É caos scuola. Il concorso indetto dal Miur per reclutare 63.712 docenti sarà ricordato negli annali per l’altissimo numero di bocciati. Lo stesso ministro, Stefania Giannini, in un’intervista al Corriere della Sera ha spiegato che i promossi a livello nazionale saranno circa il 50% dei candidati. Per il titolare del dicastero i numeri sono in linea con una prova di selezione che ha accolto tutti gli abilitati (e non solo), dal momento che non c’era stata una scrematura preliminare. Le cifre però fotografano il clima di incertezza e di confusione che secondo sindacati e alcune associazioni di categorie è stato alimentato dal Ministero.
In Calabria per la classe di concorso di filosofia e scienze umane nessun ammesso, mentre solo in 95 su 320 (quasi un terzo) sono risultati idonei per gli orali. In Lombardia 7 tra 68 aspiranti docenti per i laboratori di scienze e tecnologie chimiche concorreranno per la prova orale. E in Sicilia il caso più emblematico: circa uno su tre ce l’ha fatta. Quello che preoccupa, e non poco, le famiglie siciliane è il numero di cattedre che rimarranno vuote: quasi 400. Di cui 25 vacanti per la cattedra in filosofia e scienze umane, dove nessuno tra i 264 candidati ha superato gli scritti. Dall’ufficio scolastico regionale fanno sapere che saranno coperte dagli iscritti alle graduatorie ad esaurimento e d’istituto. In pratica, i docenti bocciati con esperienza maturata o meno, che hanno conseguito regolarmente la tanto agognata abilitazione tramite i vari percorsi quali Sis, Pas, e l’ultima creatura ministeriale il Tfa, potrebbero andare a coprire i posti lasciati liberi, restando precari. Una beffa anche per i più giovani che hanno ottenuto il Tfa (tirocinio formativo attivo), un anno di formazione con un costo medio nazionale di 2.500 euro, e studiato mesi e mesi per prepararsi alla selezione senza alcun risultato. Un concorso pubblico che doveva finalmente stabilizzare migliaia di precari e assumere personale formato, qualificato, e abilitato si è rivelato un boomerang per i dirigenti di viale Trastevere.
“Non credo che i colleghi siciliani e non siano diventati tutti somari – commenta il segretario della Flc Cgil Sicilia, Grazia Maria Pistorino – c’è stata piuttosto una grandissima approssimazione nell’organizzare il concorso, in sei mesi era impossibile farlo”. Disagi e “imperfezioni”, come ribattezzate dal Ministero, che hanno visto ad esempio in Sicilia un’intera classe di concorso richiamata per riconoscere i propri elaborati, perché erano andati smarriti i codici di abbinamento delle prove. “Ma gli uffici scolastici regionali sono sotto organico così come il corpo docente, ci indigniamo solo quando c’è il caso mediatico ma si tratta di rimettere in moto l’intero sistema scolastico in modo serio”, continua Pistorino. Altri casi eclatanti registrati in tutto il Paese: prove svolte in maniera non regolare, piattaforme digitali malfunzionanti, commissioni intere dimissionarie e ,quindi, commissari diversi tra scritti e orali. Alla lista vanno aggiunti i compensi per i docenti, 50 centesimi a compito corretto, retribuzione poi ritoccata al rialzo dal Miur ma non ancora resa nota. Cifra striminzita se pensiamo alla responsabilità nello scegliere la futura classe docente.
La legge di riforma prevede un concorso per abilitati con le prime immissioni in ruolo da effettuare entro il primo settembre. Il termine è stato prorogato al 15 del mese, ma come spiegato da diversi esponenti sindacali il rischio è che a scuole aperte mancheranno i docenti in aula, visti anche i diversi contenziosi aperti con il Ministero. Secondo i sindacati pendono circa 4 mila richieste di conciliazione per via soprattutto della tanto contestata mobilità che ha portato migliaia di professori del Sud a trasferirsi al Nord. Inoltre si aspetta ancora la decisione del Consiglio di Stato sui ricorsi individuali presentati dai docenti iscritti da anni nelle graduatorie ma non abilitati, che hanno chiesto di poter partecipare anche loro al maxi concorso. Il “caso scuola” è ancora aperto.