Il 13 luglio 2016 si pensava di aver peccato di presunzione affermando che Isis e Hamas avevano suggellato un’alleanza contro Israele. Sebbene supportata da fonti accreditate, l’ipotesi era forte e paventava un inasprimento del conflitto nell’area mediorientale in danno della nazione ebraica. A due mesi di distanza, l’ipotesi proposta si rivela esattamente corrispondente alla realtà. Negli ultimi giorni, infatti, Abu Bilal al Gazaui, esponente di spicco delle brigate Ezz eddine al Qassam, braccio armato di Hamas, ha suggellato ufficialmente l’alleanza con la Wilayat Sinai dell’Isis nella persona di Abed Rahman Barhame, ritenuto il responsabile di zona del Califfato. Il patto sarebbe stato suggellato a Gaza e tra i miliziani di Hamas e numerose sarebbero state le immediate e convinte adesioni al progetto.
Come prospettato in precedenza, la Striscia di Gaza è sempre stata oggetto delle mire espansionistiche dello Stato islamico che, proponendosi l’annessione della zona, auspicherebbe l’adesione al suo esercito delle migliaia di miliziani di Hamas per riuscire a contrastare l’egemonia israeliana. La creazione della provincia palestinese di Gaza, rinominata per l’appunto Wilayat Filistine, rappresenterebbe un salto di qualità dell’Isis in relazione alle promesse di supporto fornite ai palestinesi nella lotta contro Israele e fornirebbe al Califfato quella boccata di ossigeno necessaria dopo i rovesci subiti dalla controffensiva occidentale in Siria ed Iraq. L’alleanza dovrebbe preoccupare non poco l’Italia, sia per la presenza sul territorio nazionale di numerosi esponenti e sostenitori di Hamas sia, soprattutto, per la presenza del nostro contingente in Libano, in seno all’Unifil. Anche Hamas ha bisogno di rinvigorire le sue schiere, e non solo dal punto di vista dei miliziani, ma anche e soprattutto da quello del supporto economico necessario alla continuazione della lotta. Proprio in questo si inseriscono le varie Ong che, se in apparenza sono impegnate nel settore della pubblica assistenza in favore di orfani e bisognosi, vedono devolvere le donazioni raccolte soprattutto per il supporto militare alle brigate di Ezzeddine Al Qassam da parte di elementi presenti in seno alle stesse organizzazioni caritatevoli inseriti ad hoc dalla dirigenza di Hamas.
In questo l’Italia rappresenta una sorta di punta di diamante, poiché tra i primi paesi europei ad accogliere transfughi delle varie organizzazioni terroristiche mediorientali, mascherati da profughi, che dopo il loro stanziamento sul territorio nazionale, supportano i loro omologhi in Palestina con raccolte ed invio di fondi mascherati da aiuti umanitari. Il periodo si presta particolarmente alla raccolta di aiuti economici nella forma della zakat (elemosina) islamica. Infatti, in prossimità della festa del sacrificio, l’Aid al Adha, i fedeli sono soliti recarsi in moschea per le rituali preghiere e devolvere in beneficenza ingenti somme, loro malgrado, gestite non sempre in maniera trasparente. Non avendo alcun obbligo di registrazione, le somme vengono gestite dalle associazioni non governative pro-Palestina, che ovviamente inviano loro emissari ad occuparsi delle raccolte e dello smistamento del denaro a seconda delle necessità.
In questo le propaggini di Hamas in Italia si estendono da Roma a Genova e Milano, dove hanno sedi legali le maggiori associazioni a carattere umanitario che il caso vuole si avvalgano della adesione di esponenti di spicco dell’antisionismo, che in più di un’occasione hanno partecipato ad incontri, soprattutto in Libano, con la dirigenza del gruppo.