di Giancarlo Tommasone per stylo24.it
Il drago si è destato e si prepara a riprendersi il primo posto del podio occupato da Seul. Stiamo parlando della Cina, che da alcuni mesi ha ricominciato a puntare sullo shipping e intende riaprire i cantieri navali che, in circa dieci anni, si sono più che dimezzati. Nel 2010 la Cina contava 239 stabilimenti, lo scorso anno erano appena 108. Colpa dei prezzi bassi, della crisi che non aveva risparmiato il volume degli ordini verso Pechino, ma anche del Governo della Rpc che aveva effettuato interventi di “pulizia” nel settore cantieristico.
Lo stato delle cose, però, dato in caduta libera fino a pochi mesi fa, sta per essere rivoluzionato e la Cina si pone all’inseguimento della Corea del Sud, che al momento occupa la piazza più alta del podio. Il gap c’è ancora, ma è destinato a ridursi: Seul guida con 5 milioni di tonnellate realizzate, 4,3 quelle cinesi. La manovra di Pechino è favorita anche dall’innalzamento dei prezzi e dal maggiore flusso di investitori registrato.
Società armatoriali che nell’ultimo periodo hanno scelto di affidarsi a unità costruite in cantieri cinesi
Tra queste anche il gruppo Onorato. A febbraio scorso l’amministratore delegato di Moby, Vincenzo Onorato, figlio del patron Vincenzo, aveva annunciato la firma dell’accordo con i cantieri Gsi per la costruzione di due nuove navi ro-pax. «Quattro navi, di cui due saranno destinate alla famiglia Onorato e le restanti a Gnv (Grandi navi veloci). L’armatore Achille Onorato annuncia un importante accordo, siglato a Pechino con i cantieri Gsi, che prevede la costruzione a Guangzhou, in Cina, di nuove unità adibite sia al trasporto passeggeri che a quello merci», recitava testuale la lettera affidata ai media per la diffusione.