Attraverso la chat del canale di Telegram, dedicato al Califfato, riusciva a gestire due gruppi di propaganda in favore dell’Isis. Un sedicenne italiano di origine algerina è stato deferito all’Autorità giudiziaria dalla sezione per il contrasto al ”Cyberterrorismo” della Polizia Postale e delle Comunicazioni del Compartimento di Trieste, in stretto raccordo operativo con la Digos di Udine.
L’indagine, denominata “Ansar” dall’arabo “ausiliari”, è la prima di questo tipo a coinvolgere un minore accusato di fare proselitismo attraverso strumenti informatici e telematici ed è stata avviata nel 2016 a seguito dei monitoraggi compiuti in rete dagli specialisti della Polizia che, sul canale “Khilafah news Italia”, avevano riscontrato conversazioni dai contenuti espliciti diretti alla propaganda delle gesta dei miliziani del Califfato e all’invito all’emulazione anche sul territorio nazionale.
In particolare, il canale si occupava di tradurre in italiano i messaggi prodotti in lingua araba dai media ufficiali dello Stato Islamico e diretti ai lupi solitari intenzionati a passare all’azione in Occidente. Ma nei dialoghi tra utenti, si riscontravano anche post ancora più inquietanti in cui si chiedevano informazioni per la composizione di ordigni esplosivi e sul loro utilizzo.
In particolare, veniva pubblicata la traduzione in italiano del testo di rivendicazione dell´attentato terroristico avvenuto aBerlino il 19 dicembre 2016. L’hashtag #califfatoIT, presente in tutti i contenuti pubblicati sul canale Telegram descritto, aveva una doppia funzione: quella di indirizzare i contenuti a tutti i sostenitori e simpatizzanti dello Stato Islamico presenti sul territorio nazionale, nonché di pubblicizzare a livello internazionale la presenza di una “sezione” italiana attiva.
Nonostante la giovane età, il minore risultava in possesso di elevate capacità tecnico-informatiche, una padronanza linguistica non comune ed una approfondita conoscenza dei principali testi sacri dell´Islam, Corano e Hadith. Si dimostrava molto determinato nello svolgere un ruolo da leader e da punto di riferimento per tutti coloro che intendevano partecipare attivamente jihad. Proprio allo scopo di svolgere una seria opera di proselitismo sul web, aveva creato il canale “Stato Islamico frontiera d’Europa” con circa 60 membri, affidando ai componenti del gruppo la traduzione in varie lingue europee delle notizie reperite, allo scopo di diffonderle nel modo più capillare possibile. Proprio con l’utilizzo della piattaforma di comunicazione permetteva, quindi, una pervasiva diffusione della propaganda islamista, sino a ricoprire il ruolo di facilitatore, ovvero una figura di raccordo con le organizzazioni terroristiche internazionali, per aiutare e assistere i volontari che intendevano recarsi nei territori di guerra. Questa attività era facilitata dai contatti verso l’estero intrattenuti, anche in maniera autorevole dal minore che giungeva a rendersi disponibile a fornire aiuti concreti per raggiungere lo Stato Islamico e unirsi alle file dei combattenti del Califfato.
Ma il minorenne italo-algerino, si mostrava attivo anche nella preparazione di ordigni artigianali, attività per la quale forniva specifiche indicazioni durante le conversazioni telematiche. Nonostante la giovanissima età, il giovane si mostrava fortemente radicalizzato al punto da poter ritenere che fosse pronto a realizzare un dispositivo rudimentale per compiere un’azione presso l’istituto scolastico frequentato, iniziativa scongiurata grazie ai servizi di pedinamento che hanno consentito di agire con tempestività, sottoponendo ad un controllo lo zaino del minore dove venivano trovati diversi documenti redatti in lingua araba ed una bandiera dell’Isis.
Le perquisizioni domiciliari effettuate hanno consentito di rinvenire e sequestrare materiale informatico che, successivamente all’analisi, ha confermato quanto ipotizzato e ricostruito dagli investigatori. La perquisizione e gli accertamenti svolti sul conto del giovane consentiranno di proseguire le indagini per giungere all’individuazione di tutti i membri del canale jihadista. Il minorenne italo-algerino sarà ora avviato verso idonee strutture per un percorso di de-radicalizzazione e di positivo reinserimento nel contesto sociale.