Importante operazione Interpol contro il cryptojacking. L’ organizzazione internazionale della polizia criminale ha reso noto di avere coordinato nel sud-est asiatico una importante operazione di polizia contro una forma emergente di crimine informatico, nota appunto come come cryptojacking.
Si tratta di una forma pervasiva di attacco che sfrutta abusivamente la potenza di calcolo delle vittime, al fine di minare la criptovaluta, attraverso l’inconsapevole installazione di un programma con script dannosi che consente ai criminali informatici di accedere al computer target o ad altri dispositivi connessi a Internet. I programmi chiamati “minatori di monete” vengono quindi utilizzati dai criminali informatici per estrarre criptovaluta. L’operazione, condotta attraverso una virtuosa partnership con il settore privato ed il Cert, ha portato a una massiccia riduzione del numero di dispositivi infetti in tutta la regione, nonché ad individuare una campagna globale di crittografia facilitata dallo sfruttamento di una vulnerabilità nei router MikroTik. L’attività di intelligence è stata sviluppata e diffusa nei Paesi membri interessati tramite i report sulle attività informatiche.
Contro il cryptojacking, l‘Asean Cyber Capability Desk di Interpol ha lanciato l’operazione Goldfish Alpha nel giugno 2019.
A quel tempo, l’intelligence identificò più di 20.000 router hackerati nella regione del sud est asiatico, registrando il 18% delle infezioni a livello globale che caratterizzavano il cryptojacking come una minaccia crescente nei paesi della regione Asean. Pertanto, con il supporto del progetto Cyber Foundation di Interpol, già nel giugno 2019 si procedeva con una riunione operativa preordinata a coordinare la risposta. Durante i cinque mesi dell’operazione, investigatori del crimine informatico ed esperti di polizia e squadre nazionali di risposta alle emergenze informatiche (Cert) nei 10 paesi dell’Asean (Brunei, Cambogia, Indonesia, Laos, Malesia, Myanmar, Filippine, Singapore, Tailandia e Vietnam) hanno lavorato insieme per localizzare i router infetti, avvisare le vittime e sottoporre a review i dispositivi in modo che non fossero più sotto il controllo dei criminali informatici. Il desk Asean di Interpol ha coordinato anche lo scambio di informazioni e azioni di follow-up tra i paesi coinvolti.
Quando l’operazione si è conclusa, a fine novembre, il numero di dispositivi infetti è stato ridotto del 78% mentre prosegue a tutt’oggi l’attività diretta a rimuovere i malware dai restanti dispositivi.
Importante il supporto degli specialisti del settore privato, ad ulteriore conferma della utilità ed efficacia della cooperazione e dello scambio di informazioni per l’analisi dei casi di criptojacking, che ha condotto alla elaborazione in favore dei Paesi partecipanti di linee guida e best practices per l’attività di review di router infetti, poi pubblicate anche dal National Cyber Security Center del Myanmar, contribuendo così ad aumentare la consapevolezza sulla tipologia di minaccia e sulle misure di mitigazione.
“Di fronte ai crimini informatici emergenti come il cryptojacking, l’importanza di forti collaborazioni tra polizia e industria della cybersicurezza è strategica – ha dichiarato Craig Jones, direttore del cyber crimine di Interpol – combinando l’esperienza e dati su minacce informatiche detenuti dal settore privato con le capacità investigative delle forze dell’ordine, siamo in grado di proteggere al meglio le nostre comunità da ogni forma di crimine informatico”.