Negli anni Novanta fu il film Matrix a farci comprendere meglio che cosa fosse il Metaverso: non qualcosa di astratto ma una realtà parallela in cui le problematiche sociali ed emotive erano poste al centro di questo mondo virtuale. Nel 2024 Aaron Brancotti e Alessio Mazzolotti, massimi esperti a livello internazionale sull’argomento, nonché autori di #Metaverse Architect, lo confermano dichiarando che “la tecnologia deve porre al centro le esigenze dell’uomo altrimenti è destinata a fallire”.
A oggi, sono molte le piattaforme presenti: dalla vecchia Second Life che le persone frequentano non solo per turismo ma anche per dare libero sfogo alla propria creatività tra artisti e architetti, a Mozilla Hubs in cui da ogni parte del mondo possiamo sedere su una sala riunione con tutti i nostri colleghi. L’università Cattolica di Milano con il suo Metaversity, ideato dal professor Andrea Gaggioli, diventa avanguardia con una didattica in cui ci si immerge nel mondo reale, che sia un museo o un sito archeologico, “per apprendere facilmente la pratica della teoria!”, dichiara il docente.
Ma Metaverso significa anche inclusività cercando di aiutare in tutto ciò che è possibile l’uomo. Mazzolotti e Brancotti ci spiegano come il loro simulatore di criticità possa far comprendere agli altri le difficoltà che un portatore di handicap trova nel mondo reale o ai medici cosa prova un paziente. Le parole chiave sono “Creare Esperienze”, dalle lezioni scolastiche a situazioni di vita che possono permetterci di andare oltre i nostri traumi o blocchi. Così anche un ragazzo dislessico, ad esempio, potrà superare senza intoppi fisici e cognitivi le sue difficoltà.
Per meglio entrare in questa realtà virtuale, Apple lancerà Vision Pro, il visore destinato a sostituire lo smartphone, gli schermi tv o i pc permettendoci di fare tutto seduti sul divano di casa.
Quest’onda di entusiasmo è però accompagnata da un’ombra di criticità in cui si parla di problemi relazionali, dipendenza tecnologica, perdita del contatto fisico, perdita della propria umanità.
Per ora lasciamoci trasportare senza timore, magari ripensando a Matrix ’99 in cui si chiedeva a Neo: “Hai mai fatto un sogno tanto realistico da sembrarti vero? E se da un sogno così non ti dovessi più risvegliare? Come potresti distinguere il mondo dei sogni da quello della realtà?”. Lo scopriremo assieme, nel futuro.