Una mattina mi sono alzato, Roma ciao. È primavera inoltrata, e nella Capitale c’è già una calura che rappresenta benissimo la temperatura delle urne. Si sceglie il prossimo sindaco, dopo i cinque anni di Virginia Raggi che in realtà sembrano quindici. Roma ha di nuovo la possibilità di scegliere il suo futuro, anche se le ultime volte i romani non hanno in alcun modo scelto il meglio.
A sinistra c’è Carlo Calenda, ex Confindustria, ex uomo di fiducia di Mario Monti e di Luca di Montezemolo, pariolino doc. Eh già: perché se vi fu un quartiere fedele alla sinistra (o a ciò che ne rimane) è proprio quello che lambisce le zone più “in” di quella Roma nord, di quella Roma generona fatta di circoli sul Tevere, imprenditori, palazzinari, professionisti che, un tempo, mai avrebbero potuto pensare di rappresentare lo zoccolo duro della sinistra militante. Ciò che furono Garbatella, San Lorenzo, Monteverde, San Giovanni, roccaforti della sinistra più sinistra che si può, oggi difficilmente può esprimere una personalità “popolare” in grado di offuscare gli abitanti di quelle palazzine anni ‘70 con parquet e arredamento di design che oggi invece comanda e stracomanda in quel che fu il partito del popolo.
Dall’altra parte vi è Giulia Bongiorno, leghista per modo di dire, una donna non romana che però da Andreotti a Franco Coppi il generone lo conosce tutto. E se è vero che il centrodestra – pare incredibile a dirsi ma gli ultimi dieci anni dicono questo – è in gran lunga maggioranza di certi quartieri che un tempo animarono la vita della Roma politica, del Partito, della base, del territorio, della “ggente”. La Bongiorno è anche uno tra i più ricchi avvocati del Foro e pesca i suoi consensi non strutturali anche nella ZTL del Pd, nel centro, e in quei quartieri della Roma bene, Parioli in primis, che di fronte a un “homo similis”, e cioè una personalità che proviene dagli stessi ambienti professionali, potrebbe stavolta dare del filo da torcere a chi, come Calenda, da re dei Parioli vorrebbe, via Muro Torto e attraverso il Lungotevere (sempre che Calenda non abbia il pass per la ZTL, quella del Comune, non quella del Pd) conquistare il Campidoglio e sostituirsi a cavallo al posto di Marco Aurelio, grande imperatore ma che osò sfidare i germani, aumentando l’inflazione. Dio non voglia.
Stamattina noi romani decideremo chi, e come: una sfida tra un uomo al primo mandato parlamentare (che però è stato al governo con Monti, Letta, Renzi e Gentiloni) oppure una donna che, anche lei con Fini e poi con Monti, si è “convertita”, rappresentando così, tra le Ceccardi e le Borgonzoni, forse il miglior esponente non federale di quella Lega che, se solo avesse voglia di far politica, potrebbe stavolta avere la meglio. Chissà.