L’amministrazione Obama rischia di venir ricordata come un cataclisma per gli interessi globalistici americani. Le confuse, illogiche, antistoriche decisioni in politica estera del duo Clinton–Obama hanno creato un avversario globale per Washington – l’inedita alleanza sul campo siriano e mediorientale tra Russia, Iran e Cina – senza contare l’indebolimento voluto da Washington a danno dei propri alleati storici, ad esempio Roma. In particolare, per il Belpaese sembra esistere una forte specificità di indirizzo del primo presidente nero, espressione di una minoranza che storicamente è sempre stata in contrapposizione sul suolo americano con un’altra minoranza, quella italiana (solo in questi termini è spiegabile l’avversione della corrente amministrazione verso l’Italia).
Ma il cuore del problema è e sarà il Medio Oriente e il suo petrolio. Oggi i raid russi sulla Siria partono incredibilmente dall’Iran, che per altro interviene direttamente sul campo di battaglia con proprie truppe (Hezbollah). Dagli scorsi giorni vediamo addirittura un nuovo alleato aggiungersi sul campo di battaglia siriano allo schieramento anti Usa, la Cina. Insomma, grazie alle follie diplomatiche e strategiche della corrente amministrazione è stata plasmata una compagine russo-iraniano-cinese tanto potente da addirittura sostituirsi agli Usa come potenza, non solo regionale anti petrodollaro, ma anche globale. Il capolavoro al contrario.
La situazione in Libia rischia di essere la cartina di tornasole degli equilibri là da venire: oggi Usa, Gran Bretagna e Italia con la scusa di Daesh, stanno di fatto bombardando la coalizione rivale capeggiata dal generale Haftar ossia Francia, Germania e Russia (memento quando Parigi e Mosca intervenirono congiuntamente in Siria all’inizio delle ostilità). Avete capito bene, oggi noi stiamo bombardando la legione straniera in Libia, correggendo gli errori compiuti da H. Clinton, quando permise a Sarkozy di eliminare Gheddafi e Rais che per altro gli aveva pagato la campagna elettorale in Francia.
Noi italiani siamo e saremo alleati degli anglosassoni e di una bruciante sconfitta Usa, figlia di errori ciclopici in Medio Oriente che non può essere nei nostri interessi (guardando a noi e alla crisi europea, ormai è chiaro che Berlino stia virando verso Mosca nel post caduta prospettica del potere Usa). Se gli Usa perdono il Medio Oriente, se ci sarà una vera sfida agli interessi statunitensi nella regione significherà che il petrolio sarà la nuova frontiera dello scontro globale prossimo venturo. Il Medio Oriente si incendierà nel tentativo americano di evitare di essere sostituiti in un contesto determinante per gli equilibri geopolitici mondiali, il controllo dei flussi di oro nero, i petrodollari e dunque il dollaro globale. E Medio Oriente significa Israele e Mediterraneo, ossia le porte di casa nostra e della cultura cristiana.
Or dunque, checchè ne pensi Obama, l’Italia è e resterà strategica per gli interessi anglosassoni a maggior ragione in forza di una Turchia riavvicinata a Mosca. E senza dimenticare che Berlino e Ankara sono alleati storici da cent’anni. E che – appunto – Berlino guarda ormai a est in veste di capo in pectore dell’Europa.