Quanto e come sono sicuri i musei italiani e le opere conservate e cosa cambia con la riforma Franceschini che ha rimodulato la geografia gestionale di musei e soprintendenze? Ofcs.Report, questa settimana, conduce i suoi lettori, tra musei e siti culturali italiani per conoscere quanto è al sicuro il nostro patrimonio artistico culturale e quali sono le attività messe in campo per la salvaguardia dell’arte con la nuova riforma. Il caso dello choc termico subìto da circa quarantotto opere d’arte conservate nella Pinacoteca di Brera ha suscitato le critiche di cultori ed esperti d’arte. L’allarme era già scattato nella notte tra mercoledì 11 e giovedì 12 gennaio, quando il gelo ha mandato in tilt i climatizzatori che regolano la temperatura e l’umidità all’interno delle sale. Come risultato, un paio di quadri sono stati rimossi dalle pareti, poiché danneggiati, ed inviati al laboratorio di restauro. Le altre opere rimaste esposte, sono state ricoperte da vistosi cerotti. Il sistema di termoregolazione non ha funzionato, mentre quello di allarme ha avvertito tempestivamente l’amministrazione della Pinacoteca di Brera, che ha messo in sicurezza le opere. Se le tele sono in grado di assorbire in parte le variazioni climatiche, le tavole in legno no, creando dei micro sollevamenti sulla superficie. Il caso di Brera ha suscitato la reazione della comunità scientifica internazionale, che chiede conto di un tale problema, sollevando la questione anche per gli altri musei nazionali e locali. Non solo la termoregolazione. Sono tanti i problemi di sicurezza di un museo, secondo gli esperti, sono perfino superiori a quelli di una banca. Mentre infatti in un istituto di credito i valori sono accuratamente tenuti lontani dalla portata del pubblico, in un museo gli oggetti più preziosi sono quelli che più frequentemente sono visitati e si trovano quindi a maggior rischio, proprio perché il frequente contatto con gli utenti potrebbe portare a danneggiamenti, anche accidentali, vandalismi o altro, pur senza arrivare al furto vero e proprio.
I recenti terremoti ed eventi atmosferici hanno evidenziato drammaticamente la vulnerabilità degli edifici, spesso antichi, che ospitano musei e pinacoteche. Occorre inoltre ricordare che le opere d’arte esposte in un museo rappresentano di solito una piccola percentuale del patrimonio dei reperti, che sono invece custoditi in appositi e speciali depositi e che necessitano di protezioni, in particolare durante le fasi di apertura e chiusura, o quando accedono studiosi o addetti alla manutenzione o al restauro. Se il museo è particolarmente frequentato, si pone poi un ulteriore rischio che riguarda la sfera anticrimine ed è legato alla gestione del contante, che può raggiungere livelli significativi; soprattutto quando vengono organizzate attività estemporanee di grande richiamo, come ad esempio un’esposizione particolare. E poi c’è il presidio delle sale da parte del personale che deve tenere sotto controllo il corretto comportamento dei visitatori. Un indispensabile complemento di quest’attività è dato dall’installazione di sistemi di video sorveglianza, di solito collegati ad una sala operativa posta all’interno del museo stesso, per combinare la vigilanza dell’occhio umano con quella dell’occhio elettronico. Si dibatte dunque sul modello di gestione e sicurezza nei musei. Grazie all’impegno del Ministero dei beni culturali, in collaborazione con Icom International Council of Musem- Comitato nazionale e i Carabinieri della Tutela del Patrimonio, è stato redatto un manuale.
Cosa cambia con la Riforma Franceschini in materia di servizi museali e gestione della sicurezza?
Con l’istituzione dei Parchi Archeologici del Colosseo e di Pompei si completa una stagione di riforma organizzativa voluta dal ministro Franceschini. Niente più soprintendenze separate e pareri discordi e 10 nuovi musei e parchi archeologici autonomi distribuiti tra Roma ,Tivoli, Ercolano, Campi Flegrei, Parma e Trieste. La riforma del ministero dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo (MiBACT), varata nel 2014, è entrata nella seconda fase: le novità sono state illustrate alle Commissioni cultura di Camera e Senato dal ministro Dario Franceschini che ha annunciato una soprintendenza unica per Archeologia, Belle Arti e Paesaggio. Questo permetterà di aumentare i presidi sul territorio passando, per esempio, per l’archeologia dalle attuali 17 soprintendenze archeologiche alle nuove 39 soprintendenze unificate (a cui si sommano le due soprintendenze speciali del Colosseo e di Pompei per un totale di 41). La nuova articolazione territoriale, che secondo il ministro “realizza una distribuzione dei presidi più equilibrata ed efficiente”, ha spiegato, “è stata definita tenendo conto del numero di abitanti, della consistenza del patrimonio culturale e della dimensione dei territori”. E porterà a un riequilibrio, per cui ad esempio, “una regione popolosa come la Lombardia passerà da due a quattro soprintendenze e una come il Lazio da due a tre”. Il piano del ministro prevede inoltre la nascita di 10 nuovi istituti autonomi, tra musei e siti archeologici. “Ogni nuova soprintendenza – ha precisato Franceschini – parlerà con voce unica ai cittadini e verrà articolata in sette aree funzionali (organizzazione e funzionamento; patrimonio archeologico; patrimonio storico e artistico; patrimonio architettonico; patrimonio demoetnoantropologico; paesaggio; educazione e ricerca) che garantiscono una visione complessiva dell’esercizio della tutela, assicurando anche la presenza delle specifiche professionalità”.
Per cittadini e imprese, assicura il ministro, sarà così più semplice e rapido rapportarsi con l’amministrazione con una notevole riduzione degli oneri burocratici”. E ancora, ha aggiunto il ministro, le Soprintendenze archivistiche diventano Soprintendenze archivistiche e bibliografiche, e risponderanno alla Direzione Generale Biblioteche. Quindi potranno avvalersi del personale delle biblioteche statali. I nuovi istituti, che avranno l’autonomia e che si aggiungono ai primi 20 già noti, saranno: il Complesso monumentale della Pilotta di Parma (che unificherà in un’unica gestione la Biblioteca palatina, la Galleria Nazionale, il Museo Archeologico Nazionale); i Musei delle Civiltà nel quartiere romano dell’Eur (che unificherà in una sola gestione il Museo Nazionale Preistorico e Etnografico, il Museo nazionale delle arti e tradizioni popolari e il Museo dell’Alto Medioevo); il Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia (Roma); il Museo Nazionale Romano; il Museo storico e il Parco del Castello di Miramare a Trieste; il Parco Archeologico dell’Appia Antica; il Parco archeologico dei Campi Flegrei (Bagnoli, Baia e Bacoli); il Parco archeologico di Ercolano; il Parco archeologico di Ostia Antica; Villa Adriana e Villa d’Este a Tivoli. “La riforma è ormai a pieno ritmo ed entra nella seconda fase”, ha sottolineato Franceschini nel corso dell’audizione. I direttori dei nuovi musei e parchi archeologici autonomi saranno selezionati con un nuovo bando internazionale, esattamente come è stato per i primi 20 istituti, ha infine precisato il titolare del Collegio Romano. Queste scelte suscitano però le reazioni dei sindacati che contestano al Ministro l’idea di una riforma a costo zero in cui, al momento, non vi sono professionalità, dipendenti e funzionari tali da garantire quanto previsto dalla riforma. Inoltre non piace ai sindacati la volontà del Ministero di istituire una super agenzia che dovrebbe occuparsi dei servizi museali: dai ticket di ingresso, ai negozi e caffetterie interne. La rete museale italiana tiene conto di diverse realtà non sempre omogenee tra musei locali, poli regionali e rete dei musei nazionali. Pur riferendosi tutti agli standard e al Codice Etico dell’Icom
Ogni museo poi ha una sua gestione autonoma che diventa speciale nei casi di alcune realtà italiane come la Galleria Borghese, le Gallerie degli Uffizi, la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma, le Gallerie dell’Accademia di Venezia, il Museo di Capodimonte, la Pinacoteca di Brera, la Reggia di Caserta, la Galleria dell’Accademia di Firenze, la Galleria Estense di Modena, la Galleria Nazionale d’arte antica di Roma, il Museo Nazionale del Bargello, il Museo Archeologico Nazionale di Napoli, il Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria, il Museo Archeologico Nazionale di Taranto, il Parco archeologico di Paestum, il Palazzo Ducale di Mantova, il Palazzo Reale di Genova, il Polo Reale di Torino. A questi si aggiungeranno presto la Galleria Nazionale delle Marche e la Galleria Nazionale dell’Umbria. Restano dotate di autonomia anche la Soprintendenza speciale per il Colosseo, il Museo Nazionale Romano e l’area archeologica di Roma e la Soprintendenza speciale per Pompei, Ercolano e Stabia.
I dati sull’affluenza nei musei italiani danno ragione dell’importante aumento di visitatori. “Quello che si è appena concluso – ha detto Franceschini – è stato l’anno d’oro dei musei italiani. Circa 43 milioni di persone hanno visitato i luoghi della cultura statali generando incassi per circa 155milioni di euro che torneranno interamente ai musei attraverso un sistema premiale che favorisce le migliori gestioni e garantisce le piccole realtà. Per la storia del nostro Paese è il miglior risultato di sempre, un record assoluto per i musei italiani – ha aggiunto Franceschini – e anche rispetto al 2014, anno in cui si erano registrati numeri erano molto positivi, la crescita dei visitatori e degli incassi è significativa: +6% i visitatori (pari a circa +2,5milioni); +14% gli incassi (pari a circa +20milioni di euro); +4% gli ingressi gratuiti (pari a circa +900mila). E non siamo in presenza di una tendenza internazionale, anzi siamo in controtendenza se si guarda ai dati usciti sulla stampa estera oggi. In Italia, grazie anche alle nuove politiche di valorizzazione, prime fra tutte le domeniche gratuite, gli italiani sono tornati a vivere i propri musei. Un riavvicinamento al patrimonio culturale – conclude Franceschini – che educa, arricchisce e rende consapevoli i cittadini della magnifica storia dei propri territori”.