seppur sempre agli arresti domiciliari, dopo due anni e due mesi di custodia cautelare, a poche ore dall’uscita del libro“Lobby & Logge”, dove Alessandro Sallusti intervista Luca Palamara, ex presidente dell’Associazione nazionale magistrati, travolto dagli scandali sul presunto ruolo di mediatore tra le correnti della magistratura. Un libro-intervista che, per dirla alla Palamara, potrebbe far venire giù tutto. E in un passaggio ci sono le considerazioni di Palamara sulle dichiarazioni di Giancarlo Pittelli in merito alla faccenda Monte dei Paschi. Infatti, secondo l’ex deputato, David Rossi, il manager della banca senese, non si sarebbe suicidato e se fosse venuto fuori il nome dell’assassino sarebbe stato un grosso casino. E Palamara, nell’intervista, dice di sapere da chi Pittelli potrebbe aver appreso tutto ciò. E tira in ballo Giuseppe Mussari, capo ed amico di Rossi, di fatto padrone di Mps. Dunque, scarcerazione e uscita di questo libro, che potrebbe provocare un terremoto a distanza di un giorno. Certamente è solo una coincidenza, anche se la tempistica è curiosa assai.
Ma Giancarlo Pittelli, imputato nel processo “Rinascita Scott”, e coinvolto anche nell’inchiesta “Mala Pigna”, aveva già ottenuto i domiciliari, revocati lo scorso dicembre dopo che aveva scritto una lettera due mesi prima al ministro per il Sud, Mara Carfagna, in cui le chiedeva aiuto per risolvere la questione legata alle sue vicende giudiziarie, violando così le prescrizioni imposte dalla misura cautelativa. E per lui, prima di Natale, si erano nuovamente spalancate le porte del carcere. Manette rimesse ai polsi dell’ex deputato di Forza Italia e Pdl proprio da una sua ex compagna di partito. Finito sotto la scure di Gratteri, aveva trascorso già diversi mesi in carcere. E allora la lettera ad ottobre scorso alla Carfagna, la quale pensò bene di trasmettere la lettera alla Polizia. E così ha rispedito in carcere Pittelli, con buona pace del garantismo del quale si riempie la bocca lei e quelli del suo partito, che poi è stato anche quello di Pittelli. E non è un dettaglio. Perché se è vero che la misura degli arresti domiciliari vieta all’imputato qualsiasi comunicazione con l’esterno, è abbastanza curioso che si possa configurare come reato la corrispondenza con un parlamentare e soprattutto che un ministro possa considerarlo tale. Ma tant’è.
A chi abbia pistato i piedi Giancarlo Pittelli non si è ancora capito. Quello che è certo è che il Palazzo, sulla faccenda giudiziaria dell’avvocato, aveva fatto finora orecchie da mercante. Accuse pesantissime che si sono un po’ perse per strada. Nei mesi della carcerazione non uno dei suoi ex “colleghi” a fargli visita. Per Pittelli neanche uno Scalfarotto, tanto solerte con gli assassini americani del carabiniere Mario Cerciello Rega, che abbia pensato di fargli visita nelle patrie galere.
Ma pochi giorni fa la svolta. La raccolta di firme. Tante. Trasversali. Avvocati, giornalisti, cittadini, parlamentari. Politici, non moltissimi a dire il vero, ma di tutti gli schieramenti, anche se c’è sembrato di non scorgere esponenti dei Cinquestelle nelle lunga lista. Curioso anche questo.
Ma si sa, a quelle latitudini il garantismo è solo un affare di famiglia. Chi non ricorda il video accorato di papà Grillo in difesa del pargoletto Ciro e dei suoi compagni di bevute?
Tra i parlamentari che hanno firmato chi non ha dubbi è Manfredi Potenti , deputato della Lega e membro della Commissione Giustizia: “Aderire all’appello per Pittelli è stata un’azione di sensibilizzazione di molti comuni cittadini, ed anche di eletti come me, che credono ad una civiltà della giustizia”.
Appello in cui si legge: “Una carcerazione preventiva, cioè senza che l’imputato sia sottoposto a regolare processo, ai nostri occhi, come a quelli di una larga fetta di opinione pubblica appare ingiustificabile e soprattutto non coerente ad alcuni principi cardine dello Stato di diritto e della Costituzione”. E non si fa cenno alla vicenda Carfagna che riportò a dicembre l’avvocato calabrese dietro le sbarre. Meglio.
Un accanimento da dimenticare.