“La musica non si vende, si condivide”. Ne era convinto Leonard Bernstein, compositore e direttore d’orchestra statunitense di fama mondiale. E proprio come Bernstein ne sono convinti i cinque ragazzi della band Galileo che a bordo di un camion girano per le piazze della Capitale proponendo musica itinerante, dopo aver riscosso consensi in tutto il Paese con i loro concerti.
Ma ora il “battete le mano” di Jordan Trey, la voce solista della band, arriva al pubblico da un camion. Ed è da lì che parte l’emozione pura e la gente di tutte le età si ferma, ascolta, applaude questi cinque giovani intorno ai trent’anni che tengono il palco, o meglio il camion, da vere star. Ed irrompono con le loro note in mezzo al traffico delle strade di Roma. Lo stupore iniziale del pubblico improvvisato lascia subito spazio alla condivisione, proprio quella fortemente voluta ed inseguita per tutta la vita da Bernstein. Pezzi dei Queen, un tributo alla musica di Freddie Mercury. Ma non solo. Prima tappa Torre Maura lo scorso dicembre, poi Primavalle, Casalotti, Boccea. Ed è solo l’inizio. Ed è un bell’inizio quello di partire proprio da quelle periferie troppo spesso dimenticate dagli eventi culturali “ufficiali”.
“Dalla Sicilia all’Islanda con il camion per portare la musica tra la gente”, è il progetto di Jordan Trey, il cantante di Galileo, la formazione musicale nata nel 2007. Un’idea che gli frulla in testa dagli anni ’90, durante la sua permanenza a Londra. Ma che è riuscito a far diventare realtà nel giugno del 2020, grazie all’incontro con Remo Ottaviani, che ora è il direttore artistico della band. Ed anche grazie a Leandro Iorio di Studio Sound che sponsorizza gli eventi. E il tour itinerante dopo uno stop dovuto alla pandemia è di nuovo in pista per le strade di Roma.
Ma perché la piazza? “Sarebbe riduttivo dire che la nostra iniziativa nasce dalle limitazioni anti Covid imposte ai locali- spiega Jordan Trey- il disinteresse delle persone alla frequentazione dei locali parte da prima. Il business della musica è finito, anche perché è finita la vera musica. Dove sono più i Morricone? Dov’è un altro Mogol? “.
E come dargli torto? Si sono appena spente le luci all’Ariston, dove come sempre negli ultimi anni la vera protagonista non è più la canzone italiana, ma la polemica. Dalla performance di Fiorello, che vorrebbe semplicemente far ridere un Paese ormai astioso contro tutti, al “non ci sto” di Sabrina Ferilli, che forse invece ci sta tutto, passando per le conferenza stampa iniziale di Ornella Muti, che ha approfittato della vetrina sanremese per farsi un po’ di pubblicità sponsorizzando il referendum sulla cannabis. Sui giornaloni di tutto si è discusso, fuorché di musica. E non è la prima volta e purtroppo non sarà l’ultima.
E la disaffezione della gente passa anche da qui. E i locali restano semi deserti.
Ma la musica merita di più. E lo hanno capito questi cinque giovani romani, Jordan Trey voce solista della band, Marco Giuliani alla chitarra, Andrea Casali al basso, Dario Sgrò alla tastiera e Fabio Pollastri alla batteria. E se Maometto non va più alla montagna, loro hanno deciso di portare la montagna da Maometto. Col camion.
Ma c’è anche una tappa fissata in un teatro nel mezzo del loro tour itinerante. Al teatro Ghione il 27 maggio con lo spettacolo “Queen Rock History”. Intanto il “Galileo on the road” prosegue nelle piazze di Roma. Con quel camion che prima o poi da Roma approderà in Sicilia e poi su fino ad arrivare in Islanda. Perché questi ragazzi in fatto di musica la sanno lunga e la sanno anche suonare.