Dopo mesi di gelo e minacce, Russia e Turchia tornano a parlarsi. A compiere il primo passo è stato il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, con una lettera indirizzata al suo omologo russo, Vladimir Putin, nella giornata nazionale della Russia, lo scorso 12 giugno. Un rapporto complicato quello tra Mosca e Ankara, ulteriormente incrinatosi dopo l’abbattimento di un bombardiere russo da parte di due F 16 turchi mentre era in volo al confine con la Siria. Una vicenda che ha scatenato numerose rappresaglie da parte russa che hanno messo in serie difficoltà la Turchia facendole rischiare l’isolamento. Prima della crisi, i due paesi avevano legami molto stretti, soprattutto sul piano energetico e turistico. Un interscambio da milioni di dollari, con l’ambizione di raggiungere, entro il 2023, la cifra record di cento miliardi di dollari nel volume degli scambi commerciali. Proprio dal turismo inizierà il riavvicinamento.
“Voglio iniziare con la questione del turismo. Noi stiamo revocando le restrizioni amministrative in questi settori”, ha detto Putin ai ministri in una riunione trasmessa in televisione. “Io chiedo – ha aggiunto – che il governo russo inizi il processo di normalizzazione del commercio generale e dei rapporti economici con la Turchia”.
Una dichiarazione a cui ha fatto seguito un comunicato di cordoglio per le vittime dell’attentato all’aeroporto di Istanbul del 29 giugno scorso. Un dialogo per ora solo telefonico, ma che presto si tramuterà in qualcosa di concreto. Nel corso di una telefonata, Putin e Erdogan, hanno ribadito, infatti, la volontà di incontrarsi al più presto. Una scelta obbligata per la Turchia, colpita al cuore della sua economia dopo l’incidente del Sukhoi russo dello scorso novembre. Ma non è solo l’economia a muovere le scuse di Erdogan.
La Turchia è nel mezzo di una crisi politico-ideologica che rischia di portare il paese all’implosione. L’Europa sembra un miraggio e l’alleanza con gli Stati Uniti vive uno dei momenti più bassi della sua storia. Ristabilire buone relazioni con una potenza come la Russia è fondamentale per la Turchia che, altrimenti, rischierebbe di trovarsi isolata.
Dopo aver rinunciato alle sue ambizioni su un regime change in Siria, Erdogan può trovare in Putin un partner strategico in grado di far sedere la Turchia al tavolo dei negoziati sul futuro di Damasco. Un riavvicinamento che va di pari passo con la normalizzazione dei rapporti tra Ankara e Tel Aviv. L’intesa raggiunta a Roma tra Israele e Turchia potrebbe segnare l’inizio di un nuovo fronte trilaterale in Medio Oriente, da cui sarebbero esclusi gli Stati Uniti, ai ferri corti sia con il governo israeliano di Benjamin Netanyahu che con Ankara. Un’occasione ghiotta per Putin, che potrebbe approfittare del rapporto di convenienza turco-israeliano per imporre la sua agenda sulla Siria e sul Medio Oriente. Un successo strategico che cementa il nuovo ruolo di potenza egemone nella regione della Russia di Vladimir Putin.