Gianluigi Rosa, lei è rappresentante dell’Associazione ‘Sos Terra Montichiari’. Nei report che risultano da una vostra ricerca compare un dato quasi contrastante. Nonostante la massiva presenza di discariche, il numero dei siti contaminati è nella media provinciale. Come si spiega questo dato?
“Anche il resto del territorio è contaminato. Le polveri sottili sono al pari di quelle dell’autostrada A4.
Qui con il passaggio continuo di camion e inceneritori, tutta la provincia di Brescia è critica. Nelle prime analisi non risulta poi un dato importante, determinato in seguito dalle analisi dell’Arpa, che è quello sull’inquinamento delle prime falde acquifere. Un’aggravante per Montichiari rispetto alle zone limitrofe. Montichiari smaltisce circa 13 milioni di tonnellate di rifiuti, mentre in tutta la provincia di Brescia sono circa 70 milioni. Nella zona di Vighizzolo sono presenti 7 discariche in 2 chilometri, per un totale di 6-7 milioni di metri cubi, che pro-capite fa una cifra enorme: 560 metri cubi a testa, compresi i bambini.La situazione più pericolosa è quella della Caffaro di Brescia, che continua a produrre inquinamento. Sa come avviene la bonifica? Portano via con la terra con la ruspa fino a Montichiari. Non è una bonifica vera e propria, ma un trasporto di rifiuti. Ci sarebbero metodi innovativi per disinquinare la terra e rimetterla nello stesso punto, ma non li vogliono fare perché i costi sono elevati”.
Perché avete pensato a un progetto che si basa essenzialmente sul lavoro e sulle segnalazione dei cittadini?
“L’indagine l’abbiamo fatta pagando noi i cittadini. Farla fare tutta al Comune non ci sembrava giusto anche perché poteva significare non essere padroni dei risultati. Così abbiamo attivato una raccolta fondi. Abbiamo 40.000 euro da finire di pagare. Ma la voglia era quella di creare partecipazione e poter avere accesso ai risultati. Farla fare all’ amministrazione, di qualunque colore fosse, poteva essere un rischio. Alla fine abbiamo misurato la febbre dei nostri territori. Con un’analisi su tutte le fonti che creano inquinamento: strade, autostrade, discariche. Il territorio è stato monitorato e adesso abbiamo una visione completa. Il prossimo passo dovrebbe essere quello di un’indagine epidemiologica, che permetta di confrontare i dati sulle patologie con la mappa delle zone in cui ci sono i siti e poter così avere di fronte un paragone. La Asl finora non ha fatto nessuna ricerca a Montichiari. A Brescia qualche anno sono stati fatti prelievi del sangue a tappeto sui cittadini, per vedere se erano andato in circolo i policlorobifenili. La sostanza era stata riscontrata nei terreni circostanti la Caffaro e c’erano stati dei casi in cui era stata ritrovata nel latte materno. Oltre al blocco dei terreni agricoli, sono stati chiusi molti giardini pubblici pericolosi per i bambini, anche un campo di atletica. Perché tutta la zona riguardava una fascia di terreno sia residenziale che agricolo. Ora hanno iniziato la bonifica, ma sempre con quel metodo carica-scarica”.
Com’è possibile che discariche autorizzate creino tutti questi problemi e non rispettino le norme?
“Solitamente l’iter è sempre lo stesso. Le aziende fanno una proposta per una determinata quantità di rifiuti. Poi, una volta aperte, fanno richieste di modifiche su tonnellaggio o sul tipo di rifiuti. E’ capitato che una fabbrica chiedesse di coprire rifiuti con altri rifiuti. Operazione bloccata dalla Provincia dopo l’intervento dell’associazione. Ma non è facile stare dietro a tutti gli eventi. Solitamente le richieste di modifica cadono nei periodi morti (Natale, Ferragosto) e si rischia di perderle e non avere più il tempo per contestarle. Anche se la discarica è autorizzata, poi, abbiamo scoperto smaltitori irregolari. E’ quello che è successo con Ecoeternit. Dopo un anno e mezzo di attività si è ribaltato, casualmente, un camion sulla strada. Noi eravamo lì e c’era un carico di eternit, 4 o 5 pacchi. L’eternit non era trattato e questo va fatto perché non disperda gli inquinanti. Abbiamo chiamato i carabinieri per far intervenire Asl e Arpa. Tutto è avvenuto all’ora di pranzo, in piena estate, sotto il sole. Alle 15 è arrivata la Asl e ha giudicato il carico regolare. Poi è arrivata l’Arpa e ha sequestrato il camion. Dopo due mesi il pm Bisceglia ha sequestrato la discarica. Hanno riaperto dopo un anno, ma solo grazie a diverse modifiche. Una stima ha calcolato che il 30-40% del materiale era stoccato in maniera irregolare. Ora non è più così, ma per quello che sta sotto terra non si può più fare niente, non si può andare con le ruspe perché sarebbe peggio. Però la discarica era aperta in maniera regolare. Ci hanno sovrastato di rifiuti negli ultimi 20 anni e ora dobbiamo risolvere questioni arretrate. Fortunatamente la Regione ha valutato il nostro lavoro e un paio d’anni fa ha votato all’unanimità una legge regionale per bloccare l’apertura di nuove discariche. Ma la legge è debole, proprio perché regionale. Così gli scaricatori contestano al Tar: perché in Lombardia c’è questa norma se in Emilia Romagna o Toscana non è così? Le discariche autorizzate non sono portate avanti in maniera giusta. Una addirittura emetteva odore di topo marcio. L’abbiamo bloccata, ma abbiamo avuto una denuncia e abbiamo pagato la multa di 50.000 euro per un giorno di stop chiesta al Comune. Ma non eravamo impreparati. Avevamo il permesso della questura di fermarla. Una volta riaperto il tavolo tecnico in Provincia hanno rivisto il progetto e cambiato lo smaltimento e adesso va bene. Ma abbiamo dovuto fare tutto noi. Dopo un anno e mezzo che scaricavano hanno messo impianti di aspirazione. Questo perché i cittadini hanno fatto una richiesta e una rivolta civile. Abbiamo spinto per essere presenti ai tavoli a discutere in Provincia. Fortunatamente la regione Lombardia e l’assessore all’ambiente, hanno cercato di fare una piccola rivoluzione appoggiata dai cittadini e hanno tenuto conto dello sforzo economico e scientifico”.
Qual è la situazione con Padana Green? È l’unico progetto in ballo?
“L’apertura è bloccata per ora. Ma si va avanti a ricorsi. E’ quello che è successo con Edilquattro Bernardelli. Alla fine Lagambiente, Wwf e Regione hanno fatto ricorso al Consiglio di Stato. Noi ci siamo aggregati a nostre spese. Dopo una settimana il Consiglio ha risposto che la situazione è critica e minaccia il cittadino. Ogni volta bisogna fare di tutto per bloccare richieste di ampliamento e nuove discariche. A Montichiari abbiamo un piano cave molto ampio perché c’è una ghiaia pregiata. Però negli ultimi dieci anni l’edilizia in crisi ha rallentato le escavazioni. Così abbiamo quattro buche vuote. Una richiesta su quella buca è quella di Padana Green. Le 13 buche che erano rimaste vuote sono state riempite di rifiuti, mai coperte o riviste in altri modi. Questo anche perché chi riempiva la buca era spesso socio o proprietario di siti di smaltimento dei rifiuti. Una volta chiusa la buca e finita la discarica, partono le richieste di ampliamento. Hanno riempito la montagna verde con 5 metri di cenere. In mezzo alla campagna, con intorno i terreni agricoli”.