Una strategia suicida quella messa in atto da Putin e dal Cremlino. Sottovalutazione del nemico, dispersione su più fronti, mancanza di collegamento logistico, demotivazione truppe, continui insuccessi su obiettivi strategici (vedi Kiev), dotazioni insufficienti e vetuste (vds. Carri T72), carenze di comando, decisioni improvvisate da parte degli stati maggiori, sono tra le cause di quella che se non è una disfatta è certamente un brutto colpo per l’orgoglio russo.
I primi alterni risultati
All’inizio della campagna “ucraina”, l’improvvido accentramento di truppe oltre i confini di Kiev aveva fornito risultati positivi per il Cremlino. Successivamente, le armate di Zelensky avevano creato una zona di cuscinetto tra russi e ucraini. La Russia ha risposto con lo schieramento avanzato e, su più fronti, di un ingente quantitativo di truppe (giovani di leva) e armamenti (vetusti), nella speranza che bastassero a sconfiggere un nemico assai sottovalutato.
L’affondamento della nave ammiraglia Moskva, il successivo danneggiamento della fregata Admiral Makarov e quello di una nave nave russa di classe “Serna” nei pressi dell’isola dei serpenti, la dicono lunga su quello che per Mosca è l’orlo dell’abisso.
Se inizialmente la campagna ucraina di Putin doveva rappresentare un punto di forza e, oltretutto, di potenza politica, oggi si è rivelato un disastro politico e militare. Le truppe del Cremlino hanno abusato abbondantemente dei loro “poteri” di conquistatori”, provocando stragi, violenze e stupri, e non si parli delle violenze reciproche del Donbass dal 2014 ad oggi, esse rappresentano semplicemente un recrudescenza di atti inumani la cui colpa ricade su ambo le parti. Ma i russi sono andati ben oltre.
Una blitzkrieg alla vodka
Putin anelava alla blitzkrieg tedesca della II guerra mondiale ma ha fallito, incredibilmente, per le medesime motivazioni. Allungamento dei fronti, carenze logistiche, militari demotivati e, soprattutto, una sottovalutazione delle forze in campo, senza tenere conto degli sforzi della Nato per sostenere la resistenza ucraina e porre in atto una “guerra per procura”. Gli ucraini, ben consci della potenza russa, hanno semplicemente attivato una strategia di attesa riuscendo successivamente a inibire varchi anelati dai russi.
Aggressione – ritirata – attesa – contrattacco: una strategia ben nota al Cremlino poiché parte del conflitto con la Germania nazista e, infine, come estrema ratio, il ricorso alle tattiche di guerriglia. Queste la strategia messa in campo da Kiev per la sua difesa a oltranza. Il potenziale ucraino, inoltre, ha potuto giovarsi di un ingente quantitativo di missili terra aria atti all’intercettazione di aerei e missili, notevoli capacità di infiltrazione e mimetizzazione, unicità degli ordini e aiuti internazionali .
Da parte sua, il Cremlino, minaccia ritorsioni contro la Nato, denuncia un minaccia (inesistente) dalla Polonia e fa sfilare sulla piazza Rossa i missili nucleari (inerti) per mostrare alla popolazione che la Russia è ancora in vita. Inoltre, la prevista esibizione aerea alla parata di Mosca pare sia stata cancellata causa avverse condizioni atmosferiche.
Putin malato?
Tutto ciò conferma un panorama devastante per il Cremlino e, in aggiunta, indiscrezioni da fonti attendibili, parlano addirittura di un’operazione a cui Putin deve sottoporsi per un presunto tumore, forse all’ intestino. Ma l’indiscrezione non viene confermata in alcun modo da Mosca. Questo, però, potrebbe essere alla base delle decisioni ben poco assennate del presidente russo. Putin alla parata del Giorno della Vittoria sui nazisti nella Piazza Rossa di Mosca, si è così espresso: “L’Occidente si prepara a invadere il nostro Paese. Non c’era altra scelta che lanciare un’operazione militare speciale. Stiamo combattendo per la sicurezza della Russia”.
Una dichiarazione che la dice tutta dello stato confusionale che regna al Cremlino, sempre più isolato.