Duecentomila euro di fondi per aiutare le associazioni locali ambientali, culturali e sportive. E’ questo il regalo di Natale della TAP al Comune di Melendugno, in Puglia, sponda prescelta per l’arrivo del gasdotto proveniente dall’Azerbaijan. Un pensiero che non tutti hanno gradito, da molti considerato solo l’ennesima mossa di TAP nella partita a scacchi sul territorio salentino.
Siamo a San Foca, frazione del Comune di Melendugno, a poco più di 20 km da Lecce. Su queste spiagge bianche dovrebbe sbarcare il gasdotto TAP., Trans-Adriatic Pipeline, l’ultimo tratto di un’unione energetica chilometrica che completerebbe, per 870 km (di cui 104 sotto l’Adriatico), il collegamento con l’origine del corridoio: l’Azerbaijan. Il Southern Gas Corridor, 3500 chilometri totali che comprendono il TANAP (Trans Anatolian Natural Gas Pipeline) e l’SCP (South Caucaus Pipeline).
Un progetto che va avanti dal 2008 è che finora non ha ancora visto il via, bloccato tra attese di finanziamenti e opposizione delle istituzioni locali. Ma, sotto le feste, la società TAP, ha voluto riconciliare il progetto con i cittadini e il territorio e ha dato vita a TAPStart, un concorso a premi destinato ad associazioni senza scopo di lucro, dedicate alla vita culturale, ambientale e sportiva di Melendugno. Una riconciliazione in gran parte fallita, come ci racconta Gianluca Maggiore, del Comitato No TAP: “Abbiamo scoperto che una buona metà di questi progetti che sono stati finanziati, sono nati con intenzioni politiche e hanno tra i loro vertici esponenti del TAP”.
Tra queste in prima linea ci sarebbe la Pro Loco San Foca, contro la quale, già nel 2014, si mosse l’associazione dei commercianti di San Foca in seguito alla richiesta di un finanziamento a TAP per lo sviluppo di un turismo legato al golf (http://www.lecceprima.it/politica/operatori-san-foca-sconfessano-pro-loco-gasdotto-tap-progetto-marine-melendugno.html). Una vicinanza con il progetto del gasdotto che non era piaciuto alle istituzioni locali, da sempre schierate compatte contro la TAP.
Tra i progetti vincitori anche chi si è ritrovato per caso a partecipare al concorso, come l’Associazione amatori di Melendugno, che ha prontamente ribattuto sulla sua pagina Facebook e annunciato la rinuncia ai 20.000 euro stanziati: “La domanda di partecipazione al bando è stata presentata da soggetti non autorizzati a farlo e che hanno agito a titolo personale, senza la preventiva necessaria autorizzazione dei componenti della squadra. Non solo. L’intera rosa è contraria a questo modus operandi di TAP e non ne condivide le finalità. La Società, dal canto suo, tende a precisare che già ben prima dell’esito del bando aveva deciso di non accettare l’eventuale erogazione di denaro”.
Anche altre Onlus, come l’Associazione Erik Carrozzo (dedicata al giovane ragazzo scomparso nel 2013 a causa della leishmaniosi), starebbero pensando di prendere le distanze dal concorso e rinunciare al finanziamento. Impossibile trovare notizie sulla Legalmente RigenerA.T.I., associazione vincitrice grazie ad una app per la segnalazione dei rifiuti. “Fino a pochi giorni fa non esisteva, nessuno sapeva cosa fosse” , racconta Maggiore. “Inoltre – precisa Maggiore – esiste già un’applicazione simile, che ha ricevuto il finanziamento della Provincia di Lecce nel 2015 (SCRAP – scatta il rifiuto, nda)”.
Così come un curioso caso risulta l’Associazione di tiro al volo. “A Melendugno nessuno conosce i suoi soci, molti non sono nemmeno di qui”, aggiunge Maggiore.
Anche un’altra associazione è finita sotto la lente del Comitato, quella legata all’Università del Salento che cura i progetti di archeologia preventiva per conto di TAP. Visti questi collegamenti, tra le ipotesi del Comitato No TAP sul perché di questo concorso, emerge una ragione chiaramente politica: “A maggio si vota a Melendugno e l’impressione è che ci sia in corso un finanziamento elettorale per avere delle istituzioni più morbide con il gasdotto. Visto che quelle che ci sono ora sono sempre state contrarie al progetto, il tentativo è di ammorbidire i cittadini e di far salire in Comune qualcuno più malleabile”.
Intanto, i lavori del gasdotto non sono mai iniziati, come precisa Maggiore: “Molti terreni non sono stati acquisiti formalmente. L’unica zona chiusa è quella in cui ci dovrebbe essere il pozzo di spinta per il microtunnel. Ma esistono solo degli alberi circondati, ancora in attesa dell’autorizzazione all’espianto”.
TAP ha chiesto una nuova proroga e i finanziamenti annunciati, compreso quello più recente della BERS, la Banca Europea della Ricostruzione e Sviluppo, rimangono sulla carta. Circa quindici giorni fa la denuncia per irregolarità inviata dal Comitato è tornata indietro “perché la modalità di prestito è ancora in studio”.
La situazione economica azera fa sì che Baku debba cercare finanziamenti per ultimare il corridoio energetico. Nel 2016 l’Azerbaijan ha infatti slegato la sua moneta dal dollaro, e il manat ha perso un terzo del suo valore. Inoltre, il movimento altalenante del prezzo del petrolio / prezzo del gas, mina la solidità dell’economia azera.
L’economia salentina è altrettanto bloccata. Le aziende che hanno ricevuto gli appalti iniziano a battere cassa, mentre i cittadini hanno dovuto smitizzare il guadagno facile. “Vi pagheremo un sacco di soldi i terreni” tuonava TAP ad inizio progetto, come ricorda Maggiore. “Poi la gente si è informata e ha capito che poteva guadagnare 80/90 centesimi a metro quadro (come scrive Repubblica nel settembre 2015, nda). Ci sono persone che per servitù di passaggio si sono viste pagare 50 euro”.