“Negli oltre 8 mila comuni ci sono poco più di 350 parchi, inclusivi o meno, che hanno almeno una giostra accessibile. Una percentuale che non arriva nemmeno al 5% della copertura nazionale”. A sostenerlo è Marco Rasconi, presidente della Uildm, Unione italiana lotta alla distrofia muscolare, in un’intervista a Ofcs Report.
Come nasce il progetto “Giocando s’impara” e quali risultati ha raggiunto?
“Giocando si impara è il nome del progetto sostenuto dalla Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare per la realizzazione di parchi gioco inclusivi nelle comunità locali. Dotare le aree verdi di giostre adatte ai bambini con disabilità motorie significa innanzitutto rispondere al bisogno di costruire relazioni. Giocare insieme permette di fare amicizia, maturare affetti e crescere come adulti consapevoli. Un giorno mentre eravamo al parco di Legnano mi hanno fatto vedere un’altalena accessibile e ho pensato: se uno di 37 anni si diverte così immagino un bambino di cinque anni cosa può provare. Da lì l’idea del progetto che ha l’obiettivo di dotare più parchi italiani possibili con giostre inclusive. Noi raccogliamo dei fondi e proponiamo all’amministrazione comunale di raddoppiarli. Quindi ci rivolgiamo alle fondazioni bancarie e al territorio per triplicare l’impegno. Fin qui abbiamo raccolto circa 42mila euro con gli sms solidali, ma con l’effetto comunicativo ci auguriamo di ampliare l’intervento”.
Sui parchi giochi accessibili quali sono i dati a vostra disposizione?
“Secondo i dati a nostra disposizione la situazione in Italia è imbarazzante. Negli oltre 8mila comuni ci sono poco più di 350 tra parchi inclusivi o parchi che hanno almeno una giostra accessibile. Una percentuale che non arriva nemmeno al 5% della copertura nazionale. Attualmente il nostro ordinamento è privo di una normativa di riferimento, e le iniziative, che pur ci sono a macchia di leopardo, sono lasciate all’intraprendenza di amministrazioni pubbliche o di privati sensibili al problema. Avere giochi alla portata di tutti i bambini significa anche far crescere la comunità della quale fanno parte, coinvolgendo famiglie, istituzioni, imprese”.
Quanto costa in media attrezzare un parco con dei giochi inclusivi?
“Il costo medio è di circa seimila euro a giostra”.
Con pochi euro quindi si potrebbero rendere accessibili tanti parchi giochi. Perché nessuno investe sui giochi inclusivi?
“Il tempo libero per le persone con disabilità è sempre stato visto come l’ultima ruota del carro, l’ultimo bisogno ed è una follia, perché è proprio nel tempo libero che l’individuo esprime tutto se stesso. Noi stiamo giustamente combattendo per l’inclusione scolastica ma anche il diritto al gioco ha la stessa valenza. A scuola come al parco si realizza il primo incontro con la diversità e non si può non cogliere che i bambini di oggi hanno una capacità di accettazione migliore rispetto al passato. Se noi lavoriamo su questo concetto di base, introducendolo nelle scuole così come nei parchi, tra vent’anni avremo una generazione che abbatterà davvero tutte le barriere”.
Possibile che gli Enti Locali quando avviano l’iter per la costruzione di un parco giochi non abbiano linee guida da rispettare per renderli accessibili?
“L’unico Comune a essersi dotato di linee guida è quello di Milano. Siamo stati interpellati per dare delle indicazioni e d’ora in poi qualunque parco verrà realizzato a Milano dovrà avere una struttura inclusiva”.
Quanti sono in Italia i ragazzi con distrofia muscolare?
“Ne nascono uno ogni diecimila, ma non bisogna limitarsi alle distrofie, nel senso che le patologie neuromuscolari e le lesioni midollari se vai a sommarle sono numeri molto grandi. Le giostre inclusive non sono destinate solo a loro ma anche ai papà, che debbono poter giocare insieme ai loro figli disabili. La vera rivoluzione è smettere di andare sulla patologia e ragionare sul bisogno”.
Come dovrebbe essere il parco giochi realmente accessibile e inclusivo?
“Per prima cosa deve essere raggiungibile non solo per chi è in carrozzina ma anche per chi ha altre forme di disabilità come quelle sensoriali. Se oggi penso di uscire di casa per andare al parco debbo prendere i mezzi pubblici che non sono accessibili. Dentro il parco è accessibile? E le giostre hanno un’accessibilità particolare? Può mio figlio con la distrofia giocare con gli altri ragazzi sulle giostre? L’accessibilità vuol dire per prima cosa vivibilità”.
Il tema dell’inclusività è molto sentito soprattutto nella scuola. Secondo un’inchiesta di Ofcs Report ci sono 100mila docenti disabili che ogni giorno vivono un’odissea per poter andare a lavoro. Che idea si è fatto di questa realtà?
“Il mondo della scuola è pieno di criticità ma anche di buona volontà per superarle e le persone che insegnano sono l’esempio più bello. Il problema vero è che spesso le scuole sono abbandonate”.
Come pensa che si stia comportando il governo sul tema della disabilità e cosa chiede alle istituzioni?
“Stiamo cercando di ragionare su taglio dei fondi sulla non autosufficienza. Molte persone ne hanno bisogno e la platea è stata giustamente allargata ma vanno aumentate anche le risorse altrimenti diventa la solita guerra fra poveri. Noi abbiamo una speranza di vita molto più alta ma rischiamo di vivere in una situazione di alta criticità sociale. Di pari passo va l’intervento che chiediamo al Governo sui Lea, i livelli essenziali di assistenza. Ad oggi Regioni e Comuni si occupano di assistenza garantendo un minimo che è differente e questo non possiamo permettercelo. Le persone debbono poter viaggiare ovunque in Italia senza avere il problema di ricevere un adeguato sostegno”.
@PiccininDaniele