Gli “investimenti” culturali del governo italiano, che tenterebbe la carta della gestione diretta del settore a Bruxelles, sovvertendo gli attuali asset, puntando ad un piano europeo straordinario della cultura. Il tema che sembra stia particolarmente a cuore al presidente del Consiglio, Matteo Renzi, pare sia stato al centro, come altre trattative, del vertice con Hollande e Merkel.
Il governo sembra aver calcato la mano sull’argomento, lo dimostra anche la fretta del ministro Franceschini di diffondere due comunicati inviati in successione e a poche ore dalla conclusione del vertice. “L’iniziativa del presidente Renzi di coinvolgere Hollande e Merkel sull’idea di un piano europeo straordinario per la cultura colma un vuoto di anni nelle politiche dell’Ue“. Il Ministro, poi, sottolinea come sia “del tutto evidente il ruolo che la cultura può e deve svolgere rispetto non soltanto all’integrazione tra i paesi dell’Unione, ma più direttamente rispetto alla costruzione di una comune identità europea, miglior antidoto ai populismi nazionali e ai rigurgiti antieuropeisti”.
Fin qui le dichiarazioni formali a cui si è aggiunta l’immediata notizia di un investimento economico rilevante del Cipe con circa 70 milioni di euro per la piccola isola in cui fu ideato il manifesto europeo di Arturo Spinelli e Ernesto Rossi. Pare che a richiederlo per la prima volta sia stato il governatore del Lazio, Nicola Zingaretti. Sta di fatto che l’ex carcere di Santo Stefano, per volere di Renzi, sarà recuperato per ospitare un centro dedicato alla memoria e all’alta formazione europea e del Mediterraneo. Il processo amministrativo è già iniziato e i lavori di restauro dell’ampia struttura tardosettecentesca dovrebbero partire a inizio 2017. Lo ha confermato Franceschini con l’istituzione di un coordinamento tra le amministrazioni coinvolte (Presidenza del Consiglio dei ministri, ministero dei Beni culturali e del turismo, ministero dell’Ambiente, ministero della Difesa, Demanio, Regione Lazio, Comune di Ventotene e Ente riserva naturale statale). Entro settembre saranno avviate le procedure di affidamento delle progettazioni definitive ed esecutive, permettendo così di completare entro il 2016 le procedure autorizzative.
La linea italiana sembra chiara: demonizzare quanto fatto dalla precedente gestione Ue per puntare ad obiettivi economici rilevanti. Eppure l’Italia, che ospita il maggior numero di beni tutelati dall’Unesco, è il paese europeo che investe meno in cultura. Lo dimostrano i dati Eurostat che segnano appena l’1,1% del Pil contro il 2,2% medio dell’Ue e all’ultimo posto in Europa, dietro anche alla disastrata Grecia che spende l’1,2% del Pil. Mentre siamo al penultimo posto (questa volta davanti alla Grecia) nella spesa per l’istruzione: l’8,5% Pil con il 10,9% dell’Unione europea. Ma il Ministro sembra non badarci e avanza spedito. “In termini di risorse che di centralità nelle scelte strategiche europee, la cultura è stata la grande assente – ha detto Franceschini – Il Piano Juncker può diventare lo strumento per intervenire in molti settori, dalla tutela e valorizzazione del patrimonio culturale, al turismo legato all’arte, al finanziamento delle industrie culturali e creative. Per il titolare del dicastero ai Beni culturali, l’Europa divisa in singoli Stati è debole anche nei settori su cui unita è invece in assoluto l’area più forte al mondo: dai contenuti culturali, al cinema, all’audiovisivo, alla musica e all’arte contemporanea. “Tra i tanti effetti negativi la Brexit può spingerci a creare un unico mercato di contenuti culturali alternativo e in molti settori più forte di quello di tradizione anglosassone”. Insomma, ancora una volta la strategia sembra chiara, ed è ribadita anche in un altro passaggio del comunicato di Franceschini che rievoca il terrorismo internazionale come elemento a supporto. “Questo passaggio richiede un forte impegno dell’Ue e dei governi nazionali. Non si può più perdere tempo: il terrorismo internazionale vuole cambiare i nostri stili di vita, contrastare il dialogo tra culture e identità diverse, spingerci verso la paura e la chiusura. In Italia noi abbiamo dimostrato che questa scelta di investimenti in cultura si può fare e porta crescita è ricchezza, come si vede anche dai dati straordinari del turismo in questo 2016. Il bilancio del mio Ministero nel 2016 è cresciuto del 37% rispetto al 2015; il miliardo de Cipe per i Beni Culturali; la nuova legge sul cinema; la scelta compiuta dal presidente Renzi di accompagnare 1 euro per la sicurezza a 1 euro per cultura. Se l’Europa intera imboccherà questa strada, la forza di questa scelta diventerà dirompente e potrà cambiare davvero in tempi brevi il futuro di tutti”.
Il carcerce di Ventotene, prigione degli antifascisti.
Santo Stefano, chiuso definitivamente nel 1965, è stato uno dei primissimi edifici carcerari al mondo a essere costruiti secondo i principi del Panopticon enunciati dal filosofo inglese Jeremy Bentham. L’opera del 1795, dovuta al maggiore del Genio Antonio Winspeare e all’architetto Francesco Carpi su incarico di Ferdinando I re delle Due Sicilie, si rifà appunto alle idee di Bentham e del suo Panopticon che prevedeva che tutti i detenuti del carcere, rinchiusi nelle proprie celle disposte a semicerchio, potessero essere individualmente sorvegliati senza saperlo da un unico guardiano posto al centro dell’edificio. Attualmente l’ex carcere è in una condizione complessa, divorato com’è da salsedine e abbandono, ma è un luogo simbolico tra i più importanti d’Italia, anche in chiave di lotta antifascista