a cura di Sara Novello
Lo scorso novembre membri di All-Party Parliamentary Groups (APPG) – gruppi informali interpartitici gestiti da e per i membri dei Comuni e dei Lords – hanno dichiarato che la Gran Bretagna potrebbe essere definita un “paradiso fiscale” dall’Unione Europea una volta lasciata quest’ultima.
Nel 2017 il Regno Unito non avrebbe superato il “fair tax test” a causa delle regole vigenti in UK circa le società multinazionali e le esenzioni dall’estero che hanno portato Anneliese Dodds, parlamentare laburista ed ex membro del Parlamento europeo, a dichiarare che “il Regno Unito potrebbe entrare nella lista nera dei paradisi fiscali dell’Ue”.
A confermare tali dubbi lo stesso Alex Cobham, amministratore delegato del gruppo di campagna Tax Justice Network e il direttore della ricerca, Jamie Whyte del think-tank Institute of Economic Affairs. Il Regno Unito, già impegnato a prendere parte all’iniziativa dell’Ocse per combattere l’elusione e l’evasione fiscale con il progetto “Base Erosion and Profit Shifting” (Beps), non dovrebbe modificare gli impegni presi. Ma possibili cambiamenti post-Brexit, di cui già si discute, vanno dall’abolizione dell’imposta sulle società alle modifiche all’Iva. Theresa May lo scorso anno dichiarava di essere pronta a trasformare il Regno Unito in un paradiso a basso tasso di imposte e bassa regolamentazione dopo Brexit, abbandonando l’ “European economy with European style taxation”, cioè la tassazione stile Europa.
Ad oggi, Theresa May ha fatto sapere che si impegnerà a sovrintendere un’economia a “bassa tassazione” dopo l’uscita dall’Europa. E da New York sponsorizza la sua Gran Bretagna dichiarando che “si potrà accedere a un centro finanziario, industrie, servizi a Londra che sono e saranno l’invidia del mondo. Le migliori università, istituzioni solide, un approccio solido alla finanza pubblica e un approccio coerente e affidabile a standard elevati, con una regolamentazione intelligente”. Sempre da New York, May ha annunciato che investire in Gran Bretagna dopo Brexit porterà a ogni azienda grandi vantaggi grazie a “una delle economie più dinamiche e imprenditoriali al mondo”.
L’obiettivo dell’Inghilterra, che ha già le tasse aziendali più basse dei paesi del G20, sarà quello di ridurre l’imposta sulle società al 17 % (ora al 19%) entro il 2020. Nel frattempo l’Ue incoraggia i Paesi membri ad applicare misure anti-elusione entro il 1 ° gennaio 2019, proprio alcuni mesi prima che il Regno Unito lasci il blocco.