La pubblicazione del Daesh, intitolata Rumiyah, con riferimento all’appellativo “romani” o più semplicemente Roma, è giunta alla sua nona edizione e pare continuare ad attrarre analisti e mass media piuttosto che neofiti islamisti o lupi solitari. I contenuti della rivista, certamente forti, ricalcano le azioni dei miliziani del Califfato, i proclami degli sceicchi, le esegesi coraniche ad hoc (per uso e consumo degli adepti) e indicazioni anche abbastanza banali per arrecare danno all’Occidente infedele e incutere terrore nei lettori. I risultati di questo tipo di propaganda avocato dall’Isis, probabilmente indirizzato a scuotere gli animi sopiti dei musulmani più tiepidi, non sono certo quantificabili in termini di adesioni all’ideologia o di reclutamento, ma stupisce la semplicità dell’Isis e di al Qaeda di editare a ripetizione riviste: Dabiq, Dar al Islam, Inspire e altre, o guide del tipo Muji Guide. E’ notevole rilevare come in un momento di profonda crisi, il Califfato possa utilizzare i mezzi e il personale per concorrere ad una riscossa che, almeno in apparenza, sembra un traguardo irraggiungibile.
Il contenuto della rivista
Il contenuto dell’ultimo numero di Rumiya ricalca quello delle precedenti edizioni, con lo sprone ai musulmani stanziati in Occidente di rapire gli infedeli allo scopo di ottenere il rilascio di miliziani prigionieri, per richiedere riscatti o più semplicemente per giustiziarli e ottenere la ribalta mediatica a reclutare nuove leve. Sulla rivista viene puntualizzato che ogni tipo di azione, esecuzioni comprese, debbano essere compiute per il solo volere di Allah e questo pilastro ideologico deve sempre essere ricordato e ripetuto dagli incaricati delle azioni. Le indicazioni generali per il compimento delle operazioni riguardano gli obiettivi ideali per la presa in ostaggio di civili. In cima alla lista si trovano teatri, centri commerciali, discoteche, università e, più in generale, i luoghi affollati. Nello specifico sono prediletti edifici con molta confusione e poca luce, per ottenere il massimo vantaggio negli spostamenti durante l’azione.
Le indicazioni per compiere le esecuzioni
I sommi redattori della rivista non mancano di fornire indicazioni “essenziali” per il compimento delle esecuzioni. Viene infatti raccomandato loro di avere sempre a portata di mano un coltello per gli sgozzamenti, manette per limitare eventuali reazioni e, ovviamente, forti rumori di fondo, musica o televisione, per coprire le urla dell’ostaggio. Questa dovizia di particolari, come sottolineato in apertura, pare essere protesa più a seminare il panico tra gli ignari lettori che effettivamente rivolta al terrorista di turno. Tale riflessione si impone partendo dalla consapevolezza di confrontarci con professionisti del terrore e non dilettanti alle prime armi. La conferma viene fornita dagli ultimi atti compiuti in Europa e rivendicati dal Daesh, non più azioni complesse compiute da squadre, ma azioni di singoli che, pur provocando danni limitati, ottengono comunque il risultato voluto: risonanza mondiale e accrescimento del panico tra la popolazione. Le indicazioni sulla metodologia da impiegare da parte dei miliziani per accrescere il senso di terrore è parte di un triste copione già vissuto in Europa negli ultimi mesi.
Camion rubati, noleggiati o di proprietà da lanciare in mezzo alla folla, accoltellamenti in pubblico, attacchi suicidi, nulla più di quanto si è visto e vissuto negli ultimi tempi. A seguire, sulla rivista, articoli contenenti proclami di vittoria, di vendetta o rivendicazioni, seguiti da aforismi volti a ricordare i martiri caduti in battaglia o durante azioni suicide.
Di certo è plausibile che gli ideatori di riviste sullo stile di Rumiyah intendano infondere negli occidentali un sentimento di sopravvalutazione del nemico (sono tanti e forti) e una sottovalutazione delle proprie forze (siamo pochi e deboli). I burattinai dei mujaheddin hanno pianificato e azionato un meccanismo veramente diabolico: l’Occidente che trema ad ogni scoppio di pneumatico.