Anzio, 60 chilometri a sud di Roma, 22 gennaio 1944. Scatta l’Operazione “Shingle”, sbarco alleato sulle coste laziali, il secondo in meno di sei mesi dopo l’operazione anfibia a Salerno.
La storia
Salerno ed Anzio-Nettuno, un inferno per gli anglo-americani: a dispetto di quanto si creda, infatti, la Normandia fu quasi una passeggiata in confronto all’Italia dove, per ben due volte, il rischio di essere ricacciati in mare dai tedeschi fu più che mai reale.
Se a Salerno la dura opposizione della Divisione “Hermann Goering” aveva messo in seria difficoltà le forze da sbarco, ad Anzio i tentennamenti alleati permisero ai tedeschi ed ai soldati della RSI di organizzarsi e di sbarrare al nemico la strada per Roma.
Tentennamenti che costarono quattro mesi di durissime battaglie lungo 60 chilometri, con 80 mila morti lasciati sul terreno da ambo le parti prima che Roma si fosse effettivamente presa da britannici e statunitensi.
La canzone
Quando, negli Anni Sessanta, Hollywood raccontò la Seconda Guerra Mondiale con kolossal cinematografici, il mondo della musica accompagnò pellicole iconiche quali “The Longest Day” con brani passati alla storia. Ecco, “The Longest Day” , ad esempio, fu cantato dalla superba voce franco-italiana di Dalida.
Per quanto più dura ed impegnativa, l’esperienza di Anzio partorì un film che ebbe meno successo de “Il Giorno più lungo”, pur mantenendo con un cast d’eccezione (fra gli altri Robert Mitchum e Robert Ryan). Struggente il brano dedicato, “Angelita” dei Los Marcellos Ferial.
“Angelita” prendeva spunto da una figura a metà fra realtà e leggenda. Ad Anzio si racconta ancora della piccola Angelita, orfana di guerra raccolta dai soldati britannici e poi deceduta quando il camion sul quale viaggiava finì su una mina.
La storia si ripete
Probabilmente, la bimba non è mai esistita. Tuttavia, la sua vicenda è allegoria dell’infanzia in guerra. Innocenza contro barbarie ossimoro che ancora oggi, purtroppo, si può ritrovare in tutte le guerre dalla Siria all’Ucraina, dai conflitti africani alle persecuzioni delle minoranze.
Curiosa la coincidenza della data dello sbarco, 22 gennaio, con la pressione esercitata da Kiev per ottenere maggiori armamenti. A fronte della penuria di energia e delle migliaia di sfollati dalle regioni orientali dell’Ucraina, ci saremmo aspettati maggiori richieste di generi alimentari, di combustibili per il riscaldamento non certo di carri armati. Specie in una fase di stallo delle ostilità che – a volere essere onesti – dura da prima del febbraio 2022. E’ dal 2014, infatti, che Kiev cerca di riconquistare aree prima in mano ai separatisti, poi occupate dall’esercito russo.
Lezione mai imparata. La popolazione civile che in Europa, in Asia, in Africa ed in Medio Oriente, subì la Seconda Guerra Mondiale sulla propria pelle è ancora una volta lasciata a se stessa per inseguire strategie che si infrangono contro gli scogli di una cruda realtà. E cioè che la Russia è lungi dall’essere sconfitta, che il conflitto durerà ancora a lungo e che il proseguo dei combattimenti graverà sia sulle condizioni di vita di milioni di ucraini, sia sulla quotidianità di milioni di europei il cui sostegno alla causa di Kiev rischia, dunque, di essere seriamente compromesso. E con esso la credibilità di Kiev, dell’UE e degli Stati Uniti che sostengono strenuamente la causa ucraina.
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