Referendum: centrodestra che dici? Sì o no?
Una riforma demagogica, che se andrà bene farà risparmiare agli italiani nemmeno il costo di un caffè e che, però, ridurrebbe sensibilmente la rappresentanza, la quale già di per sé è andata a farsi benedire dal Mattarellum in poi.
Perché questo? Perché tagliare con la forbice il numero dei parlamentari senza intervenire sulla legge elettorale avrebbe effetti devastanti sulla tenuta della democrazia.
Buona parte del Parlamento attuale è espressione di una classe politica sonoramente bocciata in innumerevoli competizioni elettorali: si pensi solo che la maggioranza attuale si sostiene grazie al voto di una sparuta pattuglia, sedicente “Italia Viva”, che:
1. è entrata al governo in quota Pd;
2. è uscita dal Pd, ma non dal governo, 48 ore dopo;
3. aveva promesso, nel 2017, se l’esito del referendum fosse stato sfavorevole di sparire dai radar della politica, di ritirarsi a vita privata.
Ebbene, nulla di tutto ciò è accaduto.
Ma non basta: in sede di discussione parlamentare, la totalità del fu centrosinistra, per tre turni di votazioni, contrario. Mentre al quarto si decise – col solo obiettivo di giustificare un cambio di campo che ha sconcertato e sconcerta tutt’ora buona parte dell’elettorato (anche quello di sinistra) – di appoggiare questa sciagurata riforma.
Tagliare il numero dei parlamentari, signore e signori, non è il tema del referendum a cui saremo chiamati a decidere tra dieci giorni. Già il Governo Berlusconi e il Governo Renzi, con due referendum (entrambi persi) provarono a ridurre il numero degli esponenti della macchina democratica, i peones insomma. Che sono tanti. Però, a differenza di quei passaggi, tale riforma si accompagnava, o meglio pretendeva di accompagnarsi, con altre riforme quali il semipresidenzialismo, la riforma dello strapotere regionale in tema di sanità e tasse (Covid 19 vi ricorda qualcosa?). Insomma: taglio dei parlamentari sì, ma accompagnato da una idea politica di riforma.
Stavolta, invece, nulla del genere: si taglia il vostro voto, il resto rimane uguale.
E perché mai? Perché mai un elettorato responsabile, la prima generazione post-Covid dovrebbe dire sì a un sistema che faciliterebbe la già abusata decretazione d’urgenza che tanti danni ha provocato al tessuto produttivo e sociale del Paese.
Domandiamo, quindi, al centro-destra: perché non esporsi, sin da subito, per un netto no, che rimescolerebbe le carte in tavola e garantirebbe una diversa maggioranza nel Paese?
Manzionanamente, parlando: ai posteri l’ardua sentenza.
L’Irriverente